Estratto dell'articolo di Irene Soave per www.corriere.it
Già funzionario del ministero dell’Interno, maggiore generale, numero due dell’«unità anti-estremismo» della polizia russa, incaricata cioè della caccia a attivisti e giornalisti scomodi: Vladimir Makarov, 72 anni, da poco licenziato per ordine diretto del Cremlino, è stato trovato morto in casa sua a Golikovo, nella periferia di Mosca.
Il corpo è stato trovato lunedì dalla polizia, che ha subito derubricato il caso a suicidio. Ma sono in molti a mettere in relazione questo suicidio ai numerosi altri che si sono verificati, negli ultimi mesi, in più di un ambiente vicino al presidente Putin, dai servizi di sicurezza alla finanza all’imprenditoria.
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Il canale Telegram Baza, che si ritiene abbia collegamenti con i servizi di sicurezza russi, ha citato fonti anonime secondo le quali Makarov si sarebbe sparato con un fucile da caccia mentre la moglie Valentina e il figlio erano in un’altra stanza: dopo il licenziamento, così ricostruisce Baza, era «caduto in depressione». Quindi si sarebbe tolto la vita.
La catena di suicidi misteriosi
Makarov è l’ultima figura di alto rango della sicurezza russa ad essersi — ufficialmente — tolto la vita negli ultimi mesi. […] Decine di morti, quasi tutte definite «suicidio» o «incidente», anche tra gli «oligarchi» […]
C’è chi è caduto dalla barca, come Ivan Pechorin, 39 anni, capo dell’Istituto per lo sviluppo nell’Estremo Oriente e nell’Artico, che rispondeva direttamente a Putin. Chi da una finestra dell’ospedale dove era ricoverato: è morto così Ravil Maganov, dirigente della statale Lukoil.
Chi è stato raggiunto all’estero, come il magnate Sergey Protosenya massacrato in Spagna con la famiglia o il banchiere Dan Rapoport, o il produttore di carne suina (e deputato più ricco della Duma) Pavel Antonov, che aveva criticato l’invasione dell’Ucraina e a dicembre è caduto dal balcone di un hotel di lusso in India, dove passava il Natale. Chi si è «suicidato»: il dirigente di Gazprom Leonid Shulman, il suo collega Alexander Tyulyakov, a distanza di tre mesi l’uno dall’altro. E così via.