Estratto dell’articolo di Francesca Morandi per www.corriere.it
Il suo biglietto da visita?
«Mi chiamo Simone Bianchessi, ho 46 anni, vivo a Sergnano (Crema), sono impiegato in una ditta di trasporti di Bagnolo Cremasco».
Segni particolari?
«Non sono un bandito. Ho la fedina penale pulita. Tutt’al più ho preso, come capita a tutti, delle multe, ma le ho subito pagate».
E quindi?
«E quindi succede che da una decina d’anni, ogni volta che prendo un aereo, vado in vacanza, pernotto in un albergo, arrivano i poliziotti o i carabinieri. Cercano una tale Simone Bianchessi, donna, che deve aver combinato qualche cosa in Austria, ma non so quale reato, e sulla quale pende un mandato internazionale di cattura. Un caso di omonimia».
Una bella seccatura.
«Direi. Faccio delle figuracce involontarie davanti alla gente, in aeroporto perdo minuti».
Quando è successo la prima volta?
«Circa una decina di anni fa, a marzo ero andato in vacanza con gli amici a Las Palmas, Gran Canaria. Ero nella hall dell’albergo, sono arrivati in moto due poliziotti spagnoli. ‘Chi è Simone Bianchessi?’. Ingenuamente ho risposto: ‘Sono io’ ».
[…]
Altro giro, altra seccatura.
«Dopo tre, quattro anni è successo in un hotel a Milano. Alle 5 del mattino è arrivata la polizia, bussando alla mia stanza».[…]
[…] Quando ha scoperto qualche indizio in più?
«Ero in vacanza con amici in un campeggio nel sud delle Marche. Il giorno dopo che ero arrivato, mi hanno chiamato per presentarmi nella caserma dei carabinieri. Due mie amiche sono venute con me per capire che cosa stesse capitando. In caserma mi hanno detto che cercavano una donna, ma che di più non sapevano. Ed io ho risposto: ‘Perché cercate me che sono un uomo?’ Poi ho saputo che questa donna aveva fatto qualcosa in Austria. Null’altro. Mano a mano è successo a Noto, a Matera, a Paestum, a La Spezia. A Tropea ero in spiaggia. È stata un po’ comica».
Ovvero?
«Mi chiamano sul telefonino: ‘Deve venire in caserma con i documenti’. Ho detto che non andavo, perché ero in spiaggia e perché non avevo fatto niente. Tra l’altro, c’erano cento gradini da fare. ‘Se volete, venite voi’. E sono piombati loro. Mi hanno detto di uscire dalla spiaggia, di andare nel parcheggio. Ho mostrato i documenti: non ero io la persona che cercavano».
Ogni volta che va in albergo lei avvisa subito alla reception.
«Sì, l’ho fatto dopo quello che mi è capitato a Matera. Ero in un B&B. Alle 8 del mattino sono arrivati i poliziotti, la ragazza che gestiva si è spaventata. 'Oddio chi ospito?’. Da allora avviso, spiego. A Paestum, per esempio, l’ho spiegato in albergo quando ci siamo registrati. La sera, ero in stanza, stavo facendo la doccia. È salita la ragazza dell’hotel e mi ha detto: “Mi avevi avvisato stamattina. Ecco, sono di sotto che ti aspettano". I poliziotti sono arrivati anche a Riva del Garda. Mi hanno spiegato di essere stati mandati a controllare lo stesso, anche se già sapevano che ero un uomo e non una donna».
[…]
Insomma, lei ci ha fatto il callo, però…
«Però è fastidioso. Ormai, tutte le volte che accade, anche ai poliziotti e ai carabinieri scappa quasi da ridere».
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Vuole lanciare un appello?
«Al ministro dell’Interno Piantedosi, alla Prefettura di Cremona: che si mettano nei miei panni, che si mettano una mano al cuore e risolvano il mio caso».