Irene Famà Lodovico Poletto per "la Stampa"
«Il vaccino è un veleno e io non sono un topo» sentenzia mister «nome di fantasia», professione dentista nella piazza dei non vaccinati che contestano ciò che - per ora - nessuno ha. Il Green pass. «Siamo diecimila stasera» urla qualcuno. Ma la verità è ben lontana da quei numeri. Ma non importa, stasera ciò che conta è protesta.
L'urlo della piazza dei senza mascherina che contesta il governo, le scelte che fa, la dittatura Sanitaria, i media mainstream che cercano di manipolare la gente, le multinazionali dei farmaci, le statistiche dei morti di Covid, è fin più forte di quello della notte in cui l'Italia ha vinto gli europei: «no Green pass», ripetuto come un mantra.
Ed è quasi un'invocazione al Dio web, «l'unico dove riesce ancora trovare la verità, l'unico che non si piega a questa dittatura». Ma sono i toni di questa notte che sono più forti del solito. «Nazismo, la storia del Green pass mi ricorda molto quel periodo. La carta con cui dovevano andare in giro chi non era ebreo».
Ecco, in questa piazza dove alle undici di sera ci saranno 2 mila persone, quasi tutte senza mascherina, pochissime disposte a parlare con i media che non sono apertamente schierati contro i vaccini, si mescolano le più diverse anime politiche. «Gli unici che dicono la verità sono Salvini e la Meloni» dice un signore gentile in T-shirt verde che però anche lui come tutti gli altri si rifugia dietro l'anonimato.
«Ci vogliono rendere schiavi, non ci dicono la verità, questa non è una pandemia vogliono controllare il popolo». Le parole del premier draghi: «L'invito a non vaccinarsi è un appello a morire» adesso le sbeffeggiano tutti. Non perché le abbiano sentite oppure lette, ma perché sono esattamente il contrario dei concetti che dal furgoncino diventato palco, vengono ripetuti all'infinito dagli oratori.
Infermiera No vax, farmacisti No vax, casalinghe studenti, operai e professionisti. Più variegato di così il mondo di chi non vuole saperne di andare in giro con un documento elettronico che dica «Mi sono vaccinato» non potrebbe essere. Non manca in piazza ovviamente Ugo Mattei, candidato sindaco a Torino per la lista «Beni comuni».
È lui che introduce, è lui che scalda gli animi, è lui che arringa la folla quando sono da poco passate le 22. Da quel momento sul palco sale chiunque abbia qualcosa da dire. Compreso Alessandro che dice: «Se non cancellano il Green pass sarà rivoluzione». Quando scende gli amici lo abbracciano, l'idolo del momento, immediatamente soppiantato da una signora in camicia bianca il foulard colorato, che denuncia come per curare il coronavirus «ci sono delle medicine. Ma io quando ero malata non sono riuscito a trovarle, ho dovuto farlo arrivare dall'estero. Questa è una dittatura - dice - questa è la nostra Italia che si è piegata alla logica delle multinazionali del farmaco».
Che tutti siano così convinti che il vaccino non serva, che sia soltanto una terapia genica sperimentale, che il Green pass sia una limitazione della libertà, non è così vero. Qua e là c'è anche chi - ammette - il vaccino lo farà. Quando? «Non ora, ma lo farò» dice Alessio, agente immobiliare, «Aperto a tutte le idee, ma per ora perplesso». Arriva un furgone: «No bufale.it». Da che parte state? «Mi sembra chiaro, sul vaccino abbiamo posizioni molto nette».
Poi, quando manca mezz' ora alla mezzanotte, la piazza si svuota. Tutti a casa. Nei bar di piazza Vittorio, uno dei polmoni della movida di Torino, i ragazzi scolano birre portate da casa. L'ordinanza anti assembramenti funziona bene. Ma a macchia di leopardo qualche bar trasgredisce. No Vax? No, chi vende lo fa pensando agli incassi.
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