HANNO FATTO FUORI NASRALLAH – L'ESERCITO ISRAELIANO HA ANNUNCIATO UFFICIALMENTE LA MORTE DEL CAPO DI HEZBOLLAH, UCCISO NEL RAID SU BEIRUT DI IERI: PER TRENT’ANNI IL LEADER IRRIDUCIBILE DEI MILIZIANI È SFUGGITO A ISRAELE, PASSANDO DA UN BUNKER ALL'ALTRO –
AL POTERE DAL 1992, È IL SUCCESSORE DI ABBAS AL-MUWASI CHE VENDICÒ CON L’ATTENTATO ALL’AMBASCIATA ISRAELIANA A BUENOS AIRES – DAL 2006 NON È PIÙ APPARSO PIÙ IN PUBBLICO – CON LE ULTIME OPERAZIONI, IL MOSSAD HA FATTO A PEZZI LA “RETE” CHE LO PROTEGGEVA –
SECONDO ISRAELE, È STATO ELIMINATO ANCHE IL NUMERO TRE DI HEZBOLLAH, ALI KARKI, COMANDANTE DELL'ORGANIZZAZIONE NEL SUD DEL LIBANO... – VIDEO

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https://www.repubblica.it/esteri/2024/09/28/news/hassan_nasrallah_hezbollah_leader_morte_israele-423523053/?ref=RHLF-BG-P1-S2-T1

 

1. L'ESERCITO ISRAELIANO: «NASRALLAH È MORTO»

Estratto dell'articolo di www.corriere.it

hassan nasrallah hassan nasrallah

Esercito israeliano: Nasrallah è morto

La Reuters scrive l'esercito israeliano ha annunciato ufficialmente la morte del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, ucciso dai raid che si sono abbattuti su Beirut il 27 settembre.

Media iraniani: Nasrallah è vivo

L'agenzia di stampa iraniana Tasnim, vicina ai Guardiani della rivoluzione, cita fonti informate in Libano secondo cui il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è vivo e nessuno degli alti leader del gruppo libanese sarebbe rimasto ucciso nel raid israeliano di ieri sulla periferia sud di Beirut. I media israeliani, come i principali media internazionali, riportano invece che non è noto quali siano le condizioni di Nasrallah. Secondo il Times of Israel, l'esercito israeliano (Idf) sta ancora verificando se sia stato ucciso. Anche Bbc e Guardian sottolineano che la sorte del leader di Hezbollah è al momento sconosciuta.

 

IDF, 'ANCHE ALI KARKI È STATO ELIMINATO'
(ANSA) - TEL AVIV, 28 SET - Oltre al capo di Hezbollah libanese Hasan Nasrallah è stato "eliminato" il numero tre di Hezbollah Ali Karki, comandante dell'organizzazione nel sud del Libano, e altri alti ufficiali dell'ala militare del movimento islamico. Lo ha dichiarato l'Idf.

BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI

 

3. L’ENIGMA SULLA MORTE DI NASRALLAH

Estratto dell’articolo di Daniele Raineri per “la Repubblica”

 

Vale la pena ricordare come Hassan Nasrallah è diventato il terzo capo di Hezbollah per capire perché è un bersaglio di Israele da più di trent’anni. E anche per capire come il leader libanese potrebbe reagire al tentativo di ucciderlo il 27 settembre, quando un bombardamento devastante dei jet israeliani ha preso di mira un bunker del Partito di Dio a Beirut dove era appena arrivato – e ha disintegrato i palazzi da sette piani che esistevano sopra quel nascondiglio.

 

[…]

 

hassan nasrallah 1 hassan nasrallah 1

Nasrallah diventa il capo di Hezbollah nel febbraio 1992 perché gli israeliani scovano e uccidono Abbas al Muwasi, il leader prima di lui. Al Muwasi è fra le montagne, partecipa alla commemorazione di un leader di Hezbollah ucciso otto anni prima, gli elicotteri Apache di Israele piombano sulla sua Mercedes nera mentre lascia il luogo della cerimonia assieme alla sua famiglia (moglie e un figlio di sei anni), la inceneriscono con tre missili anticarro.

 

A Teheran l’imam Khomeini ordina di mettere il trentunenne Nasrallah alla guida del Partito di Dio libanese – che da sempre è in rapporto di fedele sottomissione con l’Iran. Il nuovo capo ordina il giorno stesso di sparare razzi contro Israele al confine Sud, ma è poca roba: la vera rappresaglia arriva dopo un mese esatto a Buenos Aires, in Argentina, con un furgone guidato da un attentatore suicida e caricato con centodieci chili di esplosivo di grado militare semtex contro l’ambasciata israeliana.

BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO ISRAELIANO SU BEIRUT BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO ISRAELIANO SU BEIRUT

 

L’esplosione scoperchia la facciata, demolisce metà dell’edificio e uccide ventinove persone. Il comunicato di rivendicazione dice che si tratta di «un regalo alla famiglia al Muwasi». Nel giro di un mese Nasrallah ha risposto agli israeliani con un attentato in un luogo dove avevano la guardia abbassata. Da uno status di semi anonimato Nasrallah diventa, per alleati e nemici, il leader più pericoloso del Libano.

 

[…] una settimana fa dopo che l’intelligence israeliana era riuscita a eseguire un sabotaggio di massa dei cercapersone acquistati dal gruppo libanese il braccio destro di Nasrallah, il comandante militare Ibrahim Aqil, si era riunito con altri ufficiali delle forze speciali per organizzare un grande raid punitivo, via terra, in territorio israeliano.

 

[…]

 

Figlio di un fruttivendolo arrivato come rifugiato a Beirut dal Sud libanese, Hassan Nasrallah da ragazzo era riuscito ad andare a studiare a Najaf, città santa degli sciiti in Iraq, e poi qualche anno dopo a Qom, in Iran, e questo aveva creato un rapporto speciale con il regime iraniano che è il grande sponsor di Hezbollah.

 

BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI

Faceva parte dell’ala oltranzista e perdente che rifiutava di liberare gli ostaggi, anche occidentali, rapiti in Libano negli anni Ottanta e per un periodo è stato messo quasi in disparte, ma poi in Iran hanno deciso che il suo profilo da irriducibile era quello giusto per guidare il Partito di Dio e lo hanno fatto leader. Nei suoi discorsi, fatti in un arabo eccellente che fa colpo, continua a battere su un argomento: non è possibile fare pace con Israele, l’unica soluzione è cacciare via gli israeliani con le armi. Dal 2006, quando ci fu un primo round di guerra aperta, non li pronuncia più in pubblico perché teme di essere assassinato.

 

I servizi di sicurezza di Hezbollah lavorano tutti i giorni per prevenire possibili operazioni israeliane contro Nasrallah. Lo tengono isolato in luoghi sconosciuti, dove non ci si può avvicinare con i telefoni, e sottopongono chiunque debba incontrarlo a perquisizioni maniacali.

HASSAN NASRALLAH HASSAN NASRALLAH

 

Era riuscito a scampare al sabotaggio di massa con i cercapersone esplosivi di dieci giorni fa, ma c’era da aspettarselo: il leader del Partito di Dio considera qualsiasi aggeggio elettronico come «una spia alleata dei sionisti». Nel 1997 uno dei suoi quattro figli, Hadi Nasrallah, che si era addestrato per tre anni nelle forze speciali del gruppo libanese, è morto a diciotto anni in uno scontro con le truppe israeliane. Il suo cadavere fu restituito otto mesi dopo in cambio dei resti di soldati israeliani.

 

4. NASRALLAH, IL CAPO «FANTASMA» DI HEZBOLLAH PASSATO DA UN BUNKER ALL'ALTRO

Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

[…]  Il capo è stato abituato alla sfida da quando, nel 1992, ha ereditato il bastone del comando da Abbas Mussawi, incenerito dai missili sparati da un elicottero israeliano. Le epoche successive sono state marcate da conflitti, azioni coperte del Mossad, tentativi di infiltrazione. Nasrallah, 64 anni, ha dovuto agire da remoto, nascosto da qualche parte, circondato da un sistema di sicurezza composto da più cerchi.

BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI BEIRUT BOMBARDATA DAGLI ISRAELIANI

 

Robusto, bene addestrato e al tempo stesso poco visibile perché una presenza massiccia di miliziani rischiava di attirare l’attenzione. Si è parlato di dozzine di uomini a vegliare, in modo discreto, l’area che doveva ospitarlo come linea di difesa esterna, poi un secondo velo, infine le sue guardie del corpo. Elementi di fiducia, come lo devono essere anche le loro famiglie. […]

 

La decimazione

L’apparato, però, ha dovuto rivedere le procedure quando gli israeliani sono andati «a prendere» gli appartenenti alla gerarchia con la serie di omicidi mirati. La decapitazione era la conseguenza di una falla, il segno di come il Mossad e l’intelligence militare fossero riusciti a braccare i quadri fino a chiudere la missione. Immaginiamo lo choc.

 

HASSAN NASRALLAH HASSAN NASRALLAH

Nasrallah che ordina di non usare i telefoni, i guerriglieri che applicano regole severe che non evitano però l’eliminazione di Fuad Shukr, mente militare che ha commesso l’errore di considerarsi al riparo nel feudo di Dahye. Presidiato, vigilato, abitato da una popolazione amica ma rivelatosi, all’improvviso, insicuro.

 

Altra stretta sulla sicurezza e altra scossa: l’azione condotta con i cercapersone esplosivi. Con un triplice effetto. Lo spionaggio israeliano ha mappato morti e feriti ricostruendo «l’albero genealogico» della guerriglia, ha creato scompiglio, ha costretto i dirigenti a compiere qualche passo falso nel tentativo di contrastare insidie reali o solo immaginate. Il caos, l’incertezza, le voci (a volte parte della guerra psicologica), le bombe hanno reso il bastione più fragile. C’è stato uno sfaldamento di un dispositivo compatto che raramente aveva compiuti errori.

 

La tattica Tel Aviv si è affidata alla tecnologia per seguire pedine che potevano portare fino alla punta della piramide ma di sicuro ha avuto dalla sua informatori pronti a cogliere la presenza di un obiettivo. Talpe in grado di dire se vi sarebbe stato un summit di militanti o la riunione del Consiglio. Talal Hamya, il responsabile delle operazioni esterne, l’ideologo Naim Qassem, Alì Karaki, comandante del fronte sud, e Hashem Saffiedine, il religioso designato come eventuale successore di Nasrallah, lo stesso numero uno hanno messo in conto il rischio.

 

hassan nasrallah piange 3 hassan nasrallah piange 3

È vero che le unità guerrigliere sono state modellate per agire in modo autonomo e flessibile, così da poter agire in assenza di indicazioni specifiche. Tuttavia, i dirigenti dovevano evitare iniziative belliche — ad esempio l’uso di missili più potenti, le aree da bombardare — suscettibili di innescare conseguenze non volute.

 

Mentre lo Stato Maggiore dell’Idf ha avuto carta bianca quello dello «sheikh» ha dovuto calibrare la risposta. E per questo gli esponenti sciiti non hanno potuto sottrarsi al loro compito, con lo schieramento da governare e incalzati dalla prospettiva di un’invasione di Israele. Per farlo sono stati costretti a fare delle mosse, difficile restare chiusi nel rifugio. Dovevano reagire, muovere, parlarsi affidandosi poco o niente ad apparati suscettibili di intercettazione e tracciamento.  […]

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