“A PRIMA PORTA FANNO FINTA DI CREMARE IL DEFUNTO” – MAXI INCHIESTA SULLA TRUFFA AL CIMITERO DI ROMA: “AL POSTO DELLE CENERI SOLO TERRA E SASSI” - ALCUNE AGENZIE FUNEBRI INCASSANO I SOLDI, POI TI CONSEGNANO UN VASO DI TERRA MENTRE LA BARA LA SEPPELLISCONO NELL’AREA COMUNE...

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Giuseppe Scarpa per www.ilmessaggero.it

 

prima porta prima porta

Al cimitero di Prima Porta fanno finta di cremare il defunto. Alcune agenzie funebri incassano i soldi, poi ti consegnano un vaso di terra mentre la bara la seppelliscono nell’area comune. «L’ho stretta al petto. L’ho messa vicina al cuore. Poi l’ho sistemata nella tomba accanto a mio padre. In realtà l’urna cineraria di mia madre era solo un vaso pieno di terra, la cremazione non era mai avvenuta e la sua bara era stata sotterrata ad insaputa della mia famiglia.

 

Ma questo l’ho scoperto solo dopo». Paolo, il nome è di fantasia, vuole rimanere nell’anonimato, ancora è scosso. Ma il suo racconto, apre uno squarcio su ciò che accade a Prima Porta. Il suo non è un caso isolato. La maxi inchiesta è nelle mani del pm Paolo Marinaro, magistrato che ha aperto un fascicolo per truffa. Gli inquirenti ritengono si tratti di un sistema collaudato che coinvolge diversi attori in campo, tra cui numerose agenzie funebri.

 

«Sono sicuro di non essere stato l’unico», afferma la vittima. Ecco la sua storia: «Mia madre muore il 15 maggio del 2019. Aveva 92 anni. Mi aveva chiesto di essere sistemata accanto all’uomo della sua vita, il marito, mio padre. Lo spazio nella tomba, al Verano, era insufficiente. L’unico modo era cremarla». Paolo e la sua famiglia contattano l’agenzia funebre. «Pago subito i 900 euro. Tuttavia, prima della cremazione, passa molto tempo. Chiedo spiegazioni e loro mi dicono che c’erano lunghe liste d’attesa». Nel frattempo, spiegano a Paolo, che la salma è conservata in una cella frigorifera. «Io insisto perché avvenga la cremazione». Passano ancora dei mesi.

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«Mi telefonano il 26 dicembre (2019) dicendomi che l’indomani mattina alle sei l’avrebbero cremata». Alle sette e mezza Paolo incontra fuori dal Verano un dipendente dell’agenzia funebre. «Scende dalla sua smart con l’urna cineraria. Io abbraccio il vaso con le ceneri, lo porto al cuore. Poi ci dirigiamo nella tomba di mio padre. E qui viene tumulata». Passano le feste e Paolo riceve una lettera dall’Ama. «Apro la busta e mi si chiedeva di versare una tassa. Pensavo fosse collegata alla cremazione. La cosa mi è parsa strana. Perciò chiamo e mi viene detto che dovevo pagare perché la bara di mia madre era stata sotterrata a Prima Porta».

 

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Alla fine corre al cimitero e dai registri verifica che effettivamente la madre era stata sepolta là dove gli aveva detto per telefono la dipendente Ama. In automatico le bare che, dopo una settimana non vengono inumate in una tomba, vengono seppellite in un campo comune a Prima Porta. Squilla di nuovo il cellulare. «Questa volta sono i carabinieri del nucleo radiomobile che mi convocano in viale dell’Oceano indiano. I militari si mostrano veramente comprensivi. Mi spiegano l’imbroglio che ho subito. L’indomani andiamo al Verano dove viene aperto il loculo di mio padre e prelevata l’urna cineraria.

 

Dentro c’erano solo sassi e terra. Ho pianto». «Fino all’esplosione dell’emergenza Coronavirus ogni giorno sono andato al cimitero di Prima Porta per mettere i fiori ad un cumulo di terra dove sotto è stata interrata la bara di mia madre. Ho sistemato tutto, ho cercato di rendere la cosa più decorosa. Sono certo che il mio non è un caso isolato». Anche la procura di Roma ne è convinta. I carabinieri del nucleo radiomobile sono al lavoro.

 

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