Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
Darius Beigui è incredulo. Per la terza volta in tre mesi è volato dalla Germania fino a Trapani per potersi difendere nel processo in cui rischia vent'anni di carcere per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per la terza volta non ci è riuscito. Parla tedesco e non conosce l'italiano e, per quanto sembri incredibile, a Trapani né la polizia né la Procura sono in grado di portare in aula un interprete. […]
Darius è uno dei componenti dell'equipaggio di giovanissimi tedeschi che nell'estate 2016, a bordo della nave Iuventa della Ong Jugend Rettet, mise in salvo 2000 persone. Soccorsi effettuati grazie ad appuntamenti con gli scafisti, è la tesi della Procura di Trapani che - dopo una lunghissima indagine suffragata anche dalle prove di un infiltrato della Polizia a bordo di un'altra nave umanitaria che operava nello stesso tratto di mare e con tanto di giornalisti intercettati - ha deciso di chiedere il processo per ventuno persone, componenti degli equipaggi e volontari di tre Ong, la Jugend Rettet, Save the children e Msf. Una storia diventata anche un film realizzato dal regista Michele Cinque.
La Iuventa, ormai ridotta ad un ammasso di rottami, è sotto sequestro da cinque anni al porto di Trapani, il processo è l'altra faccia della medaglia di quello che vede imputato a Palermo Matteo Salvini, l'unica di tante inchieste aperte sull'operato delle navi umanitarie ad essere approdata davanti ad un giudice, gli imputati e le Ong (in un momento come questo dove la flotta di soccorso civile nel Mediterraneo è di nuovo nel mirino dei governi di mezza Europa) scalpitano per difendersi e affermare il principio del dovere di soccorso delle vite umane su tutto.
Ma a Trapani non si riesce a fare un processo garantendo i diritti degli imputati, e il tribunale ha deciso di ammettere in aula (il procedimento in fase di udienza preliminare è a porte chiuse) osservatori internazionali. «È la prima volta - dice l'avvocata Francesca Cancellaro - che un tribunale in Italia consente la presenza di osservatori internazionali in un'udienza preliminare dando alla società civile l'opportunità di essere direttamente informata su ciò che accade in aula».
I SOCCORSI DELLA IUVENTA INTERCETTANO LA NAVE DEI MIGRANTI
Surreale quanto successo al tribunale di Trapani venerdì quando, per la terza volta, si è provato ad interrogare Darius Begui. Il pm ha portato in aula come interprete un funzionario di polizia in pensione, il cui nome non è nell'elenco ufficiale. Dopo trenta minuti, l'interrogatorio è stato interrotto e la difesa si è rifiutata di firmare il verbale. […]