Ilaria Sacchettoni per "www.corriere.it"
parroco e vice lasciano i voti
Assieme hanno rinunciato al sacerdozio. Assieme chiedono, ora, che la loro decisione sia rispettata. Per interrompere forse l’ondata di curiosità che aveva colpito la comunità di Città di Castello dopo la notizia — divulgata la settimana scorsa — della rinuncia al sacerdozio da parte di don David Tacchini e don Samuele Biondini, i due sacerdoti della parrocchia di San Pio X che si sono innamorati e hanno ottenuto la dispensa dal celibato chiedono coralmente il rispetto della propria riservatezza.
E smentiscono le voci più maligne che li volevano sul punto di diventare padri: «Smentiamo la notizia diffusa che stiamo per diventare padri» dicono. La notizia imprudentemente veicolata da qualche trasmissione televisiva aveva tenuto banco per giorni. Ebbene, spiegano l’ex parroco e il suo vice, si tratta di rumori senza fondamento.
david tacchini in prima fila a destra
I due sacerdoti ringraziano i parrocchiani
La comunità di fedeli si era dimostrata particolarmente comprensiva nei confronti di padre Samuele e don Daniele, molto amati dai loro parrocchiani («sono due santi!») e la loro reputazione ne era uscita, se possibile, rafforzata. Motivo per cui ora i due ex sacerdoti ringraziano tutti: «Ringraziamo tutti coloro che hanno manifestato il loro affetto nei nostri confronti e tutte le persone con le quali abbiamo camminato e continueremo a camminare nell’amore di Gesù».
i parroci che hanno mollato i voti per la gnocca
La frase suona come un proposito, quello di proseguire nell’esperienza religiosa pur dall’esterno della comunità pastorale. Ma ai due preme soprattutto smentire alcuni virgolettati riportati da qualche giornale romano nei giorni scorsi: «Le affermazioni che ci sono state attribuite — dicono — in alcuni casi virgolettandole non sono mai state rilasciate da noi».
La dispensa dal celibato
I rimpianti, se ci sono, sono un fatto interamente privato, dicono: «Abbiamo soltanto chiesto e ottenuto la dispensa dal celibato. Conseguentemente, secondo le norme vigenti non possiamo esercitare il ministero. Abbiamo scelto di non parlare della nostra vita nei giornali o in tv perché crediamo più consono affrontare tale tema in un contesto di relazioni umane e di autenticità». Poco mediatici, molto riservati.