Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità”
Violento atto d'accusa del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo a Perugia contro il collega Stefano Fava. Il magistrato capitolino è parte civile nel processo contro lo stesso Fava e Luca Palamara, accusati di rivelazione di segreto relativamente a un esposto che riguardava un presunto conflitto di interessi del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Ma la segnalazione, quanto meno negli allegati, chiamava in causa anche Ielo per i rapporti di lavoro del fratello Domenico con Eni. Ieri il magistrato, davanti ai giudici umbri, si è concesso un lungo sfogo: «Sono tre anni che ricevo fango in faccia. Io penso che la cifra di un magistrato debba essere la sobrietà. Un magistrato deve difendersi nei tribunali e non sui giornali. Sono anni che covo e sto zitto».
EMILIA FARGNOLI, PAOLO IELO, PAOLA BALDUCCI E STEFANO PIZZA
Poi ha continuato, descrivendo l'ex collega come un fanatico delle manette: «Io mi fidavo di Fava, cercavo di difenderlo anche da sé stesso. Con lui si andava d'accordo fino a quando c'erano da fare richieste di misure cautelari, fino a quando si andava a testa bassa, ma le buone indagini non sono quelle in cui si manda in carcere qualcuno, sono quelle in cui si prendono i cattivi, ma sono anche quelle in cui si tira fuori dai guai chi non ha fatto niente, un innocente».
Quindi il discorso è passato sul faccendiere Piero Amara, suo vecchio «cliente»: «Io dissi che le dichiarazioni di Amara si potevano utilizzare se riscontrate, altrimenti ora mi ritroverei sulla vicenda Mediolanum a dibattimento contro Berlusconi in base ad accuse non riscontrate». Silvio Berlusconi venne prosciolto e Fava non firmò la richiesta di archiviazione.
«Mio fratello non ha mai avuto rapporti di lavoro con Amara» ha sottolineato Ielo. Anche se nessuno ha mai scritto il contrario. I due legali erano semplicemente consulenti della stessa azienda. L'aggiunto romano ha poi spiegato di avere «sempre pensato che i magistrati si possono dividere, possono discutere ma stanno sempre dalla stessa parte [] E invece ho scoperto poi che c'era qualcuno nell'ufficio contro di me».
Ielo ha accusato Fava di avergli «teso una trappola»: «Disattese la richiesta di fare uno stralcio sulla vicenda Eni-Napag sapendo che su quella vicenda mi sarei astenuto. Lui mi disse che c'era una tale interconnessione da non poterlo fare: questa cosa qui puoi dirla a uno che non fa il mestiere non a uno che fa questo lavoro».
Ielo ha, infine, offerto una sua rilettura della guerra per la nomina del procuratore di Roma del 2019, dandogli una chiave originale: «L'hotel Champagne non è stato un fatto di correnti. Bisognava nominare un procuratore della Repubblica di Perugia che fosse disponibile a fare indagini nei miei confronti, probabilmente perché io non vado a cene, non faccio incontri».
Questo autoritratto cozza un po' con i suoi stretti rapporti di lavoro con la stampa, con i suoi appuntamenti (magari non cene, ma certamente pranzi) con diversi giornalisti. Categoria che non di rado ne canta le gesta. Inoltre è il punto di riferimento di molti inquirenti, anche di altre città, che lo stimano e amano confrontarsi con lui. È considerato dai suoi capi un fuoriclasse nel contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione, anche se sempre più spesso il suo ufficio, nei procedimenti che sfiorano la politica, contesta il traffico di influenze illecite, una ipotesi fumosa, una corruzione che non ce l'ha fatta.
E non mancano, nelle sue inchieste, gli alti e i bassi come confermano le accuse a Virginia Raggi e Tiziano Renzi. Il problema di Ielo è che a congetturare suoi fantomatici conflitti d'interesse (ipotesi che il Csm cestinato) non era solo Fava, bensì una banda di faccendieri su cui stava indagando.
videoregistrazione di piero amara 4
Come l'avvocato Vincenzo Armanna, ex manager di Eni e grande accusatore della compagnia petrolifera. Un professionista oggi sotto procedimento per diversi episodi di calunnia. In una chat depositata agli atti del procedimento sul finto complotto ai danni dei vertici dell'Eni, Armanna spiega al giornalista di Report Luca Chianca quale sia il segreto della banda per provare a ridurre al minimo i danni delle inchieste giudiziarie.
La conversazione risale al 29 maggio 2019 quando sulla Verità e sul Fatto quotidiano erano stati pubblicati due articoli su un esposto del pm Stefano Fava al Csm in cui si faceva riferimento anche al presunto conflitto di interessi del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, a causa dei rapporti professionali del fratello Domenico con l'Eni. Ricordiamo che nella Capitale c'era un'inchiesta che riguardava Amara e gli affari illeciti della Napag, società a lui riconducibile, con alcuni manager infedeli della compagnia petrolifera.
Armanna suggerisce al cronista alcune domande, tra cui queste due: «L'Eni che controlla tutti i conflitti di interessi come fa ad affidare un contratto al fratello di Ielo? Amara come ha fatto a prendere tutti quei contratti senza che nessuno se ne accorgesse?». Chianca ribatte: «Però il fratello di Ielo lavora lì da una vita».
Ma Armanna spiega il meccanismo che con quelle consulenze la banda farebbe scattare: «In ogni caso lo rende "in conflitto di interessi" e anche se non facesse nulla così riescono ad "escluderlo" dalle indagini... non penso a corruzione penso a strategia per escludere i pm più aggressivi». Una tattica per far astenere i magistrati più «pericolosi».
Quindi fa un commento sibillino su quanto accaduto nell'inchiesta Napag, di cui Ielo era titolare: «E in ogni caso l'indagine su Amara finisce troppo presto, con un patteggiamento (del faccendiere e del suo coindagato Giuseppe Calafiore, ndr) tagliando fuori Napag, 80 milioni». Ovviamente potrebbe trattarsi di millanterie, tipiche del personaggio. L'avvocato Ielo ha sempre negato di avere rapporti con Amara, nonostante fossero entrambi consulenti dell'Eni.
Il professionista è consulente da circa 20 anni (periodo in cui ha cambiato tre diversi studi) dell'Eni, con cui lavora tuttora e da cui è considerato «un ottimo professionista». Da parte sua Amara, due anni dopo, ha descritto una strategia non molto diversa da quella evocata da Armanna, la stessa che utilizzava per sterilizzare i pm quando doveva difendere gli interessi dei propri clienti: «Cercavo di nominare persone (avvocati, ndr) che erano vicine perché erano testimoni di nozze, matrimoni, che a qualche magistrato». Come aveva fatto lui stesso con il suo difensore Salvino Mondello, ex compare di nozze di Ielo.
PAOLO IELO PM PAOLO IELO GIUSEPPE CALAFIORE 1 PAOLO IELO