LAVORARE È IMPORTANTE, MA LA VITA LO È DI PIÙ – ORA CHE HANNO PROVATO I BENEFICI DELLO SMART WORKING E DI UN MIGLIOR BILANCIAMENTO CON LA PROPRIA SFERA PRIVATA, IN TANTI NON VOGLIONO TORNARE INDIETRO: UN LAVORATORE SU CINQUE ACCETTEREBBE DI GUADAGNARE MENO PUR DI NON TORNARE IN UFFICIO – PIÙ DI UN TERZO SAREBBE DISPOSTO A SPOSTARSI IN UN PICCOLO CENTRO IN PROVINCIA, QUATTRO SU DIECI IN UN LUOGO ISOLATO A CONTATTO CON LA NATURA…

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Estratto dell’articolo di Rosaria Amato per www.repubblica.it

 

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Un terzo dei lavoratori dipendenti in Italia, 7,2 milioni, nel 2021 ha lavorato da remoto, con una quota maggiore nella Pubblica Amministrazione (39,7%) e minore nel privato (30,8%). Meno del 2020, quando si è raggiunto il picco di quasi 8,9 milioni di lavoratori, ma certo molti di più che nel periodo precedente alla pandemia.

 

Ma soprattutto, emerge dallo studio “Il lavoro da remoto: le modalità attuative, gli strumenti e il punto di vista dei lavoratori”, condotto dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche (INAPP) con un campione di oltre 45mila interviste, quasi la metà dei lavoaratori, il 46%, vorrebbe continuare a svolgere la propria attività in modo agile almeno un giorno la settimana, e quasi 1 su 4 anche tre o più giorni a settimana.

 

south working in pandemia south working in pandemia

Anche perché, potendo continuare a lavorare in smart working, oltre un terzo degli occupati si sposterebbe in un piccolo centro magari vicino alla città dove lavora adesso, in provincia o nell'entroterra. E quattro persone su dieci invece si trasferirebbero in un luogo isolato a contatto con la natura.

 

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Inoltre, pur di lavorare da remoto un lavoratore su cinque accetterebbe una eventuale penalizzazione nella retribuzione, segno che un ipotetico miglioramento nella qualità della vita presenta un valore aldilà di quello economico: ne sono validi testimoni per esempio gli associati all'organizzazione Southworking, che promuove proprio il ritorno nei piccoli centri del Mezzogiorno.

 

sud working sud working

Un orientamento al quale sta guardando con interesse anche il Pnrr, che ha stanziato un miliardo per i progetti di rivalutazione di 250 borghi. I bandi sono già stati pubblicati dal ministero della Cultura, la scelta dei borghi e l'assegnazione delle risorse dovranno aver luogo entro il 30 giugno di quest'anno, mentre i progetti dovranno essere completati entro il 2026.

 

(…)

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