1 - OBAMA, ALTRO CHE NOBEL: «IN MEDIO ORIENTE UCCISI MIGLIAIA DI CIVILI»
Gian Micalessin per "il Giornale"
Tre di notte del 19 luglio 2016. Un'unità delle forze speciali americane segue una colonna in fuga da Manbij, una città siriana occupata dall'Isis a nord-est di Aleppo. Quando la colonna raggiunge il villaggio di Tokhar e si accampa attorno ad un gruppo di case sull'Eufrate i «berretti verdi» ordinano l'intervento di droni e aerei per colpire la presunta «area di sosta» del Califfato.
In pochi minuti missili e bombe trasformano il villaggio in una distesa di rovine e cadaveri. Un primo rapporto parla di 85 militanti dell'Isis uccisi. La verità è ben diversa. Dalle rovine di Tokhar emergono i corpi di 125 civili, tra cui molte donne e bambini, in fuga da Mambij proprio per evitare i bombardamenti della coalizione.
Ma tragedia di Tokhar non è un caso isolato. Come rivela la prima parte di un'inchiesta pubblicata ieri dal New York Times centinaia degli oltre 50mila raid aerei messi a segno in Afghanistan, Iraq e Siria hanno colpito bersagli sbagliati causando migliaia di vittime innocenti. È il lato oscuro e segreto di una guerra assai più sporca di quella che il Presidente Barack Obama definì «la più precisa campagna aerea della storia».
Tutto inizia nel 2009. Proprio mentre riceve il Nobel per la Pace Obama ordina un cambio di strategia rivolto a risparmiare le vite dei propri soldati. E così mentre le missioni terrestri si riducono al minimo si moltiplicano, invece, i raid di droni e aerei armati di sofisticati ordigni intelligenti.
Quella scelta spinge Obama a vantarsi di aver minimizzato le perdite di civili innocenti. In verità la nuova strategia, adottata poi anche dai suoi successori, nasconde una verità addomesticata venduta all'opinione pubblica grazie alla sistematica archiviazione delle prove in grado di smentirla.
Ma il lato più indigeribile di quell'orrore sono le ragioni che lo rendono possibile. Non una serie di inesplicabili e imprevedibili errori, ma bensì la sistematica faciloneria, negligenza e superficialità con cui vengono approvati raid.
BARACK OBAMA ALLA COP26 DI GLASGOW
Raid in cui la millimetrica e devastante precisione di droni e bombe intelligenti contribuisce non ad eliminare il vero nemico, ma a far strage di bambini, donne e padri di famiglia. Ora il Pentagono si giustifica attribuendo gli errori a quella «nebbia della guerra» che ottenebra le valutazioni di chi sta sul campo spingendolo ad agire in fretta pur di sventare le minacce nemiche.
Ma a condannare le direttive politiche di Obama e l'operato dei militari contribuiscono gli oltre 1300 documenti saltati fuori dagli archivi del Pentagono grazie a una serie di cause legali basate sulla libertà d'informazione avviate dal New York Times.
oltre ventimila i civili afghani morti
L'indagine, accompagnata da un centinaio ispezioni in Siria e Iraq, inizia dopo la scoperta che l'attacco di un drone condotto a Kabul a fine agosto non ha eliminato un commando dell'Isis pronto a colpire i soldati americani impegnati nell'evacuazione dell'aeroporto, ma bensì una famiglia innocente.
Un errore costato le vite di sette bambini e tre adulti innocenti. A quel punto il New York Times chiede di esaminare la documentazione di tutti i raid aerei condotti in Iraq e Siria durante le operazioni contro l'Isis avviate dopo il 2014.
Documenti da cui si deduce come «la morte di migliaia di civili molti dei quali bambini» sia figlia di una costante e pervasiva superficialità derivante - scrive il New York Times - da «informazioni d'intelligence imprecise, decisioni precipitose e scelte d'obbiettivi inadeguati». Insomma la banalità dell'orrore sommata a quella dell'errore.
2 - PENTAGONO, GLI ARCHIVI SEGRETI: «STRAGI DI CIVILI NEI RAID USA, DRONI KILLER IN MEDIO ORIENTE»
Flavio Pompetti per "Il Messaggero"
Migliaia di vittime civili mai ufficialmente riconosciute; cinquantamila e più operazioni militari, lanciate spesso con poca conoscenza dei bersagli ed eseguite con fretta maldestra, a volte con la totale ignoranza della popolazione locale e delle sue abitudini. E mai un processo di revisione di quello che è accaduto. Mai un atto di riflessione e di ricerca delle responsabilità.
Il New York Times pubblica un suo rapporto sulle attività del Forze armate statunitensi in Medio Oriente tra il 2014 e il 2018, e il quadro che viene fuori è impietoso. Altro che precisione chirurgica delle armi a disposizione.
Altro che guerra al laser, capace di minimizzare l'impatto tra la popolazione. Le guerre combattute negli ultimi anni dalla US Army in Iraq, in Siria e in Afghanistan si sono lasciate dietro una lunga fila di morti inutili.
I DOCUMENTI
Il quotidiano newyorkese ha bussato alla porta degli archivi del Pentagono, grazie alla legge che prevede l'obbligo di garantire accesso ai media. Ha ottenuto 5.400 pagine di documenti finora riservati, che raccolgono 1.311 fascicoli relativi ad altrettante inchieste interne scaturite da denunce di possibili irregolarità negli attacchi che hanno portato a decessi collaterali.
L'autorità militare ha preso in considerazione come credibili soltanto 216 tra loro. Su questa base sono partite le indagini interne del quotidiano, la cui direzione ha ordinato quasi cento visite ai luoghi colpiti, per lo più da bombardamenti aerei.
Il confronto tra i dati è sufficiente per concludere che i numeri negli archivi del ministero della Difesa degli Stati Uniti sono quasi sempre riportati in difetto, e che i dettagli delle inchieste non corrispondono quasi mai alla memoria della popolazione che ha subito gli attacchi.
AZIONI ANONIME
Le morti non sono quasi più causate da scontri a terra. A partire dal 2009, dal secondo incremento delle operazioni militari in Afghanistan voluto dal generale Petraeus, la guerra condotta dai marines si è trasformata in azioni anonime, lanciate a sorpresa da droni invisibili. Il passaggio ha subito un'accelerazione durante la campagna militare contro l'auto-proclamato Stato Islamico, a cavallo tra Siria ed Iraq.
L'inchiesta del Times rivela che dietro la sorpresa c'è spesso l'improvvisazione. Il racconto si ferma qui, in attesa della pubblicazione della seconda parte del servizio. da parte sua, un portavoce del Pentagono riconosce che gli errori sono possibili, ma assicura che si sta lavorando per migliorare il sistema e che in futuro andrà meglio.
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