Irene Famà Alessandro Mondo per “la Stampa” - Estratti
Medici che hanno presentato le fatture per visite private senza versare il corrispettivo all'azienda.
Debiti milionari mai restituiti e crediti mai richiesti. Lasciati lì, sino a che riscuoterli è diventato impossibile. Che pasticcio i bilanci degli ultimi cinque anni della Città della Salute di Torino. E in quei conti si intrecciano omissioni, sciatteria, furberia. Tutti aspetti confluiti in una maxi-inchiesta della Procura che, con la collaborazione della direzione, sta scandagliando ogni cosa: dalla correttezza dei camici bianchi al lavoro di chi vigila sui bilanci dell'azienda ospedaliera-universitaria più grande del Piemonte e tra le più grandi in Italia.
Prima questione, le visite eseguite in regime privato: negli ospedali pubblici, ma anche in cliniche o negli studi degli stessi medici. In 250 hanno presentato le fatture all'azienda da cui dipendono ma non hanno versato la cifra nelle casse della medesima azienda, che poi avrebbe dovuto accreditare le somme sulle buste paga detraendo le trattenute (compresa la quota variabile tra il 10 e il 15%, per chi visita in ospedale, relativa all'impiego degli spazi, il riscaldamento, l'utilizzo delle apparecchiature, etc.). «Mi sono dimenticato», «Non lo sapevo», le scuse più comuni addotte davanti al pubblico ministero Giulia Rizzo, che ha indagato tutti per peculato.
Trecentomila euro, circa, la somma mancante. Le fatture, 3.700, sarebbero state emesse, ma i soldi mai versati. È vero, in molti hanno già risarcito, ma ora starà alla procura decidere per chi archiviare e per chi no. Singole posizioni a parte, qualcuno avrebbe dovuto monitorare. Per questo la direzione della Città della Salute, che ha voluto vederci chiaro e ha avviato le verifiche, ha già adottato provvedimenti disciplinari verso i controllori. All'appello, poi, nei bilanci dell'azienda mancano anche sette milioni: a tanto ammonterebbero le trattenute previste dalla legge Balduzzi (impone il versamento del 5% della parcella di ogni prestazione in intramoenia).
Chi avrebbe dovuto occuparsene? I medici o l'azienda?
Interrogativo giuridico ancora tutto da sciogliere.
Gli accertamenti della procura scattano la scorsa primavera. Riguardano i «medici furbetti». Poi l'inchiesta si allarga. E si iniziano a esaminare i bilanci degli ultimi cinque anni. Qualcosa non torna, è stata la stessa direzione a farlo presente.
Sotto il faro degli inquirenti finiscono svariati episodi.
Nessuno, ad esempio, si è mai preoccupato di riscuotere quel credito da 830 mila euro maturato verso il Comune di Torino per le rette degli ospiti di una casa di riposo.
Oppure di esigere quel milione e duecentomila euro da un'associazione che nel 2018, grazie a una convenzione, aveva permesso ad alcuni bambini venezuelani colpiti da leucemia di essere sottoposti a un trapianto di midollo.
Sui conti della Città della Salute, fiore all'occhiello della Sanità piemontese con 4 ospedali e circa 10 mila dipendenti, la procura ha aperto un fascicolo per falso in bilancio.
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