Estratto dell’articolo di Paolo Mastri per “Il Messaggero”
Un caffè al bar della scuola, un istituto tra i più frequentati di Pescara, per parlare del «periodo un po' così» che entrambe stavano vivendo. Lei è la prof di materie scientifiche da poco arrivata in città, l'altra è l'allieva di 14 anni. Da lì una "frequentazione" finita con una misura cautelare a carico della docente, sospesa per un anno dall'insegnamento con l'accusa di abusi sessuali aggravati sulla ragazza.
Un caffè dopo l'altro, uno scambio serrato di Whatsapp sempre più espliciti che poi sfociano in abbracci e carezze proibite, incontri furtivi in palestra e nei laboratori. Dal primo incontro sarebbe nata una "relazione" durata un paio d'anni, tra la studentessa e la prof che all'epoca aveva 53 anni.
Per la procura e gip, ma soprattutto per la legge, non conta il presunto consenso della ragazza, minore di 16 anni all'epoca: quanto accaduto, soprattutto nel corso dell'unico rapporto sessuale completo tra le due, è una violenza sessuale, per di più aggravata dalla posizione di potere dell'insegnante. È il rapporto precettore-allievo, insieme all'età della vittima a esporre la professoressa al rischio di un processo.
[…] La ragazza ha cambiato scuola: ha già raccontato ogni dettaglio alla psicologa scolastica che l'ha seguita per un periodo, dalla metà del 2023 fino a marzo scorso, quando il sospetto emerso dai colloqui è stato riassunto in un esposto alla questura di Pescara.
«A Capodanno è arrivata la botta finale», racconta la quattordicenne in preda alla confusione dopo la fine di quella relazione durante la quale ha dovuto subire litigi e gelosie. In piena notte la prof le scrive in un messaggio su whatsapp: «Quanto ti vorrei qua, se c'è la kiss cam in piazza ci baciamo?».
Cambia tutto. Da quel momento è impossibile, anche per un'adolescente, che ammette di aver già avuto esperienze sentimentali in precedenza, continuare a leggere nei ripetuti «amore», «tesoro», «piccola» di quella donna di oltre quarant'anni più grande soltanto i nomignoli di una seconda mamma.
Continuava a pensare «evidentemente anch'io per lei sono come una figlia e ci sta che una mamma ti chiama così». Se ne accorge, la studentessa, quando, ad aprile dell'anno scorso, accetta di incontrare la prof a casa sua. Quel giorno c'è assemblea di istituto e lei non ha lezione. Il rapporto viene decritto nei particolari, così come l'arredamento dell'abitazione, un superattico con la Jacuzzi sul terrazzo.
A dare maggiore credibilità alla deposizione, secondo il Pm Gabriella De Lucia che aveva addirittura richiesto i domiciliari per la prof, è il riscontro offerto dall'unica testimone d'accusa, l'amica del cuore, custode delle confidenze sulla love story: «Un giorno - scrive nel verbale - io stavo sulle scale... le ho viste mentre si baciavano».
L'allieva ha escluso qualsiasi costrizione. Ammette di aver già avuto esperienze sessuali in passato, mai con donne, e anche una personale preferenza per partner adulti. Ma questo elemento è irrilevante per la legge che considera invece "violenza" tutti gli atti sessuali con un minore di 16 anni. E sotto il peso di una storia enorme, la fragilità dei suoi quattordici anni finisce per ferirla. Vorrebbe mettere fine a tutto, non ci riesce. Vorrebbe tornare a concentrarsi sui libri, non ce la fa. Precipita in una crisi profonda, il rendimento scolastico ne risente, mentre la prof diventa possessiva, gelosa.
I litigi sono frequenti. Subentra la paura, di venire scoperta e giudicata nell'adolescente, delle inevitabili conseguenze penali nella docente. Inizia la trafila dei colloqui con la psicologa, mentre dagli smartphone scompaiono i messaggi compromettenti. Ma qualcosa si salva. […]