Alessandra Ziniti e Paolo Gallori per repubblica.it
Si chiama Innocent (una beffa), Innocent Oseghale, lo spacciatore nigeriano di 29 anni fermato dai carabinieri del comando provinciale di Macerata per l'orrenda morte di Pamela Mastropietro, la18enne romana il cui cadavere mutilato è stato rinvenuto ieri mattina in due trolley lungo una strada di campagna nei pressi di Pollenza.
Contro di lui prove inoppugnabili, i vestiti sporchi di sangue di Pamela trovati nell'appartamento di Via Spalato 124 a Macerata, lì dove nella tarda mattinata di martedi scorso si perdevano le tracce della ragazza, ripresa in un video dalla telecamera di una farmacia poco distante mentre cammina seguita a breve distanza dall'immigrato. In quella farmacia, Pamela Mastropietro, fuggita dalla comunità terapeutica Pars di Corridonia, dove era ospite da alcuni mesi, nel tentativo di disintossicarsi dalla sua tossicodipendenza, era entrata per acquistare una siringa che evidentemente le serviva per iniettarsi la droga che Oseghale, uno degli spacciatori nigeriani attivi nella piazza di Macerata, le avrebbe procurato.
E così è stato. Per iniettarsi quella dose, Pamela ha seguito l'uomo nell'appartamento di via Spalato dove i carabinieri del Ris, oltre ai suoi vestiti sporchi di sangue, hanno trovato altre tracce di sangue, lo scontrino della farmacia e la siringa. Resta da capire come, dalla cessione di una dose di droga, si sia arrivati al tragico epilogo. Pamela potrebbe essere rimasta vittima di una overdose e, impaurito, per disfarsi di quel corpo ingombrante lo spacciatore l'avrebbe fatto a pezzi, occultandolo poi nelle due valigie abbandonate per strada nei pressi di Pollenza. Oppure in quell'appartamento potrebbe essere successo altro, degenerato poi in un omicidio.
Interrogato dai carabinieri, Oseghale ha negato di avere ucciso la ragazza. Ma a testimoniare comunque il suo coinvolgimento c'è un altro nigeriano, estraneo ai fatti, presentatosi volontariamente in questura a Macerata, che ha raccontato di aver visto Innocent Oseghale nella tarda serata di martedi con le due valigie in prossimità del luogo del ritrovamento.
Oseghale, in Italia con permesso di soggiorno scaduto e precedenti per spaccio, è stato posto in stato di fermo dal sostituto procuratore di Macerata Stefania Ciccioli con l'ipotesi di reato di omicidio. Sulle cause della morte di Pamela un contributo decisivo arriverà oggi dall'autopsia effettuata dal medico legale nell'obitorio di Macerata. E i carabinieri non escludono il coinvolgimento di altre persone nella vicenda, come dichiarato all'Ansa dal comandante provinciale, il tenente colonnello Michele Roberti. Pamela Mastropietro, 18enne romana, si era allontanata tre giorni fa dalla comunità di recupero Pars di Corridonia, nel maceratese. Senza cellulare e senza documenti. Era "ospite" della struttura da alcune settimane, per provare a liberarsi dalla tossicodipendenza. Ma qualcosa l'aveva indotta a riporre tutto in un grande trolley rosso e a far perdere le sue tracce. Dopo il ritrovamento dei due trolley ai margini di una strada di campagna a Pollenza, mercoledì mattina su segnalazione di un automobilista, sono bastate poche ore per identificare quel corpo violato.
Nel frattempo, i carabinieri acquisivano le immagini di tutte le telecamere che, dalla comunità di Corridonia fino a via dell'Industria a Pollenza, avrebbero potuto intercettare quella ragazza che si trascinava dietro il suo bagaglio. E così è stato: l'occhio digitale della farmacia di Macerata l'aveva ripresa e nell'inquadratura era comparso anche quell'uomo, nel chiaro atteggiamento di chi segue qualcuno. Pamela. Riconosciuta questa mattina anche da sua madre, che ieri sera si è messa in viaggio da Roma con la fragile speranza che nulla di quanto stava emergendo dalle testate online fosse vero.
Donna minuta, il capo avvolto da una sorta di mantellina nera, Alessandra Verni si è trattenuta poco più di mezz'ora nella morgue di Macerata, dove è giunta scortata dai carabinieri che hanno impedito a giornalisti e fotografi di avvicinarla. Dopo il passaggio in caserma per le "formalità", ha affidato a Facebook un urlo a lettere maiuscole: "Spero e prego che giustizia sia fatta! Quello che le hanno fatto è indescrivibile e così crudele che spero di vederli soffrire lentamente fino alla morte! Ti amo Pamela. Tua mamma".