“MANTENIAMO ANCORA MARIUPOL, MA IL NEMICO HA PRESO PIEDE IN CITTÀ. SIAMO ASSEDIATI” – IL BATTAGLIONE AZOV E’ L’ULTIMA DIGA CONTRO I RUSSI: “NESSUNA RISORSA ARRIVA QUI QUI MA POSSIAMO RESISTERE A LUNGO GRAZIE ALLA NOSTRA MOTIVAZIONE. I PROBLEMI PRINCIPALI SONO LE RISORSE UMANE E LE ARMI ANTICARRO” – I CIVILI IN FUGA DA MARIUPOL, TRA MALATTIE DELLA PELLE, ACQUA BEVUTA DALLE POZZANGHERE, ESPLOSIVI RESPIRATI PER SETTIMANE…

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CADAVERI IN STRADA A MARIUPOL CADAVERI IN STRADA A MARIUPOL

UCRAINA: AZOV, ASSEDIATI A MARIUPOL MA PRONTI A RESISTERE

(ANSA) - "Manteniamo ancora Mariupol, ma il nemico ha preso piede in città. Siamo assediati, nessuna risorsa arriva qui ma possiamo resistere a lungo grazie alla nostra motivazione. I problemi principali sono le risorse umane e le armi anticarro". Lo ha dichiarato in un'intervista alla televisione polacca il capo di stato maggiore del reggimento Azov, Bogdan Krotevich, in merito all'assedio della città del sud dell'Ucraina.

 

MARIUPOL MARIUPOL

IN FUGA A PIEDI DA MARIUPOL «COME OMBRE, NON SANNO DI ESSERE VIVI»

Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

 

La ragazza si muove veloce, precisa. Riempie il bicchierone di plastica con il brodo, lo mette con gli altri per non lasciare spazi vuoti. Intanto controlla che dal tavolo non manchino mai 5 piattini di riso e gulasch. Ha l'atteggiamento zelante di chi è alla sua prima ora di lavoro e invece è qui da una settimana. Ieri aveva una maglia nera con le braccia scoperte e i jeans grigi.

 

fosse comuni a mariupol fosse comuni a mariupol

Chi stava servendo invece indossava minimo tre maglie più cappelli e giacconi. Loro sono i fuggiaschi da Mariupol, i dimenticati dal mondo, gli assediati, i bombardati, gli affamati col freddo nelle ossa. La ragazza si chiama Olga e si è caricata sulle spalle il senso di colpa di tutti noi. Se li guardasse negli occhi scoppierebbe a piangere e allora li serve. Veloce per schivare il magone. Da una settimana.

 

Roxana Bogdanova, invece, è pediatra. Sta a pochi metri dalle minestre di Olga in una sorta di minuscolo ambulatorio. È lì per chi vuole una pastiglia, un consiglio. «Il loro corpo non riesce a produrre abbastanza calore. Hanno bronchiti e polmoniti.

mariupol devastata dai bombardamenti russi mariupol devastata dai bombardamenti russi

 

Un'enorme quantità di malattie della pelle. Un mese senza lavarsi lascia il segno. Di denutriti ne ho visti pochi, disidratati di più, ma io posso controllare solo l'involucro.

Hanno bevuto l'acqua dalle pozzanghere o, quando andava bene, dal fiume. Non so cos' è finito nei reni. E gli esplosivi che hanno respirato per settimane? Cosa faranno ai polmoni? E poi, li ha visti? Cos' hanno vissuto? Qui non serve lo psicologo, prima devono realizzare che sono vivi».

 

I fuggiaschi di Mariupol sono le «ombre dolenti» di cui scriveva Irène Némirovsky.

Arrivano a Zaporizhzhia con il contagocce. Venerdì ne sono filtrati dal Mare d'Azov 6.200, di cui 3.071 da Mariupol. Sabato forse altrettanti. La Turchia sta proponendo di inviare una nave. Il porto di Mariupol sarebbe agibile ed è molto vicino all'area controllata dagli ucraini. Basterebbe un cessate il fuoco e, senza controlli, chiunque potrebbe imbarcarsi.

mariupol devastata dai bombardamenti russi mariupol devastata dai bombardamenti russi

 

Via terra, invece, il «corridoio umanitario» che la Croce Rossa sta cercando di aprire, per il momento, è solo una crepa nell'assedio russo. Visto che i pullman non arrivano, visto che le automobili funzionanti sono quasi finite, la gente scappa a piedi. «Abbiamo resistito 30 giorni. Nascosti nella botola della cantina, con la casa senza tetto. I vicini morti come la cagna colpita dalle schegge. Avevamo scorte per restare ancora - dice Ivan, padre di Ilona, 15 anni, e Milan 10 -, ma non ce la facevamo più mentalmente. Capivamo dal rumore dove sarebbero cadute le bombe. Mentre cucinavamo all'aperto, avevamo 6 secondi per nasconderci prima dell'esplosione».

 

mariupol dall alto dopo i bombardamenti russi mariupol dall alto dopo i bombardamenti russi

Troppo. E allora via, a piedi, in mezzo alla battaglia. Per superare il fiume hanno strisciato sulle condutture del riscaldamento, per passare tra i cecchini hanno solo pregato. «Russi, ucraini, non so». Sulla strada i cadaveri di chi ha avuto un trattamento diverso. Da Mariupol a Berdnyansk sono 40 chilometri con decine di check point russi. Ogni volta Ivan è stato fatto spogliare e, ogni volta, senza tatuaggi sospetti, è sopravvissuto. Nella zona della città già sotto controllo russo, invece, ci sono bus che partono regolarmente verso la Russia. Basta iscriversi e si sale. Cosa succeda a destinazione non è chiaro. Kiev usa la parola «deportazione» e sostiene che agli sfollati vengano sottratti i documenti.

cimiteri improvvisati a mariupol 1 cimiteri improvvisati a mariupol 1

 

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