Chiara Clausi per il Giornale
Beirut «Se indossi vestiti succinti questo avrà un effetto sugli uomini, a meno che non siano robot. È buon senso». È la risposta di fuoco del primo ministro del Pakistan, Imran Khan, a una domanda sull' ondata di stupri nel Paese posta dal giornalista australiano Jonathan Swan.
Che ha insistito: «Ma questo può provocare davvero atti di violenza sessuale?» «Dipende dalla società in cui vivi. In una società in cui le persone non hanno mai visto cose del genere, avrà un effetto. Se cresci in una società come la tua, forse no», ha spiegato Khan.
Le dichiarazioni hanno suscitato subito l' indignazione dei gruppi in difesa dei diritti delle donne: 16 organizzazioni hanno invitato il primo ministro pakistano a scusarsi. I commenti di Khan sono «pericolosamente semplicistici e rafforzano la percezione che le donne sappiano cosa stanno facendo e gli uomini siano aggressori indifesi», ha affermato la Commissione per i diritti umani del Pakistan. Kanwal Ahmed, membro di una ong per i diritti delle donne, ha twittato: «Mi sconvolge che molti stupratori oggi si sentano giustificati dalle parole del primo ministro». L' esecutivo del Paese però ha puntualizzato che le parole di Khan erano state distorte.
Ad aprile, il premier, ex campione di cricket, aveva già suscitato forti critiche per le sue opinioni sull' abbigliamento femminile. «Se nella nostra religione esiste il concetto di velo, dietro c' è una filosofia, e quella filosofia è salvare il sistema familiare e proteggere la società» aveva tuonato durante un programma televisivo. Khan allora non si era rimangiato le sue parole, come fa ora.
In Pakistan le vittime di stupro sono spesso guardate con sospetto e le accuse di aggressione sessuale sono di rado indagate seriamente. Gran parte del Paese vive sotto un codice patriarcale, basato sulla nozione di «onore», che legalizza un sistema di oppressione per le donne.
Ma qualcosa sta cambiando anche nell' opinione pubblica pakistana. in ogni caso per il Global Gender Gap Index 2018 il Pakistan è il sesto paese più pericoloso al mondo per le donne e il secondo peggiore al mondo (al 148° posto) in termini di uguaglianza di genere.
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