Estratto dell'articolo dal “Corriere della Sera”
Da ieri Rahul Gandhi, leader dell’opposizione al premier indiano Narendra Modi, non è più un parlamentare. L’erede della dinastia dei Nehru-Gandhi e leader del Partito del Congresso è decaduto dalla carica dopo una condanna a due anni di carcere per diffamazione: in un comizio in vista delle elezioni del 2019, aveva accusato velatamente il primo ministro di essere un ladro: «Ma com’è che tutti i ladri si chiamano Modi?».
Ieri i portavoce della Camera bassa indiana hanno comunicato che il parlamentare, in carica dal 2004, è stato espulso con effetto immediato. Ma c’è di più: Gandhi avrà un mese per ricorrere in appello, ma se la condanna non sarà annullata o ridotta sotto i due anni — il limite oltre al quale il Representation of the People Act del 1951, confermato nel 2013 da una sentenza della Corte suprema, prevede la decadenza dalla carica di parlamentare — non potrà presentarsi alle elezioni politiche del prossimo anno.
Il leader dell’opposizione, che si era dimesso da capo del partito dopo la batosta elettorale di 4 anni fa, ha twittato: «Sto combattendo per dare voce all’India, e sono pronto a pagare qualsiasi costo per questo».
[…] Per ora il leader 52enne è in libertà: la condanna è stata sospesa e gli è stata garantita libertà su cauzione per un mese per permettergli di fare appello.
rahul gandhi con la madre sonia
messaggio del premier indiano narendra modi al g20 di new delhi rahul gandhi 3 narendra modi fa yoga narendra modi fa yoga 2 narendra modi rahul gandhi