Daniela Lauria per www.blitzquotidiano.it
“Innocent Oseghale mi disse che iniziò a tagliare una gamba a Pamela quando era ancora viva”. E’ il racconto choc di Salvatore Marino, il collaboratore di giustizia e super testimone nel processo contro il nigeriano imputato per la morte della 18enne romana, il cui cadavere fatto a pezzi fu trovato un anno fa in due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza. Marino, che con Oseghale ha condiviso la cella per due settimane, nel carcere di Ascoli Piceno, ha riferito dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Macerata le confessioni ottenute in carcere dal nigeriano.
Per cento minuti è stato interrogato dal procuratore Giovanni Giorgio che un anno fa aveva raccolto la sua testimonianza nel carcere di Marino del Tronto. Marino ha raccontato il suo complesso rapporto con Oseghale e confermato tutti i macabri particolari sulle ultime ore di vita di Pamela. “La ragazza – ha detto – ha incontrato Oseghale ai Giardini Diaz di Macerata e gli chiese eroina, ma lui le rispose che vendeva solo erba e che la poteva fare arrivare”. La droga l’avrebbe portata “Lucky Desmond e fu pagata da Pamela con una collanina, che le regalò la mamma”. Il nigeriano gli avrebbe poi raccontato che “pagò due euro e mezzo la siringa” e che poi, “insieme al connazionale e a Pamela salirono nell’appartamento di Via Spalato”. In casa, la 18enne consumò la dose di eroina quindi si alzò dal divano e “Desmond provò ad approcciarla sessualmente”: Pamela non accettò e ricevette uno schiaffo, che la fece cadere a terra priva di sensi.
A quel punto, è sempre il racconto di Marino, “Desmond andò via, perché la ragazza non faceva niente”. In casa, Pamela restò sola con Oseghale, “che la rianimò con l’acqua” e subito dopo avrebbe avuto “un rapporto sessuale completo” con lei. In seguito alla presunta violenza, “Pamela voleva andare via, tornare nella sua casa di Roma in treno, ma voleva denunciare Oseghale”.
Secondo il racconto di Marino il nigeriano “non voleva che Pamela andasse via. Si sono spinti davanti alla porta e qui Oseghale le avrebbe dato una prima coltellata all’altezza del fegato, usando un coltello grande”. Pamela finisce a terra e Oseghale “chiama al cellulare un connazionale”, ma non trova assistenza. Oseghale rientra a casa: “Mi ha detto che era convinto che Pamela fosse morta e comincia a sezionarla, a partire dalla gamba. Ma lei si mosse e si lamentò e, a quel punto, le diede una seconda coltellata”.
“Le sue ossa erano dure”, avrebbe confessato il nigeriano al pentito. Secondo il suo racconto, “voleva mettere la ragazza in un sacco, ma il corpo non entrava e quindi l’ha tagliata, mettendo i pezzi del corpo in due valigie”. Poi “ha chiamato un taxi, perché voleva buttare le due valigie dove non si dovevano trovare”. “Durante il viaggio – è la conclusione del racconto del testimone – Oseghale avrebbe ricevuto più telefonate da parte della moglie, della quale era ossessionato, e preoccupato della sua reazione ha fatto fermare il taxi e ha abbandonato le due valigie”.
“Oseghale ha fatto tutto da solo?”, gli ha chiesto il procuratore Giorgio. “Non mi fece nomi di altre persone”, è stata la risposta secca di Marino.
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