Gianni Santucci per il “Corriere della Sera - Edizione Milano”
Sono state rubate circa un anno fa le auto utilizzate per il fallito assalto al portavalori sull' Autostrada del Sole.
ASSALTO A UN PORTAVALORI SULLA A1 auto bruciate
Un' ulteriore conferma della lunga preparazione che stava dietro al blitz scattato alle 23 di martedì sera tra San Zenone al Lambro e Lodi Vecchio. I tre mezzi della ditta «Battistolli» trasportavano 5 milioni di euro: la cifra è stata tenuta riservata dall' azienda e dagli investigatori della polizia per questioni di riservatezza, ma giustifica l' impegno di un commando composto da almeno venti uomini e che ha «sacrificato» una quindicina di mezzi tra auto e camion, poi incendiati.
A 48 ore dall' assalto si consolida la certezza (anche se mai ci sono stati dubbi) che l' azione è stata organizzata dall'«accademia» dei rapinatori di Cerignola, le gang più specializzate in Europa per gli assalti a caveau e portavalori: ma mentre la Procura di Lodi rinnova l' appello agli automobilisti in transito sulla A1 quella sera («Qualsiasi particolare potrebbe essere utile alle indagini»), il Corriere può rivelare quali siano gli elementi chiave raccolti dai poliziotti delle Squadre mobili di Milano e Lodi sullo scenario del crimine.
ASSALTO A UN PORTAVALORI SULLA A1
Una Ford «Focus», l' unica auto rimasta integra tra quelle distrutte dalle fiamme in tre diversi punti della zona. E tre uomini incappucciati che fuggivano vicino a un cavalcavia.
Nessuno ha un addestramento nelle forze armate, ma le capacità sviluppate, allenate e richieste alla «scuola» di Cerignola avvicinano il profilo dei rapinatori a quello dei gruppi paramilitari.
Una consonanza fatta di freddezza, abitudine all' uso delle armi, maniacalità nella preparazione dei blitz. E anche l' abbigliamento. Alcune segnalazioni infatti quella sera sono arrivate: molte erano ripetitive e insistevano sui tre diversi roghi di auto (uno sotto il cavalcavia accanto al cimitero di Lodi Vecchio in direzione Nord, un altro appena fuori dall' autostrada - dove i rapinatori avevano aperto un varco per passare dalla carreggiata alle strade provinciali e fuggire -, un terzo per bloccare l' eventuale arrivo delle forze dell' ordine all' incrocio delle Provinciali vicino a Salerano sul Lambro).
Ma oltre alle fiamme, qualcuno ha visto (e segnalato) delle sagome: tre uomini incappucciati nei dintorni del cavalcavia, che hanno armeggiato qualche secondo e poi si sono dileguati nel buio.
ASSALTO A UN PORTAVALORI SULLA A1
Non sarà probabilmente questa testimonianza ad aggiungere elementi decisivi all' inchiesta, ma al momento quelli sono gli unici banditi segnalati e collocati sulla scena dell' attacco. Il blitz è fallito perché il convoglio dei tre mezzi della «Battistolli» è stato agganciato probabilmente con un leggero anticipo, e un camion ha tamponato il portavalori poco prima dell' area di servizio di san Zenone al Lambro: così le guardie giurate hanno deciso di fermarsi nel parcheggio dell' autogrill per capire cosa fosse accaduto e verificare gli eventuali danni. In quel punto hanno incrociato per caso una pattuglia della Polstrada.
I rapinatori si sono resi immediatamente conto che l' attacco, dopo quella sosta, era ormai fallito: e così sono passati in pochi secondi alla fase «distruzione e fuga», incendiando tutte le auto che erano state predisposte per creare barriere di fuoco nelle quali «ingabbiare» i mezzi da rapinare (il progetto era sventrare i portavalori con due ruspe da cantiere) e ostacolare le forze dell' ordine. Guardie e poliziotti hanno visto fiamme e fumo alzarsi nelle campagne deserte intorno a Lodi Vecchio.
I roghi hanno distrutto tutti i mezzi tranne il camion e una Ford Focus: su questi si sono concentrati in particolare i rilievi della polizia Scientifica.
ASSALTO A UN PORTAVALORI SULLA A1
Nella Ford gli investigatori hanno trovato due valigie cariche di chiodi a tre punte, quelli che vengono sparsi sull' asfalto per bucare le gomme e costringere i mezzi a fermarsi; c' erano poi un' estintore (che è stato svuotato nell' auto per cancellare tracce) e un grosso proiettile, segno che su quella macchina c' era almeno una parte delle armi che sarebbero state impiegate nell' assalto (i «cerignolani» portano sempre i kalashnikov). I sopralluoghi sono decisivi nelle inchieste su questo tipo di rapine: nell' attacco avvenuto sull' autostrada nei dintorni di Pisa nel 2016, il filo investigativo partì da una tessera «Viacard» perduta in un' auto.
E la comparazione dei bossoli permise di collegare quell' attacco ad altri assalti avvenuti prima e dopo: all' epoca però i rapinatori spararono parecchio; l' altra sera non hanno avuto bisogno di sparare per fuggire o intimidire.