Estratto dell’articolo di Silvia Turin per il “Corriere della Sera”
«Stiamo subendo la stagione influenzale più pesante degli ultimi 15 anni: è dovuta a diversi virus respiratori tra cui il principale è il virus A/H1N1», commenta Fabrizio Pregliasco, professore associato di Igiene all’Università degli Studi di Milano e Direttore sanitario Irccs Galeazzi, rispondendo alle domande.
Quali sono le caratteristiche del virus A/H1N1?
Il ceppo A/H1N1 pdm09 ( Pandemic disease Mexico 2009 ) è in circolazione dal 2009. Pur avendo origine suina, H1N1 è diventato da subito un virus dell’influenza umano. Nel 2009 causò un’epidemia, ma meno grave di quanto ci si aspettasse perché il «nonno» dell’H1N1 era l’influenza «spagnola» con la quale i più anziani, cioè la categoria più a rischio, avevano già avuto un contatto.
Come si trasmette?
È un virus a trasmissione aerea, come gli altri influenzali, e si diffonde principalmente nella stagione fredda. Il contagio avviene soprattutto a distanza ravvicinata.
Perché l’influenza quest’anno è così infettiva?
Le basse coperture vaccinali non c’entrano: hanno un ruolo sull’appesantimento o meno dei pronto soccorso perché la vaccinazione serve per proteggere i fragili, ma se si va a vedere la distribuzione per età, i casi sono in maggioranza bambini e giovani. È un’influenza infettiva perché è un virus relativamente nuovo. È con noi dal 2009 ma con caratteristiche diverse: quest’anno c’è una variante nuova di A/H1N1.
Altro elemento che incide sul numero di contagi è la ripresa, davvero totale, della vita normale e una metereologia nella prima fase di dicembre con temperature molto basse per alcuni giorni, che ha fatto scattare la diffusione del virus. Infine, quest’anno c’è una modalità di segnalazione diversa, più ampia, che comprende le sindromi simil-influenzali. Il sistema ora si chiama RespiVirNet e prima si chiamava InfluNet, la codificazione precedente era più stringente.
Quali sono i sintomi di questa influenza?
Sono quelli tipici: febbre, tosse, dolori muscolari. Molto comuni anche mal di gola, brividi, affaticamento, mal di testa, perdita dell’appetito. È proprio dell’influenza l’esordio improvviso e in genere un miglioramento dopo i primi tre giorni di malattia.
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Quali possono essere le complicanze di una brutta influenza?
La gran parte degli 8-10.000 morti annuali di influenza stagionale sono decessi «con influenza», persone che muoiono di problematiche cardiache e respiratorie perché l’influenza li fa aggravare. C’è poi una quota non elevata di casi gravi registrati come «polmonite virale primaria da virus influenzale»: in una stagione da 5-6 milioni di casi sono circa 300.
Più persone si contagiano, più saliranno le polmoniti. L’influenza può anche creare qualche alterazione del QT (il meccanismo elettrico del cuore) che può essere fatale in alcune persone. Un altro elemento: la fase successiva all’infezione acuta crea una finestra di rischio in cui si possono introdurre sovrainfezioni batteriche e questo può capitare a tutti. In particolare, si è visto che il virus influenzale apre la porta allo pneumococco, ecco perché la polmonite è la complicanza più diffusa.
Chi corre più rischi?
Il 90 per cento di decessi avviene tra chi ha più di 65 anni, specialmente con malattie croniche. Anche nelle donne incinta spesso l’evoluzione della malattia è più importante e crea qualche difficoltà nel nascituro. Nei bambini piccoli può esserci disidratazione.
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