Estratto dell’articolo di Claudia Luise per www.lastampa.it
Non ha i soldi per pagare. Racconta che sta attraversando un periodo nero della sua vita, schiacciato da preoccupazioni familiari e da debiti diventati pesanti come macigni. E quindi ha «perso la testa» e ha commesso un furto: ha rubato dagli scaffali del supermercato dove lavorava una scamorza e sei uova, per un valore di 7,05 euro. Così un commesso sessantenne, quasi vicino alla pensione, è stato licenziato per giusta causa.
Erano 35 anni che l’uomo era impiegato nella grande distribuzione, al Pam Panorama di corso Svizzera 52 a Torino. In tutto questo tempo non aveva mai ricevuto un richiamo fino alla contestazione disciplinare del 1 febbraio 2024 e alla lettera che mercoledì gli annuncia il licenziamento.
«Appare particolarmente grave che lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse», si legge nella raccomandata inviata dall’azienda.
«Le scuse […] non possono giustificare in alcun modo l’addebito contestato, sia per le circostanze che per le modalità di esecuzione», si legge ancora. E poi il colpo finale: «Considerati violati gli obblighi generali di correttezza, diligenza e buona fede, ritenuto venuto meno l’elemento fiduciario, avendo abusato della sua posizione all’interno dell’organizzazione a proprio indebito vantaggio e a danno della società, le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa».
Marco (nome di fantasia) non è scappato via dopo il furto. Subito scoperto, ha ammesso le sue responsabilità e ha provato a spiegare le ragioni: è costretto a vivere con appena 200 euro. Dice di avere sulle spalle un mutuo a tasso variabile che è schizzato alle stelle e di dover badare alla moglie, insegnante precaria, che ha avuto un grave incidente d’auto.
Per le cure, ha dovuto chiedere un altro finanziamento e quindi non gli sono rimasti i soldi per vivere. Il 13 febbraio […] ha messo tutto nero su bianco nel verbale di audizione: «Mi scuso per quanto accaduto, sono consapevole dell’errore commesso. Vivo una situazione di vita privata ed economica ai limiti del sostenibile».
Ora il sindacato impugnerà il licenziamento. «Fino a che punto siamo persone o numeri per le aziende? In questo caso non c’è il minimo dubbio: È una decisione che ci lascia senza parole, ma non sorpresi […] Si è chiesta l’azienda perché questo lavoratore ha fatto questo gesto? Andremo avanti, non ci fermiamo davanti a questa vera ingiustizia in difesa della sua dignità di uomo prima e lavoratore dopo».