Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”
L'equazione è semplice: «Più fragile è l'impresa, più elevata è la pressione». E poiché bar e ristoranti sono le attività che hanno sofferto maggiormente le conseguenze del lockdown è su queste attività che si concentra l'attenzione della criminalità a caccia di aziende in crisi a cui prestare denaro a tassi da capogiro o da acquisire a prezzi fuori mercato. La pandemia, ormai è chiaro, è diventata un affare per le mafie.
Nel terziario una impresa su dieci, denuncia Confcommercio, risulta esposta a usura o a tentativi di appropriazione «anomala», percentuale che cresce quasi fino al 20% per quegli imprenditori che si dicono molto preoccupati per il verificarsi di questo tipo di fenomeni nel proprio quartiere. «La crisi economica ha una zona d'ombra dove rischia di rafforzarsi la criminalità - avverte il presidente Carlo Sangalli - Le nostre imprese in difficoltà denunciano sempre più spesso usura, estorsioni e acquisizioni illecite.
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Abbiamo fiducia in magistratura e forze dell'ordine e, insieme, è necessaria più rapidità per far giungere i sostegni previsti dal decreto Rilancio e irrobustirli. Solo così si combatte la criminalità e si ricostruisce un'economia sana».
L'indagine condotta da Confcommercio in collaborazione con Format research sul rischio di infiltrazioni criminali nel settore del commercio e della ristorazione conferma che durante l'emergenza sanitaria, carenza di liquidità e calo dei consumi hanno rappresentato il principale ostacolo all'attività del 60% delle imprese, il 15% è rimasto impigliato in difficoltà burocratiche, mentre il 13, 3% segnala il peso grave delle spese necessarie per garantire la sanificazione dei locali. Il recente rapporto della Commissione d'inchiesta sul sistema bancario conferma la fatica nell'ottenere risorse: i prestiti sopra i 25 mila euro erogati alle imprese più grandi sono un quarto (24,1%) rispetto alle domande: 11.663 su 48. 252, mentre i prestiti fino a 25 mila euro accolti o erogati sono circa la metà: 290.114 su 559. 139. Ma se la liquidità è il problema centrale, c'è anche un 11,1% di imprese - sottolinea il report - che indica nella criminalità un ulteriore, pericoloso ostacolo allo svolgimento della propria attività», anche se i due terzi degli intervistati giudicano efficace l'azione di forze dell'ordine e magistratura: il 59,4% dichiara infatti che un imprenditore sottoposto a pressioni dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 42,8% preferirebbe una segnalazione informale. Uno su tre (32, 7%) tuttavia non saprebbe come comportarsi.
I segnali di un pericolo crescente sono evidenti: il 9,8% dichiara di avere avuto notizie dirette di imprenditori avvicinati da persone che hanno proposto prestiti al di fuori dai canali ufficiali, mentre l'8,8% ha avuto informazioni, attraverso il passaparola, di imprese che hanno subito tentativi di acquisizione a prezzi fuori mercato, ovvero molto superiori o molto inferiori a quello reale. In un quadro di grandi incertezze, il 60% degli imprenditori è preoccupato. Nei giorni scorsi, a Roma, l'Ambulatorio antiusura della Confcommercio ha lanciato un grido di dolore: il rischio usura tra marzo e aprile è aumentato del 30% e a maggio potrebbe toccare il 50%: «Le aziende hanno una esigenza di liquidità immediata che non è arrivata dallo Stato» ha detto il presidente Luigi Ciatti. L'allarme trova conferma nei dati.
Nel mese di marzo il Ministero dell'Interno ha rilevato un crollo generalizzato dei reati, con un'unica eccezione: l'aumento dell'usura, cresciuta del 9%. Per questo la ministra Luciana Lamorgese ha preso carta e penna per chiedere ai prefetti di vigilare, ricordando ai cittadini che «per gli imprenditori caduti nelle maglie della criminalità lo Stato c'è e mette a dispsizione il fondo anti-racket gestito dal Viminale», e ha chiesto più volte di agevolare l'accesso al credito. Ancora più preoccupanti sono i dati forniti da Claudio Clemente, direttore dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia durante un incontro promosso dall'associazione "Avviso Pubblico": «Dall'inizio dell'anno e fino a pochi giorni fa le segnalazioni di operazioni sospette legate all'usura sono cresciute del 14%».
Complessivamente le segnalazioni di operazioni sospette, cresciute del 7, 9% l'anno scorso (quando erano state 105.789) «sono aumentate di un ulteriore 6% nei primi quattro mesi di quest' anno, quando sono state 35. 927». Il maggior numero, ha spiegato, arriva dalle regioni del centro- nord e, in particolare, dalla provincia di Milano, «a dimostrazione del fatto che la criminalità organizzata investe soprattutto laddove c'è maggiore ricchezza». -
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usuraio reddito di cittadinanza