Estratto dell’articolo di Romina Marceca per “la Repubblica - Roma”
Presa a schiaffi, pugni e costretta in un’occasione a lanciarsi dall’auto in corsa durante un servizio vicino Castel Sant’Angelo per sfuggire alle botte. È scandalo nella polizia locale. Finisce sott’inchiesta uno dei sindacalisti di punta di Roma e istruttore del corpo. A denunciarlo alla polizia è stata una collega con la quale aveva una storia e che lavorava con lui nel Gruppo Prati. La procura ha iscritto il nome del sindacalista sul registro degli indagati con le accuse di lesioni e minacce aggravate. […]
[...] Lui le prometteva, secondo quanto riportato nella querela presentata in polizia, che avrebbe lasciato la moglie. I due convivevano nella casa di lei quando la coniuge era fuori per lavoro o vacanza.
Una relazione che si nutriva di un equilibrio precario ma che per la vittima « è stata florida e senza liti per i primi sei mesi». «Più passava il tempo e più diventavo gelosa e gli facevo delle scenate », racconta la poliziotta. Al primo anno di relazione arriva il primo schiaffo. « Mi ha colpita così forte che ho perso l’equilibrio e sono caduta a terra» , ricostruisce la vittima. Da quel momento inizia una escalation di atti violenti diradati nel tempo nei confronti della donna che ha sempre rinunciato a denunciare perché «lui mi chiedeva di perdonarlo. Si diceva pentito e io non sono mai andata in pronto soccorso e nemmeno alla polizia».
L’episodio più grave, che precede quello che ha poi convinto la donna maltrattata che quella relazione era tossica, avviene proprio a bordo della volante della polizia locale. «Eravamo in servizio, avevamo avuto un diverbio perché avevo scoperto che sua moglie mi aveva bloccato sui social. Ero convinta che fosse stato lui per timore che io le rivelassi tutto. A un certo punto, lui era alla guida, mi ha dato un pugno alla tempia con la mano destra – spiega alla polizia la donna – e ho battuto la testa contro il finestrino. Per difendermi ho scagliato contro di lui la stampante dell’auto».
A quel punto la violenza prende il sopravvento. «Mi ha dato due pugni allo stomaco, non sapevo come farlo smettere. Per fortuna non andavamo molto veloce e ho deciso di lanciarmi fuori dalla macchina. Eravamo vicino Castel Sant’Angelo, lui mi ha raggiunta dicendomi di salire in auto e scusandosi ancora una volta. Non feci alcun rapporto al comando» . La poliziotta decide di chiedere ai suoi superiori però « di non mettermi più in servizio con lui » . Non spiega nulla, non fornisce particolari: «Lui è una persona influente all’interno del corpo della polizia locale, ha conoscenze di spicco. E nonostante il mio timore la relazione è andata avanti».
Fino al 6 giugno scorso quando la vigilessa è stata di nuovo bersaglio della violenza del compagno. […]« tre pugni alla testa». Esasperata dall’ennesimo maltrattamento, la donna gli ha lanciato contro una tazza con dentro una tisana. Questo gesto ha scatenato la furia: «Mi ha messo una mano sul collo per soffocarmi, con l’altra mi tratteneva le braccia al muro, l’ho graffiato, poi gli ho dato un calcio in mezzo ai pantaloni».
A salvare la donna è stata un’amica che ha citofonato all’improvviso. « La sera lui ha risposto al mio messaggio dicendo che ero pazza e che non voleva più vedermi » , è la conclusione della relazione. La vigilessa, in preda a un malore, si presenta in pronto soccorso dove le vengono prescritti cinque giorni di prognosi per contusioni. Parte la denuncia e l’incontro con la polizia che consiglia alla vittima di affidarsi a un’associazione contro la violenza sulle donne.
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