Giuseppe Salvaggiulo per la Stampa
La procedura giudiziaria di consegna al Belgio, nell'ambito delle regole sul mandato di arresto europeo, della moglie Maria Dolores e della figlia Silvia dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri al centro del Qatargate si allunga e si complica. Ieri l'udienza davanti alla Corte di appello di Brescia per la posizione della figlia è stata nuovamente rinviata al 16 gennaio.
Il motivo è che il Belgio non ha ancora dato seguito alle richieste di chiarimento sugli standard detentivi delle carceri belghe. Sollevate dalla difesa delle due donne, recepite dai giudici e inoltrate il 22 dicembre dal ministero della Giustizia a Bruxelles, con tanto di traduzione in francese per agevolare la pratica.
Ma la risposta non è ancora arrivata. Il che rende impossibile, per i giudici bresciani, sciogliere i dubbi sulle garanzie di «tutela della dignità umana» in un sistema penitenziario più volte condannato a livello internazionale. Anche la Cassazione ha prudentemente fissato al 31 gennaio l'udienza sul ricorso della moglie di Panzeri, per la quale una diversa sezione della Corte bresciana aveva concesso in prima istanza l'estradizione.
la moglie e la figlia di antonio panzeri
In ogni caso, gli avvocati hanno chiesto al tribunale del riesame di liberare dagli arresti domiciliari Silvia Panzeri, «perché di lavoro fa l'avvocato e deve adempiere alle scadenze dei suoi clienti», e di dissequestrare i 200mila euro sequestrati sui suoi conti correnti, oltre ai 40mila bloccati su quelli dei genitori.
Mentre il fronte italiano è focalizzato sull'adempimento degli atti delegati dal Belgio, quello greco si nutre di investigazioni autonome grazie all'intraprendenza del presidente dell'autorità antiriciclaggio, Charalampos Vourliotis, che ha inviato una richiesta urgente alle autorità di Panama chiedendo informazioni sull'esistenza di conti correnti intestati alla famiglia dell'ex vicepresidente del Parlamento Ue, Eva Kaili.
antonio panzeri con una valigia all hotel steigenberger wiltcher di bruxelles
L'iniziativa nasce da un documento pubblicato da un anonimo account Instagram, da cui parrebbero esserci stati, a partire dal 2019, bonifici per 20 milioni di euro in due tranche da istituzioni finanziarie del governo del Qatar alla stessa Kaili, e da 4 milioni a ciascuno dei suoi genitori. L'autenticità è quantomeno dubbia.
La Bladex Bank, dove sarebbero depositati i quattrini, «dopo un'approfondita due diligence», ha smentito «relazioni dirette o indirette di ogni tipo» tra i soggetti coinvolti nel Qatargate, denunciando la «falsità» di queste informazioni. «Calunnie», taglia corto Michalis Dimitrakopoulos, avvocato della Kaili.
In Belgio l'inchiesta prosegue sui rapporti con Rabat degli «amici del Marocco», il gruppo di parlamentari capitanati da Panzeri e in sospetto rapporto con i servizi segreti di quel Paese. Erano parecchi i dossier attenzionati: dal rispetto dei diritti umani alla contesa territoriale sul Sahara Occidentale; dagli accordi commerciali all'inchiesta parlamentare sull'uso del software spia Pegasus.
ANTONIO PANZERI - FRANCESCO GIORGI - NICCOLO FIGA' TALAMANCA
La bozza di relazione finale su Pegasus, pur prudente sulle responsabilità dirette del governo marocchino, ricorda che gli 007 di Rabat spiavano tra gli altri l'ex premier italiano Romano Prodi, considerato «un bersaglio interessante per i suoi rapporti di alto livello con l'Algeria».
A Rabat è in arrivo nelle prossime ore l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Josep Borrell. Il perimetro dell'inchiesta sull'altro Stato coinvolto pare più circoscritto, sia quanto ai dossier - diritti e mondiali di calcio - sia quanto al periodo. Mentre i rapporti di Panzeri con il Marocco risalgono al 2011, quelli con il Qatar sono più recenti.
ANTONIO PANZERI CON LA FIGLIA SILVIA
Nel 2021 viene nominato il ministro del Lavoro qatarino Ali ben Samikh Al-Marri, protagonista dell'attività di lobbying per tacitare le critiche sul trattamento degli operai impegnati nella costruzione degli stadi calcio. Al-Marri instaura con Panzeri un rapporto di ferro, sublimato nell'organizzazione di un'audizione soft nella commissione diritti umani lo scorso 14 novembre.
Dove all'ultimo momento, benché non previsto nell'ordine del giorno, compare come relatore - tutt' altro che ostile al Qatar - un rappresentante della Confederazione sindacale europea, il cui presidente Luca Visentini è stato arrestato con Panzeri, da cui aveva ricevuto un mese prima 50 mila euro. Visentini, unico a essere stato scarcerato benché ancora sotto indagine, ha sempre sostenuto si trattasse di una donazione per sostenere la sua elezione a capo della Confederazione sindacale mondiale, avvenuta a novembre. «Non ho nulla da nascondere e vivo solo del mio stipendio», ribadisce.
silvia panzeri antonio panzeri