Camilla Mozzetti per "il Messaggero"
L'assessore regionale alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato parla di effetto Gravina riferendosi all'impennata dei contagi di Roma legata in parte alla sfilata degli Azzurri vincitori a Wembley contro l'Inghilterra lo scorso 11 luglio nella finale degli Europei di calcio. È tutto qui, nei caroselli di piazza, nelle strade della Capitale invase dai tifosi - la maggior parte senza mascherina perché all'aperto il divieto è decaduto da tempo - nei cori urlati a squarciagola che va rintracciato il principale filo della matassa sull'exploit dei nuovi casi nella Città Eterna. I contagi tornano a salire in tutta Italia, ieri i nuovi positivi erano 3.558 - un caso su 7 però è nella Capitale - con un aumento di 1.486 unità sul giorno precedente.
Dalla Figc il presidente Gabriele Gravina risponde a D'Amato: «Mi auguro che la sua sia solo una battuta infelice. Associare ad una persona la responsabilità della risalita dei contagi, che peraltro stanno subendo un aumento in tutta Europa, è a mio avviso inopportuno, istituzionalmente scorretto e non coerente con i comportamenti adottati dalla Federazione».
Roma, comunque, rappresenta in queste ore un unicum su cui pesano gli Europei considerati i giorni trascorsi tra le feste e l'aumento dei casi: ieri registrati 557 nuovi positivi a fronte dei 340 di lunedì. Nella settimana dal 28 giugno al 4 luglio i casi erano 293 mentre in quella appena conclusa - da lunedì 12 a domenica 18 - i casi sono diventati 1.491 con un aumento del 408%. La Capitale è diventata un grande focolaio mentre complessivamente ieri nel Lazio i nuovi casi sono stati 681 rispetto ai 434 del giorno precedente.
LE MISURE
Il Lazio, come le altre Regioni, attende le decisioni del governo ma se dall'esecutivo dovessero essere garantite le stesse libertà di manovra previste nei Dpcm passati - con la possibilità per gli enti territoriali di inasprire le misure governative - il Lazio potrebbe decidere di rendere più stringente il contenimento nel caso in cui i contagi dovessero continuare a crescere e con essi anche i ricoveri negli ospedali che attualmente si fermano a quota 133 (tre in più su lunedì) a cui vanno aggiunti i 28 posti occupati nelle Terapie intensive.
La situazione attualmente «è sotto controllo - spiega l'assessore D'Amato - i casi sono ancora destinati ad aumentare per l'effetto del calo di tensione in occasione dei festeggiamenti per gli Europei, che durerà ancora alcuni giorni. I positivi sono perlopiù giovani ancora non vaccinati e questo significa quanto sia importante vaccinarsi e raggiungere l'immunità di gregge».
E per fortuna nel Lazio la copertura vaccinale è abbastanza avanti: «Il 71% dei residenti è vaccinato in prima dose - spiega l'assessore - e il 58% in seconda. Non oso pensare a cosa sarebbe successo se il calo di tensione fosse stato accompagnato a una bassa copertura vaccinale. La vaccinazione completa previene il ricovero in terapia intensiva del 97% e i decessi del 95% secondo i dati dell'Iss».
NEL MONDO
Ma se in Italia i casi subiscono un aumento non va meglio in altri Paesi europei ed extraeuropei. In Gran Bretagna, piegata dalla variante Delta, dove pure sono state vaccinate 36.243.287 persone, ieri i nuovi contagi hanno toccato la soglia di 46.558 casi, mentre sono stati registrati 96 decessi. Ben 6.608 positivi in più in 24 ore e un numero notevole di morti: 77 in più rispetto al giorno precedente.
Non va meglio in Olanda dove in una settimana l'aumento dei casi è stato del 34%: 69.731 positivi contati a ieri rispetto ai 51.957 registrati sette giorni fa. In Francia il ministro della Sanità Oliver Veran parla di aumento «mai visto» che ha portato il Paese in una settimana ad una crescita del 150% dei nuovi positivi e a 1.800 casi registrati nelle ultime 24 ore (numero mai raggiunto da maggio).
In Germania i nuovi casi sono 1.183 mentre la Slovacchia ha già annunciato l'obbligo della doppia vaccinazione per tutti coloro che assisteranno alla prossima visita di papa Francesco e l'India potrebbe - secondo un nuovo studio - aver già superato i 4 milioni di morti.