“IO VOLEVO REALIZZARE ABITI CHE POTESSERO CONSENTIRE DI CORRERE E BALLARE” – LA RIVOLUZIONE A COLPI DI PEZZI DI STOFFA DI MARY QUANT, LA MADRE DELLA MINIGONNA, MORTA A 93 ANNI NELLA SUA CASA DEL SURREY – SIMBOLO DELLA “SWINGING LONDON” DEGLI ANNI ’60 E DELLA LIBERAZIONE FEMMINILE, LA SUA MINIGONNA VENNE RESA CELEBRE DA TWIGGY, LA MODELLA GRISSINO CHE LA INDOSSAVA CON COLLANT SPESSI E COLORATI, E STIVALI – PATTY PRAVO: “LA MINIGONNA LA METTEVO GIÀ PRIMA DI LEI…” - VIDEO

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1. MARY QUANT LA RIVOLUZIONE IN MINIGONNA

Estratto dell'articolo di Alessandra Rizzo per “la Stampa”

 

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È stata per tutti la «madre della minigonna», uno dei simboli della «Swinging London» degli Anni'60 e della liberazione femminile: la stilista inglese Mary Quant è morta ieri mattina all'età di 93 anni nella sua casa del Surrey. È stata una delle figure più influenti nella moda e della cultura nella Gran Bretagna del dopoguerra: la sua boutique a King's Road a Londra non vendeva solo vestiti, ma era uno dei punti di ritrovo per giovani, artisti e intellettuali che confluivano nel quartiere di Chelsea, dai Beatles e Rolling Stones a Brigitte Bardot.

 

«Ha rivoluzionato la moda ed è stata una fantastica imprenditrice», ha detto Twiggy, la modella «grissino» che contribuì a rendere la mini popolarissima tra le giovani donne di tutto il mondo. «Gli Anni 60 non sarebbero stati gli stessi senza di lei».

 

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Mary Quant era nata a Londra nel 1930; i suoi genitori erano maestri di scuola provenienti da famiglie di minatori gallesi, e volevano per la figlia una carriera convenzionale. Ma lei aveva altre idee: cominciò a studiare arte, e ben presto conobbe quello che sarebbe diventato suo marito, l'eccentrico aristocratico Alexander Plunkett Smith. Insieme i due aprirono, nel 1955, la boutique Bazaar a Chelsea, dove si poteva entrare fino a tardi, ascoltare musica jazz e bere un bicchiere in mezzo ai giovani bohémien della capitale. Da qui partì la rivoluzione della moda: linee essenziali, vestitini a trapezio, colori vivaci, materiali sintetici. E, naturalmente, la minigonna, portata con collant spessi e colorati, e stivali.

 

Se sia stata davvero lei a inventarla, o lo stilista francese Andrè Courrèges, è materia di dibattito. Ma sul fatto che sia stata Mary Quant a renderla popolare in tutto il mondo non ci sono dubbi.

 

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[…] Né lei sembrava voler rivendicare la paternità dell'indumento simbolo di una generazione, sostenendo invece di essere stata brava a captare lo spirito del suo tempo. «Sono state le ragazze di King's Road a inventare la mini», diceva. «Io volevo realizzare abiti che potessero consentire di correre e ballare». E ricordava come le giovani clienti volessero gonne sempre più corte. Seguirono accessori, scarpe, una linea di cosmetici, persino una bambola chiamata Daisy, la margherita che era il suo logo.

 

[…] «Il buon gusto è morte», disse una volta al Guardian. «La volgarità è vita».

 

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2. PATTY PRAVO "ORE A FARE SHOPPING A LONDRA MA SAPEVO CUCIRLA ANCHE DA SOLA"

Estratto dell'articolo di Marinella Venegoni per “la Stampa”

 

Tutto, in Patty Pravo, parte sempre da Venezia. La città dov'è nata, la città che par di capire le andava stretta fin da adolescente. Allevata dai nonni paterni, affezionatissima al nonno Domenico direttore dei Tabacchi, alla sua morte decise che lì non ci voleva più stare: «Ho annunciato alla nonna che dopo otto anni ero stufa del Conservatorio e, con la scusa di un corso d'inglese, sono saltata in auto con alcuni amici e siamo andati a Londra», ricorda. Era il 1965.

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L'inglese s'imparava anche per strada, la curiosità della bellissima fanciulla andava altrove, alle zone più appetibili della Swinging London: «Ci si infilava a ballare, si cantava.

E mi sono scatenata nelle strade della moda, sono andata da Biba e sì, non mi sono persa neanche Mary Quant, mi ricordo anche di averla vista. Ho fatto il pieno di vestiti, poi sono andata a Roma e sono approdata al Piper».

 

Chiedere particolari alla memoria di Nicoletta Strambelli è un po' complicato, quel che è certo è che era una ragazza molto sveglia, e sostiene anzi che lei nell'epoca della minigonna ci entrò da prima, danzando: «Mi piaceva, come a tutte le ragazze, e la mettevo. Era nell'aria, e anzi la mettevo già prima: mi ricordo che prendevo un sacchetto di stoffa (allora era beige), tagliavo il fondo, me lo infilavo e stringevo in vita il laccetto della parte superiore, come cintura».

 

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«[…] In quel periodo a Londra c'erano minigonne da tutte le parti: Mary Quant fu geniale, perché riuscì a pubblicizzare questa novità della minigonna che però era già nell'aria, e se ne impadronì, la ufficializzò, fece una pubblicità moderna, le diede un'impronta fino a farla diventare una cosa sua. Dalla sua parte aveva Twiggy. Nel suo negozio poi non si trovavano solo le minigonne, c'erano i prodotti di bellezza, il trucco che cambiava e le ragazze che insegnavano come truccarsi a noi clienti, inglesi e straniere, che pendevamo dalle loro labbra. Carnaby Street era così affollata che non si riusciva a camminare».

[…]

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