1 - VALLE D' AOSTA, L' AGONIA DEL CASINÒ MANDA IN CRISI LA GIUNTA REGIONALE
Daniele Mammoliti per la Stampa
Quasi 250 lavoratori che rischiano il posto di lavoro e una crisi di governo che ha decimato la giunta regionale. Il Casinò di Saint-Vincent sta scatenando in Valle d' Aosta una reazione a catena dalla quale nessuno sa più come uscire. Ieri l' ennesimo scossone, con le dimissioni di sette assessori regionali su otto, accerchiati dall' opposizione ma soprattutto da una nutrita pattuglia di dissidenti di maggioranza. Il loro intento era quello di disarcionare l'assessore alle Finanze Ego Perron, a cui qualche settimana fa erano già riusciti a togliere la competenza in materia di casa da gioco.
Ma il governatore valdostano Augusto Rollandin - l'inossidabile «imperatore» che negli anni Ottanta accelerò la sua ascesa anche grazie al fatto che gli allora vertici politici inciamparono su uno scandalo legato proprio al Casinò - ha giocato d' anticipo e ha fatto dimettere tutta la sua giunta (tranne l'assessore alla Sanità Laurent Viérin, ex pupillo di Rollandin che da tempo aspira alla successione) mettendo i suoi alleati di fronte ad un bivio: o si ritrova una quadra in maggioranza o si va a elezioni anticipate.
Il problema è che l'agenda è piena di urgenze. Il Casinò de la Vallée, un tempo cassaforte della Regione, si dibatte tra una situazione finanziaria tanto disastrosa da garantire il pagamento degli stipendi solo fino al prossimo aprile, l'occhio indagatore della Corte dei conti che si appresta a chiedere conto di circa 120 milioni di finanziamenti pubblici erogati dal 2012 in avanti e l' annuncio da parte dei vertici aziendali dell' avvio della procedura di licenziamento collettivo per 264 dei suoi attuali 648 dipendenti, in una regione che conta meno di 130 mila abitanti.
Miscela esplosiva che una settimana fa ha fermato i tavoli verdi per sciopero riversando 150 lavoratori della casa da gioco davanti al palazzo del Consiglio regionale, e che ieri ha avuto un ruolo centrale nell' apertura della crisi di governo. Il Casinò, che oggi accorpa anche il prestigioso Grand Hotel Billia, compirà 70 anni il 29 marzo. Per oltre mezzo secolo ha rappresentato la più classica delle galline dalle uova d' oro per i suoi proprietari, cioè la Regione (con il Comune di Saint-Vincent socio più che minoritario con una quota che oggi è inferiore all' 1 per cento).
Oggi è quasi tutto cambiato, anche perché a differenza del passato il Casinò non versa più alcuna quota dei suoi introiti nel bilancio regionale. Il problema, però, è che a Saint-Vincent arrivano sempre meno giocatori e i ricavi sono precipitati dagli oltre 97,3 milioni di euro del 2011 ai 64,1 milioni del 2016. Una china discendente che si è incrociata con il peso sempre maggiore dei costi legati al personale che con la cifra di 45,1 milioni di euro incidono per oltre il 70 per cento sui ricavi.
Uno dei nodi è la ristrutturazione da 120 milioni di euro che, avviata nel 2010, ha trasformato la casa da gioco in un vero e proprio resort. «Senza tutti i lavori fatti negli anni forse oggi la casa da gioco sarebbe già chiusa. Ma ora siamo in difficoltà per le poche presenze, che non sono quelle attese» ripete come un mantra Rollandin. Il quale, già dallo scorso novembre, ha tentato di sbloccare finanziamenti per dare ossigeno alle ormai asfittiche casse di Saint-Vincent: prima 48, poi 43, infine i 15 milioni necessari per stoppare la procedura di licenziamento collettivo.
Senza successo: Rollandin si è dovuto ogni volta scontrare con la consistente parte della sua stessa maggioranza che da mesi gli sta facendo la guerra, sfociata ieri nella resa dei conti che ha portato alle dimissioni di massa nella sua giunta.
2 - IL TRAMONTO DI CHAMPAGNE E CROUPIER L' AZZARDO ONLINE FA SALTARE IL BANCO
Fabio Poletti per la Stampa
Rien ne va plus. Nel senso letterale. Non vanno più i casinò, ammazzati dal gioco on line, dai gratta e vinci, dal superenalotto, dalla crisi e - perchè no - dal divieto di fumare in sala da cui è nato il declino. I numeri degli incassi non sono nemmeno tremendi ma certo non da jackpot. Tra il giugno 2015 e lo stesso mese del 2016 Saint Vincent ha incassato 64,1 milioni di euro con un +7,46 rispetto all' anno precedente, Venezia ha fatto 95 milioni con +2,86, Campione quasi 95 milioni e +3,3 mentre va sotto Sanremo con appena 45 milioni e un meno 0,35.
A guardare i bilanci si capisce che il piatto piange. Quello messo peggio è Saint Vincent sotto di 38 milioni e ce ne vorrebbero almeno 15 per andare avanti mentre le due sedi di Venezia viaggiano sui 2 milioni di deficit. Ma il futuro è ancora più nero. A Sanremo hanno incentivato 60 uscite tra i 320 dipendenti.
A Saint Vincent se non si trova un accordo - a Finaosta è stato chiesto un parere pro veritate relativo al sostegno finanziario del casinò - partiranno 264 licenziamenti collettivi. A Venezia nelle due sedi storiche, quella estiva di Cà Vendramin Calergi e in quella invernale di Cà Noghera, per non tagliare il personale si taglia tutto il resto. In ballo ci sono revisione degli accordi sindacali, nuovi orari, più flessibilità e dunque più produttività.
Domenico Falcomatà segretario generale della Cgil Valdostana non ci sta: «Si cerca come sempre di far pagare ai lavoratori una impostazione dei casinò oramai vecchia. Non bastano 103 milioni per ristrutturare gli impianti. Gli altri casinò all' estero puntano all' intrattenimento tout court da noi si pensa solo al gioco».
È vero che a Venezia stanno assumendo personale cinese per rendere ma a Montecarlo tra i tavoli verdi a gennaio ha cantato Beyoncè e non parliamo di Las Vegas dove i charter arrivano 24 ore al giorno, le slot machine non si fermano mai e se ti vedono giocare tante ore nelle sale dove non ci sono nè finestre nè orologi per distrarre, ti offrono il drink e all' hotel Luxor pure la suite nella piramide.
Quello più in pericolo è St.Vincent dove rischia di saltare il banco. La proprietà è al 99% regionale, il Consiglio è stradiviso tra sostenere e affossare, ma la società di gestione lavora in totale autonomia. Come ha ricordato l' altro giorno in aula il presidente regionale Augusto Rollandin: «Le decisioni sui licenziamenti vengono prese dall' azienda. Il parere pro veritate ci serve per non perdere più tempo. Occorre capire cosa vogliamo fare e come arrivarci». Ma intanto i lavoratori a St.Vincent hanno già accettato con 2 referendum il taglio delle retribuzioni ma si oppongono al taglio pure dei posti di lavoro.
Tutto il resto è leggenda. James Bond, champagne, abiti lunghi hanno lasciato il posto ai travet del tavolo verde che arrivano in pullman per giocarsi la pensione. Come dice Pietro Conca, il manager milanese che diresse sia St.Vincent che Sanremo: «Il casinò rimane il giocattolo degli adulti. Negli anni d' oro prometteva e offriva mondanità oggi non è più così. Bisognerebbe capire cosa manca all' offerta». Per farlo basta attraversare il confine. A Montecarlo dove pure si combatte una battaglia all' ultimo cliente l' intrattenimento è totale. In Slovenia offrono servizi a 360 gradi. Da noi sono sparite pure le mance golose che non vanno più in tasca al croupier ma vengono equamente divise tra il personale di sala e finiscono nello stipendio. La paga base è di 2000 euro.
Con gli annessi e i connessi, mance comprese, si può arrivare a 3500 massimo 4000. A St.Vincent il personale ha già rinunciato a 5 milioni l' anno. Dal 2018 arriva la nuova mazzata: basta contratti casinò per casinò, finiscono tutti sotto la categoria Turismo. Con altri prevedibili tagli in busta oltre ai 500-600 di ogni mese come a St.Vincent.
Lorenzo Semeria dello Snalc, uno dei sindacati autonomi delle case da gioco che più ha seguito la vertenza a Sanremo assicura che la strada è solo verso una inevitabile roulette russa: «Siamo sotto organico. I tagli al personale non garantiscono la stessa qualità di servizio. Affidarsi ai lavoratori occasionali non è la stessa cosa. Però hanno fatto una parte della scala antincendio in marmo. Se non si diversifica l' offerta rimarranno solo le macchinette sotto casa».