Letizia Tortello per “la Stampa”
Solo tre giorni fa, alla vigilia del voto, la distanza tra il Verde e il Turchese sembrava siderale. Ambientalisti di sinistra e conservatori di Sebastian Kurz appena usciti da un governo con la destra nazionalista, quel partito che chiamava i #Fridaysforfuture «un' isteria del clima».
Oggi, dopo che le urne di domenica hanno incoronato due grandi vincitori, l' ex cancelliere con uno strepitoso 38% e l' osso duro dei Verdi, il 57enne Werner Kogler, con oltre il 12% - dati che saranno definitivi solo giovedì sera, con lo scrutinio dei voti postali - i colori di Övp e Die Grünen sembrano fondersi col passare delle ore, nella direzione di un governo insieme. «Lavoriamo al meglio per la nostra bellissima Austria», scriveva ieri il 33enne Kurz su Instagram.
I primi tentativi Già questa settimana, il popolare potrebbe telefonare a Kogler, per sondare la disponibilità del leader ecologista. Di certo, i due non potrebbero essere più diversi, quanto a stile politico. E potrebbero metterci tempo a convincere i rispettivi elettori ad accettare una coalizione: i «green» vedono il Kaiser conservatore come loro nemico, da quando ha portato l' estrema destra al potere, molti sostenitori di peso di Kurz, tra cui agricoltori e grandi aziende, sono diffidenti nei confronti di un' agenda troppo spinta sulla lotta all' inquinamento.
Anche il tono dei due frontman in campagna elettorale non è stato amichevole, tanto che l' ex-futuro cancelliere ieri mattina in un' intervista a radio Ö1 predicava un atteggiamento più rispettoso «per il bene del Paese».
Eppure, in questo rebus inatteso a Ballhausplatz in cui Vienna è andata a cacciarsi dopo lo scandalo del video di Ibiza, gli analisti vedono una probabile reale convergenza sui temi tra Verdi e popolari. «Non ci hanno votato per partecipare al governo, ma per farci rientrare in Parlamento», si affretta a precisare Georg Willi, sindaco verde di Innsbruck, che qualcuno già dà come possibile ministro. «Di certo, siamo i più cari», ribadisce l' ex europarlamentare ambientalista Michel Reimon. Più di socialisti dell' Spö e ultradestra dell' Fpö, che da domenica vivono uno psicodramma, piombati gli uni al 21% e i secondi al 16, una débâcle.
La neodeputata Sigrid Maurer già alza il prezzo: «Non scapperemo dai colloqui, ma ci aspettiamo una completa svolta di Kurz». Il popolare, se vuole, come vuole, mantenere il potere, deve piegarsi. Kogler gli indica una delle direzioni: la politica europea.
I Verdi austriaci sono su posizioni ben più aperte del conservatore nei confronti dei migranti, e chiedono di non espellere chi possiede una casa e un lavoro nel Paese, ma non spingono per nuovi arrivi. Certo, non sono per i muri al confine austriaco. Un patto Övp-Grüne potrebbe dunque funzionare se anche l' economia fosse spinta nella direzione di una protezione del clima: entrambe i partiti sono favorevoli alle nuove tecnologie e promuovono le energie rinnovabili. Kurz è però contrario ad una tassa sulla CO2 e sugli aerei, come vorrebbero gli ecologisti.
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Se il matrimonio funzionerà, si capirà più avanti. Gli austriaci usano dire che Kurz lascerà una «Schamfrist», «un tempo del pudore» o tempo tecnico per non prendere decisioni affrettate. Il governo Verde-Turchese sarebbe una completa novità per la Repubblica d' Oltralpe. Ma già di fatto funziona nei Länder, da anni: in Tirolo, nel Vorarlberg dal 2014 (che tra due settimane andrà a elezioni), a Salisburgo, dal 2018. Tanto che ieri il governatore tirolese Günther Platter (Övp) diceva ai giornali: «Ho avuto ottime esperienze con questa alleanza». Anche il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, ex leader verde, spinge in questa direzione. Oggi, ci saranno le riunioni di partito di popolari, ambientalisti e ultradestra. I colloqui esplorativi avranno tempi lunghi.
Se alla fine Kurz e Werner davvero governeranno insieme, l' Austria diventerà un modello mai visto prima, per l' Europa, a partire dalla vicina Germania, dove i Grünen sono il secondo partito.