“JOHNNY DEPP? LO DIFENDO, MAI STATO VIOLENTO” – LA VITA A TINTE GLAMOUR E FOSCHE DI VANESSA PARADIS, TRAVOLTA DAL SUCCESSO A 14 ANNI, OGGI A 48 ANNI RECITA PER SUO MARITO SAMUEL BENCHETRIT: “I PRIMI DUE ANNI DOPO “JOE LE TAXI” FURONO DIFFICILI. IL SUCCESSO MI TRAVOLSE COME UNA TEMPESTA. IL PUBBLICO VENIVA NUTRITO CON LA MIA STORIA. E' FINITA CHE PRIMA MI HANNO AMATO E POI MI HANNO ODIATO” - VIDEO

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Renato Franco per il "Corriere della Sera”

 

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L'attrice con una vita da film: uno strepitoso successo ad appena 14 anni con il brano Joe le taxi , due figli con Johnny Depp - che ha sempre difeso («assurdo, è una persona e un padre gentile generoso, mai violento») -, un marito sposato tre anni fa con cerimonia bucolica, il regista Samuel Benchetrit che a sua volta era stato sposato con l'attrice Marie Trintignant, uccisa in modo barbaro e selvaggio da Bertrand Cantat. Cinema, musica e gossip a tinte glamour e fosche, un impasto che è nel dna di Vanessa Paradis che a 48 anni ha ancora il fisico di una ragazzina che deve crescere.

 

Come fu, così giovane, dover gestire un successo così fragoroso?

«Il successo mi travolse come una tempesta. Soprattutto i primi due anni fu difficile, perché i giornalisti erano violenti e crudeli con me. Joe le taxi in Francia fu un fenomeno: tv, radio, giornali, tutti ne parlavano, il pubblico veniva nutrito quotidianamente con la mia storia. È finita che prima mi hanno amato e poi mi hanno odiato».

 

Lei aveva solo 14 anni.

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«Quando sei così piccola è tutto più complicato da affrontare, perché a 14 anni nessuno si sente bene con se stesso, devi ancora crescere, formarti. Essere un personaggio pubblico a quell'età non è normale. Mi hanno aiutato tantissimo i miei genitori, non mi hanno mai spinto, anzi al contrario. Ma ero io a chiedere di entrare in quel mondo. E se ho affrontato tutto questo e sono passata oltre è perché amo questo lavoro e desideravo farlo».

 

È protagonista del film «Cette musique ne joue pour personne», questa musica non suona per nessuno (in sala prossimamente distribuito da I Wonder Pictures). Il film corre sul filo del grottesco e dell'assurdo, unica via per accettare la durezza della vita quotidiana. È diretta da Samuel Benchetrit, suo marito. Che effetto fa?

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«Mette soggezione. Pensi che lui si aspetta molto da te, soprattutto in un film corale come questo, sai che non puoi deludere il regista e il marito insieme. Sapevo di dover essere brava a tutti i costi se no mi sarei vergognata. Mi chiedevo: sarò capace? Pensavo: il film di tuo marito che fallisce per colpa tua, un disastro. Quando immagini le cose ti viene ansia, ti stressi, ma poi per fortuna tutto scompare quando lavori».

 

È un film che parla di amore e violenza, di poesia e teatro. Perché vederlo?

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«Perché lancia un messaggio che tocca tutti noi: ovvero come l'arte possa cambiare e rendere la nostra vita migliore, lenire i dolori, aprire il nostro mondo. Ci sono tante persone che non sono fortunate, che fanno un lavoro che sono costretti a fare e non gli piace. Invece l'arte, come lo sport, rende più felici: se vai a vedere una bella mostra, un bel film ti si apre il cuore. L'amore e l'arte rappresentano un riscatto per tutti i personaggi, la tenerezza vince sul crimine».

 

Si riconosce in questa donna che ha perso il marito ma è felice? Ride.

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«Il bello di fare gli attori è vivere tante vite e dimenticarci di noi stessi quando lo facciamo. In comune io e la donna che interpreto abbiamo questo: la gioia di recitare, il piacere di essere sul palco. Ma non confondo mai i piani: la mia vita rimane sempre più importante del mio lavoro».

 

Si sente più cantante o attrice?

«La musica è sempre stata più importante del cinema per me, perché è il mio mondo: sono io che prendo le decisioni, sono io che creo la mia musica, sono più libera. Allo stesso tempo è un investimento emotivo più pesante. Con i film è diverso: il cinema è una creazione di altri dove spesso devi aspettare che qualcuno ti chiami e se non succede ti vengono dubbi, ti poni delle domande».

 

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Qual è il giorno che vorrebbe rivivere?

«La prima volta che ho visto gli occhi dei miei figli».

 

Gli occhi di sua figlia Lily-Rose Depp oggi hanno 22 anni, anche lei ha deciso di fare l'attrice: che consigli le dà?

«A volte ci confrontiamo ma poi decide lei, sa cosa vuole e sa cosa non vuole. Ha fatto il primo film quando aveva solo 15 anni. Io ero spaventata che facesse un lavoro pubblico dove tantissime persone ti giudicano così presto. Ma cosa potevo dirle? Come potevo essere credibile sui miei timori? Io che ho iniziato un anno prima di lei».

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