Estratto dell'articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
«I piatti della cucina di Ma di Hangzhou»: è il nome, tradotto dal cinese, della nuova impresa di Jack Ma, il fondatore di Alibaba costretto a uscire di scena nel 2020 dopo aver sfidato il potere del Partito comunista di Pechino. Il miliardario che fu profeta dell’e-commerce globalizzato ora promette di rifornire i cinesi di cibo precotto e preconfezionato, da riscaldare e consumare a casa. […] Si sa solo che la start-up ha un capitale iniziale di 10 milioni di yuan, equivalenti a 1,28 milioni di euro. […]nonostante la scomunica politica decretata dal Partito-Stato, Ma è miliardario e quindi la sua nuova creatura non avrà problemi di finanziamento.
La «Cucina di Ma» è stata registrata a Hangzhou, dove è nato nel 1964 come Ma Yun […]. C’è anche un episodio curioso nella sua biografia, che in qualche modo lo lega a questa nuova avventura in cucina: da ragazzo partecipò a una selezione per il personale della catena di fast-food Kentucky Fried Chicken sbarcata nella Repubblica popolare nel 1987: «Eravamo in 27, ne presero 26, tutti escluso me».
Fondò Alibaba in una stanzetta di casa, nel 1999, a 25 anni. […] Quella scintilla ha cambiato per centinaia di milioni di cinesi prima il modo di fare compere da casa, poi di lavorare, di giocare, di pagare usando lo smartphone con il sistema Alipay. Alibaba si è imposta come attore globale. Fino a quando la sua potenza economica privata, il fatto che si era trasformata in un sistema economico che spaziava dagli acquisti al dettaglio al credito alle imprese, non ha impensierito il neo-dirigista Xi Jinping.
Il genio di Hangzhou ha formalmente lasciato ogni carica nel colosso Alibaba nel 2019 e da tre anni è quasi invisibile: il suo oscuramento è cominciato nell’ottobre 2020, quando definì il sistema finanziario controllato dal Partito comunista «un banco dei pegni che soffoca l’innovazione economica». È stato parecchi mesi in auto-esilio all’estero, studiando nuove tecniche per l’agricoltura in Olanda, Spagna, Giappone.
[…] C’è un grande potenziale di espansione in Cina per i pasti pronti da riscaldare a casa. Il mercato ora vale circa 510 miliardi di yuan (65 miliardi di euro), ma secondo gli analisti raddoppierà in tre anni. Ora i piatti pronti rappresentano tra il 10 e il 15 per cento dei pasti dei cinesi, mentre negli Stati Uniti e in Giappone sono al 60 %.