Giuseppina Manin per "Il Messaggero"
Le scorpacciate di ultraviolenza, i bicchieroni di «latte+» rinforzato alla mescalina, la Nona di Beethoven, sono istantanee lontane ma indelebili. «Avevo 27 anni quando mi ritrovai sul set dell'Arancia meccanica di Kubrick - ricorda Malcolm McDowell -. In tuta bianca, bombetta nera e bastone alla Charlot, ciglia finte sotto l'occhio destro. La tenuta da combattimento di Alex, il cattivo ragazzo fuori di zucca come "un'arancia a orologeria", secondo il titolo del romanzo di Burgess ispiratore di un film che ha segnato la storia del cinema. E anche la mia».
Successe 50 anni fa. La bomba all'Arancia esplose prima a New York, dicembre 1971, quindi in Gran Bretagna. Gran successo, grandi polemiche, proteste e minacce. Tanto che lo stesso Kubrick, spaventato da tutta quella violenza collaterale, chiese alla Warner Bros di toglierlo dalle sale. E così fu. Ritirato dopo 16 settimane, sequestrato per 27 anni. Uscito di nuovo nel 2000, Kubrick ormai morto. In Italia lo si vide nel '72, dopo la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia. Censurato dalle tv, la prima a mandarlo in onda, 25 settembre 2007, fu La7. Mezzo secolo dopo resta ancora un film rovente.
Avevamo lasciato Alex capo della polizia. Chi sarebbe oggi?
«Un vecchietto anche lui. Il bastone che allora usava per picchiare ora lo usa per camminare. È sempre stato molto intelligente, ha senz' altro trovato il modo di sopravvivere, sa approfittare delle situazioni, manipolare le persone. E poi, tutti hanno diritto a una seconda chance» avverte l'attore atteso l'anno scorso al Bergamo Film Meeting poi annullato causa Covid.
È mai riuscito a liberarsi davvero di lui?
«Per me è stato un'arma a doppio taglio: mi ha dato grande fama ma mi ha segnato. Mi venivano offerti sempre personaggi simili. Tuttavia sono stato fortunato, ho girato un centinaio di film, molte serie tv, e via via sono riuscito a allontanarmi da lui».
Amava Alex?
«Più che Alex ho amato Kubrick. Un vero genio anche se, mentre lavoravo con lui, non me ne rendevo conto. Mi aveva chiesto di partecipare al processo creativo scrivendo delle mie battute e improvvisando. In lui c'era una vena di humour grottesco, per il resto sul set era molto misurato, non alzava mai la voce e trattava la troupe con rispetto. Ma lo infastidivano le regole sindacali, non capiva perché a un certo punto tutti se ne andassero a casa mentre lui sarebbe rimasto all'infinito. Richiedeva molto agli attori, era anche duro».
Lo riguarda mai?
«Non più. Dovrò farlo in occasione della festa che si sta preparando».
Quando uscì, la violenza che si mostrava fu uno choc. Oggi?
malcolm mcdowell arancia meccanica 1
«Era una violenza psicologica e filosofica. Molto diversa da quella che vediamo nei film oggi. Io ho 5 figli, l'hanno visto per curiosità verso di me, ma dopo i massacri di Columbine e le stragi terroristiche, non fa più così effetto. Però la violenza di stato di cui Alex è vittima è stata profetica di tante violenze legalizzate»
Il famoso «Programma Ludovico», una scena fin troppo realistica, con quelle mollette applicate agli occhi...
«Mi hanno causato una lesione della retina. Lì per lì non sentivo niente perché mi facevano l'anestesia, ma quando l'effetto scompariva, il dolore era terribile».
Non ha mai pensato: adesso esagera?
«Certo. Ma sapevo che Stanley non lo faceva per sadismo ma far passare il suo punto di vista. Tutti abbiamo pagato il nostro prezzo, Kubrick e la sua famiglia sono stati minacciati. Ai tempi giravano per Londra degli hooligan vestiti come Alex e i suoi compagni. Era una situazione abbastanza paurosa».
Cosa prova quando ascolta la Nona di Beethoven?
«Mi si rizzano tutti i peli del corpo! Scherzi a parte, con la Nona ho un rapporto quasi d'amicizia. L'uso che ne ha fatto Kubrick nel film è strumentale al messaggio. Secondo lui la marcetta della Nona era crudelmente eccitante, perfetta per evocare la violenza».
Dopo ha girato anche «Caligola». Che ricordo ha di Tinto Brass?
«Di una persona eccezionale. Peccato che quel film sia stato tradito dai produttori, ne hanno stravolto il senso. Tuttavia l'idea originale di Tinto si può ancora intravedere».
Che rapporto ha con l'Italia?
«Amo la sua cultura, la sua gente. E Fellini, genio alla pari di Kubrick».
Nuovi film in uscita?
«In Gran Bretagna ho appena girato una serie comica con Nick Frost, Truth Seeekers , un Ghostbusters in salsa britannica. E poi c'è il film di Davide Ferrario, Blood on the Crown , girato con Harvey Keitel, sulla rivolta di Malta contro gli inglesi».
E lì lei che ruolo fa?
«Il cattivo, naturalmente».
arancia meccanica 2 malcolm mcdowell arancia meccanica 2 stanley kubrick sul set di arancia meccanica kubrick e alex in arancia meccanica ARANCIA MECCANICA KUBRICK 1 arancia meccanica scene ARANCIA MECCANICA KUBRICK IL SET DI ARANCIA MECCANICA STANLEY KUBRICK SUL SET DI ARANCIA MECCANICA STANLEY KUBRICK SUL SET DI ARANCIA MECCANICA ARANCIA MECCANICA arancia meccanica poster di arancia meccanica arancia meccanica ARANCIA MECCANICA arancia meccanica 1 arancia meccanica arancia meccanica 3 malcolm mcdowell arancia meccanica