Estratto dell’articolo di Enea Conti per il “Corriere della Sera”
Sono passati tre anni dalla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa trentunenne originaria di Forlì, di cui si persero le tracce il 4 maggio del 2021 in val di Non, nel Trentino, vicino al lago di Santa Giustina. «Non aver mai potuto rivedere il suo corpo — racconta la sorella Emanuela — non ci ha permesso ancora di chiudere il cerchio. E nella sua stanza, qui a Forlì, c’è ancora il suo odore».
Dal novembre del 2020 al febbraio del 2021 Sara Pedri aveva lavorato nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Qui sarebbe stata vittima di mobbing. La Procura trentina che ha indagato per maltrattamenti Saverio Tateo e Liliana Mereu ai tempi primario e vice primario del Santa Chiara, ora a processo.
[…]
Si rimane in un limbo?
«Si. A volte il tempo rallenta, sintomo dell’impazienza di avere risposte. Poi all’improvviso diventa veloce. Accade quando riusciamo a riempirlo di un senso. Lo stiamo facendo con una serie di progetti, perché il sacrificio di Sara non può essere stato vano. Poi entriamo nella sua stanza».
Ed è identica a prima?
«Si. C’è ancora il suo odore. Sara è rimasta nel cuore di molti, tanto che abbiamo riposto qui tutte le lettere che le sono arrivate. […] A Catanzaro Sara visse un periodo felice. Catanzaro e Trento: la luce prima, il buio poi. Due destini diversi che la vita le aveva mostrato».
Ha parlato di progetti. Quali?
«Abbiamo costituito un’associazione nazionale antimobbing, l’Aps “Nostos”, parola greca che significa “viaggio” […]».
Torniamo a Sara. Il suo corpo non verrà più cercato?
«Non ci saranno più ricerche anche se il Capitano dei carabinieri di Cles Guido Quatrale ci ha promesso che nella zona del lago gli occhi saranno sempre aperti. Ecco, il calore delle persone ci ha permesso di trasformare l’assenza in presenza».
sara pedri 6 sara pedri 4 sara pedri 3 sara pedri 2 liliana mereu col primario saverio tateo