Stefano Graziosi per "la Verità"
referendum polizia minneapolis
Niente riforma delle forze dell'ordine. Il 56% degli elettori di Minneapolis ha respinto martedì scorso la proposta referendaria di sostituire il dipartimento di polizia cittadino con un nuovo «dipartimento di pubblica sicurezza»: un ente che, secondo quanto riferito da Reuters, avrebbe dovuto adottare un «approccio olistico» contro la criminalità.
I fautori della riforma sostenevano che la nuova istituzione avrebbe conferito ai cittadini e al consiglio comunale un maggiore controllo sulle forze dell'ordine, laddove i contrari ritenevano che l'innovazione fosse confusa e che avrebbe conseguentemente comportato seri rischi in termini di sicurezza. A pesare in favore del no potrebbe essere stato proprio questo tipo di considerazione.
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Ricordiamo infatti che il tasso di criminalità a Minneapolis sia recentemente cresciuto: rispetto all'anno scorso, i feriti da colpi d'arma da fuoco in città sono aumentati del 26% e gli omicidi del 5%. «È una vittoria per la sanità mentale e il buon senso a Minneapolis», ha detto Bill Rodriguez, co-fondatore del gruppo di opposizione Operation Safety Now. «Ovviamente c'è del lavoro da fare su come ci avviciniamo alla sicurezza pubblica, ma l'idea che possiamo farlo senza polizia, o con un equipaggio ridotto di agenti, è fantasia».
I cittadini «vogliono un approccio pianificato per trasformare la polizia e la sicurezza pubblica nella nostra città, che deve includere una consultazione significativa con le comunità che sono più colpite sia dalla criminalità violenta che per eccesso di polizia», ha dal canto suo affermato Leili Fatehi, responsabile della campagna per All of Mpls, che si è schierata per il no alla riforma.
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Di tutt' altro avviso si è detta JaNaé Bates, leader della campagna Yes4Minneapolis, che ha sostenuto il sì al referendum. «La gente di Minneapolis merita di avere un'agenzia delle forze dell'ordine che sia responsabile e trasparente, e non è quello che abbiamo oggi», ha dichiarato. «Continueremo a spingere per la nostra gente».
La questione della riforma ha finito con lo spaccare lo stesso Partito democratico locale. A dirsi contraria è stata per esempio la senatrice centrista del Minnesota, Amy Klobuchar. Di parere opposto si sono invece rivelati gli esponenti più a sinistra della compagine: dalla deputata Ilhan Omar al procuratore generale dello stesso Minnesota, Keith Ellison. Non è del resto un mistero che questo tema risulti divisivo in seno all'Asinello. E adesso la situazione rischia di complicarsi ulteriormente.
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In tutto ciò, non va trascurato che un grande sostenitore della riforma delle forze dell'ordine sia il miliardario George Soros: lo scorso febbraio, il Minnesota Reformer riportò infatti che il suo Open Society Policy Center avesse versato a Yes4Minneapolis una donazione da 500.000 dollari. Non è d'altronde un mistero che Soros abbia finanziato le campagne elettorali di vari procuratori distrettuali in giro per l'America (dalla California alla Georgia), favorevoli alle sue idee di riforma delle forze dell'ordine.
Ricordiamo che la questione della riforma della polizia a Minneapolis sia sorta dopo che, a maggio 2020, l'afroamericano George Floyd rimase ucciso durante un controllo delle forze dell'ordine a causa dell'agente Derek Chauvin (condannato a 22 anni e mezzo di carcere).
Quell'evento scatenò proteste in molte aree degli Stati Uniti, tra chi chiedeva drastici cambiamenti e chi tagli ai finanziamenti per i dipartimenti di polizia. Tutto questo, mentre alcune delle frange più radicali si erano spinte ad invocare l'abolizione delle forze dell'ordine.
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