“E' INCOSTITUZIONALE IL DECRETO ANTI LISSNER” - DAGO DIXIT E IL SERVIZIO STUDI DELLA CAMERA CONFERMA: IL PIANO DEL GOVERNO, CHE PUNTAVA A LIBERARE LA POLTRONA DI SOVRINTENDENTE DEL TEATRO SAN CARLO IN MODO DA POTERLA OFFRIRE A FUORTES IN USCITA DALLA RAI, NON SI PUO' FARE - "UNA CESSAZIONE AUTOMATICA GENERALIZZATA DI INCARICHI DIRIGENZIALI VIOLA I PRINCIPI COSTITUZIONALI DI BUON ANDAMENTO E IMPARZIALITÀ"  - FUORTES RIBADISCE L'INDISPONIBILITA' AD ANDARE AL SAN CARLO: "NON CI SONO LE CONDIZIONI"

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Lissner - SanCarlo Lissner - SanCarlo

(ANSA) "Non ci sono le condizioni per andare al San Carlo". Lo ribadisce l'ex amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, contattato dall'ANSA, dopo le ricsotruzioni che lo vedrebbero ancora in corsa per il teatro napoletano. Recentemente Fuortes, in una nota nella quale annunciava la sua indisponibilità, aveva precisato che "la nomina del sovrintendente del San Carlo non può in alcun modo subire distorsioni, essere o apparire di parte, come invece le cronache cittadine e nazionali delle ultime settimane evidenziano in modo inequivocabile". "Un teatro come il San Carlo - aveva sottolinea - non è solo un luogo di spettacolo, di arte e di cultura. Per la città di Napoli, pur ricca di un patrimonio culturale vastissimo e inestimabile, costituisce forse il luogo più simbolico e identitario.

 

fuortes fuortes

Dunque va trattato come tale: con l'attenzione e il rispetto che si deve a una grande istituzione pubblica. E, di riflesso, il sovrintendente che la guida deve avere un sostegno largo e condiviso da parte di tutta la collettività, che è la vera proprietaria del teatro e alla quale bisogna rispondere". Questa mattina, in un articolo pubblicato da La Stampa dal titolo Incostituzionale il decreto anti-Lissner. Strada in salita per Fuortes al San Carlo, si rivela che "secondo il Servizio studi della Camera, il decreto numero 51 del 2023, la norma che tra le altre fa decadere anzitempo dal suo incarico l'ormai quasi ex sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli Stéphane Lissner, è incostituzionale".

 

Nulla da dire sulla decisione di vietare il conferimento di incarichi a titolo oneroso nelle fondazioni lirico-sinfoniche fissando un'età massima di 70 anni - spiega il quotidiano -, pollice verso invece per la norma transitoria che prevede la cessazione anticipata dalla carica a decorrere dal 1° giugno per i sovrintendenti che hanno compiuto il settantesimo anno di età, indipendentemente dalla data di scadenza degli eventuali contratti in corso. Il Servizio studi, infatti, ricorda un precedente importante: la sentenza n. 15 del 2017 con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo un comma del decreto legge 95 del 2012 nel quale, in seguito a un processo di riorganizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, il governo dell'epoca faceva cessare tutti gli incarichi dirigenziali in corso a quella data conferiti a soggetti esterni all'amministrazione.

 

CARLO FUORTES MEME BY CARLI CARLO FUORTES MEME BY CARLI

Da mercoledì scorso il decreto è all'esame delle commissioni Affari costituzionale e Bilancio riunite di Montecitorio e il parere del Servizio studi della Camera ha un suo peso. E' scontato - sottolinea il quotidiano - che al momento del suo approdo in aula sul comma Lissner l'opposizione ponga la pregiudiziale di costituzionalità.

 

 

 

Estratto dell'articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”

 

(...) Detto questo, secondo il Servizio studi della Camera, il decreto numero 51 del 2023, la norma che tra le altre fa decadere anzitempo dal suo incarico l'ormai quasi ex sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli Stéphane Lissner, è incostituzionale.

 

Nel mirino del dossier, in particolare, il comma 3 dell'articolo 2 del decreto, quello che specificatamente riguarda Lissner. Nulla da obiettare, o quasi, su un altro articolo delle stesso decreto, il numero 1, che modificando la governance dei due enti invece decapita i vertici di Inail e Inps.

 

Il governo con questa mossa nelle settimane passate puntava a liberare la poltrona di sovrintendente del teatro napoletano in modo da poter poi offrire un incarico di prestigio a Carlo Fuortes, che sua volta in questo modo poi avrebbe potuto lasciare libera la poltrona di amministratore delegato della Rai.

 

stephane lissner stephane lissner

Invece le cose sono andate in altro modo: Fuortes ha comunque lasciato il vertice di viale Mazzini, perché come ha spiegato lui stesso «il clima politico» che si era creato non gli consentiva più di guidare la tv pubblica, mentre Lissner in attesa di essere defenestrato ha dato mandato ai suoi legali di impugnare la decisione.

 

Da mercoledì scorso il decreto 51 è all'esame delle commissioni Affari costituzionale e Bilancio riunite di Montecitorio. Il parere del Servizio studi della Camera, ad uso e consumo dei deputati in vista delle prossime votazioni, ovviamente, ha un suo peso. Da un lato è inevitabile che a questo punto la causa di Lissner prenda forza, e dall'altro è scontato che al momento del suo approdo in aula sul comma Lissner dall'opposizione venga posta la pregiudiziale di costituzionalità. Il Pd lo farà certamente, assicurano dalla Camera.

 

sangiuliano lissner sangiuliano lissner

Nulla da dire sulla decisione di vietare il conferimento di incarichi a titolo oneroso nelle fondazioni lirico-sinfoniche fissando un'età massima di 70 anni (invece dei 65 previsti in precedenza); pollice verso invece per la norma transitoria che prevede la cessazione anticipata dalla carica a decorrere dal 1° giugno per i sovrintendenti che, alla data dell'11 maggio 2023 (data di entrata in vigore del decreto 51), hanno compiuto il settantesimo anno di età, indipendentemente dalla data di scadenza degli eventuali contratti in corso. Una norma, questa, appunto studiata e scritta appositamente per rimuovere Lissner che i 70 anni li ha raggiunti giusto lo scorso 23 gennaio.

 

lissner lissner

Il Servizio studi, infatti, ricorda un precedente importante: la sentenza n. 15 del 2017 con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo un comma del decreto legge 95 del 2012 nel quale, in seguito a un processo di riorganizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, il governo dell'epoca faceva cessare tutti gli incarichi dirigenziali in corso a quella data conferiti a soggetti esterni all'amministrazione. «In proposito – specifica il Servizio Studi della Camera - la Corte ha infatti argomentato che "una cessazione automatica ex lege generalizzata di incarichi dirigenziali viola, in carenza di idonee garanzie procedimentali i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità».

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Oltre a questo c'è il danno economico che subiscono gli interessati da tenere presente (...)

 

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