“DIMENTICATEVI DI ME” – IL DRAMMA DI EMILIO FEDE: "SONO STATO SVEGLIATO DOPO LA MORTE DI MIA MOGLIE IN ALBERGO DA 2 POLIZIOTTI. SONO TERRIBILMENTE SCIOCCATO CHE LA MAGISTRATURA MI FACCIA SVEGLIARE ALLE 4 DEL MATTINO, CON MIA MOGLIE NON ANCORA UFFICIALMENTE SEPOLTA” - AFFIDATO AI SERVIZI SOCIALI, L’EX DIRETTORE DEL TG4 STA SCONTANDO UNA CONDANNA PER IL PROCESSO RUBY BIS A 4 ANNI E 7 MESI: “STO MALISSIMO, IN CARROZZINA, SOLO, HO PERSO MIA MOGLIE. MI DEVO SUICIDARE?”

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Candida Morvillo per corriere.it

 

Emilio Fede ha un filo di voce: «Sono terribilmente scioccato che la magistratura mi faccia svegliare alle quattro del mattino da due poliziotti, con mia moglie non ancora ufficialmente sepolta».

emilio fede diana de feo emilio fede diana de feo

 

È successo all’Hotel Santa Lucia di Napoli, nella notte fra il 24 e il 25 giugno. Giovedì, nella chiesa del Vomero, c’erano stati i funerali della moglie Diana De Feo, mancata il giorno prima a 84 anni. Lo stesso giorno delle esequie, l’ex direttore del Tg4 festeggiava, si fa per dire, il suo novantesimo compleanno. Da Milano, era arrivato a Napoli in auto, subito dopo aver appreso la notizia.

 

Affidato ai servizi sociali, sta scontando una condanna per il processo Ruby Bis a quattro anni e sette mesi. La visita degli agenti serviva a verificare che fosse in regola con le autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano sul trasferimento a Napoli.

 

emilio fede la confessione emilio fede la confessione

«Mi hanno svegliato. Sono stati un’ora, hanno controllato tutti i documenti e sono andati via», racconta lui, «sono un uomo in sedia a rotelle, arrivato qui con la mia assistente sanitaria salvadoregna, Magdalena, come si dice volgarmente, la mia badante. Regolarmente assunta. Se mi chiede come sto, le rispondo: male, malissimo, sto in carrozzina, ho perso mia moglie, la mia ragione di vita, stavamo insieme da sessant’anni e, da mesi, vivevo appeso alle notizie che la riguardavano.

 

Aveva subito un’operazione delicata e stava facendo la riabilitazione nella sua casa di Napoli. Io non potevo stare con lei perché Villa Lucia è meravigliosa, ma è piena di scale. Ho vissuto mesi passando le giornate a cercare di capire quando si sentiva di parlare al telefono. E mesi aspettando che arrivasse il giorno del mio compleanno, avendo chiesto il permesso di venire a Napoli per festeggiare con lei. Il giorno prima della mia partenza, lei è morta. Non ho fatto in tempo a vederla. Come sto? Sto in carrozzina, solo, cosa devo dire? Mi devo suicidare?».

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Ad aprile, Fede aveva subito un intervento chirurgico in seguito a un incidente stradale. Ora bene non sta, fa confusione con le date. Dice: «Ho il permesso per stare a Napoli fino al 29, domani devo partire e non mi faranno assistere alla tumulazione privata». Gli dici: direttore, oggi è il 26. E lui: «Rimarrà la bara davanti alla chiesa e io dovrò andarmene a Milano, in carrozzina. Ho parlato con l’avvocato, chiederò un certificato medico. Devo dare l’ultimo saluto a mia moglie».

 

Anche l’anno scorso Fede aveva raggiunto la moglie a Napoli per festeggiare il compleanno e, quella volta, gli agenti avevano fatto irruzione al ristorante, a ora di cena, e l’avevano arrestato. Aveva chiesto l’autorizzazione ma era partito senza accorgersi di non averla ancora ottenuta. Vicenda risolta in 24 ore, ma era difficile immaginare un compleanno peggiore. E invece. Adesso, non si sente di dire altro. Solo questo: «Dimenticatevi di me».

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