il fuoco dentro janis joplin il romanzo
Barbara Costa per Dagospia
“Tr*ia”.“Cagna”. “Scrofa sc*panegri”.“Catorcio del Texas”. “Canti come un’oca strozzata”. Quanto possono far male certe parole? E quanto possono condizionarti la vita? Avvelenartela. Guastartela nel sangue. Farti scegliere uomini sbagliati. Sabotarti. Pentirti. E ricominciare. Da capo. Come prima. Peggio di prima. Perché la ricompensa mica esiste, è una favola, stupida, come non esiste l’amore, di una vita, e la vita non va per il verso giusto nemmeno se arrivi a guadagnare 750 mila dollari l’anno, e sei in prima pagina ovunque.
Janis Joplin è stata sulla Terra 27 anni e, se non l’avessero ritrovata morta per overdose col corpo riverso tra il letto e il comodino di una camera d’albergo – 18 ore dopo che era schiattata – quest’anno avrebbe festeggiato 80 anni. Che non avrebbe voluto vivere. Janis Joplin mai ha voluto una esistenza "normale", Janis Joplin voleva solamente una tregua. Dalla vita. Dal livore che in vena gli avevano iniettato gli uomini che aveva amato, le donne che aveva sc*pato, di più i genitori con cui le era toccato crescere. Già.
Perché se ti capita una madre di te gelosa, di te star invidiosa, una madre che vorrebbe che “mai fossi nata”, e lo stesso tuo padre, che né ti parla, né ti guarda in faccia… Qualcuno tali terribili verità la forza di dissotterrarle ce l’ha, è Barbara Baraldi, e l’ha scritte ne "Il Fuoco Dentro. Janis Joplin. Il Romanzo" (Giunti), dove il veleno tra Janis e la sua famiglia, tra Janis e i suoi amanti, e tra Janis e Janis, torna su, e riprende a scorrere. Barbara Baraldi fa rivivere la Joplin, e con lei il suo universo di rockstar, manager, parassiti, pusher, e quell’humus dei '60 base di ciò che tuttora imitiamo, pensiamo e compariamo.
Torna Janis Joplin e le sue ossessioni, la sua ricerca disperata di un uomo da amare in quanto donna la più famosa e emancipata della sua generazione. Gli uomini ti massacrano il cuore pure se sei povera, pure se sei nessuno, ma, se sei qualcuno, “stanno” con te ma “non sono” con te. Non ti amano, come non hanno amato Janis, come l’hanno vessata da adolescente per la sua diversità, eccentricità, per quel viso e forme non belli, butterati, ma riusciti a imporsi con innegabile talento sugli altri.
E il talento sprigiona astio: l’avrebbero messa al rogo, se avessero saputo, di quel suo neo, sul capezzolo, esoterico simbolo di stregoneria…? Nessuno ti perdona il successo. Nessuno. L’uomo medio, comune, figlio di quel perbenismo a cui hanno puntato i tuoi compagni di scuola, dove si sono fermati i tuoi genitori, si odiano – e ti odiano – per ciò che riveli. Vale a dire, la loro mediocrità. Non la perdonano e non la sopportano la promiscuità sessuale di Janis, non tollerano che Janis sia ricca, celebrata, e senza un marito che la giustifichi a donna secondo le regole sociali.
janis joplin woodstock backstage 1969
Non possono accettare la fame d’amore, l’ingordigia di sesso che Janis sbandiera sui giornali, e in TV. E Janis Joplin al culmine della fama l’uomo giusto non se l’aspetta più, no: e non lo vuole più. Gli uomini, se li paga. Li ha sempre pagati. Anche le volte in cui si illudeva di essere riamata senza interesse. Ogni uomo ha voluto da Janis un po’ della sua luce, e un gruzzolo dei suoi soldi.
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Uomini totalmente incapaci di affiancare una donna rockstar. Persino uomini che le ordinano di scegliere, “o me o la musica”, perché il loro pisello si ammoscia, davanti a “quel tuo sguardo che scavalca”. Mollare il microfono, spegnere quel “fiume di lava che le scorre in gola”, in cambio di che? Di far la casalinga, la serva??? E non solo all’uomo, di turno, addirittura alle donne, a letto, con Janis, sanguisughe di eroina: “Quanto è bello sc*pare dopo che ci siamo bucate?”.
È vero che Janis era bisessuale. E che ha avuto amanti mantidi di droga. Si comincia a farsi per mille motivi e nessuno. Janis ha iniziato a bucarsi d’amfetamina “e il cervello ti va a velocità supersonica!”. Più 50 sigarette al giorno, LSD viola, e inesauribili sbronze di Southern Comfort cannella e vaniglia ed “è dolce, l’arma che hai scelto per ucciderti”, le insinua Jimi Hendrix la sera che non se l’è voluta sc*pare. Perché spesso fare sesso, con una celebrità, o col primo che ti piace, porta a reciproco ansimare per sfrego di genitali, ma non riempie il vuoto dentro. Lo amplia. L’eroina ti inganna a zittirlo.
Quel “mormorio seducente nei corridoi della mente”, ogni eroinomane crede di poterlo controllare, ma non è possibile. Nel caso di Janis, si fa di ero “i primi tempi solo dopo i concerti, e poi durante i weekend. Presto i weekend si estendono dal giovedì al lunedì, ma c’è voluto poco perché l’appuntamento diventasse quotidiano. Ogni 4 ore”.
Prima dell’ultima dose, quella fatale, Janis Joplin era pulita da 4 mesi. “È fantastico, e fa male”. Perché, senza eroina, ti batte e lo "senti" più forte. Quanto sei sbagliata, per chi vuoi bene. E auto condannata alla solitudine. “Io a ogni concerto faccio l’amore con 25 mila persone. Poi torno a casa da sola”.
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