Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
C' è attesa, in questi giorni prenatalizi, per qualche novità nel caso dei marò. Ambienti politici romani indicano che Matteo Renzi avrebbe preso un' iniziativa per cercare di dare una svolta alla vicenda, se non definitiva almeno parziale in attesa del giudizio del collegio arbitrale da poco costituito che dovrà stabilire dove tenere il processo a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
Il presidente del Consiglio avrebbe coinvolto nella vicenda - non si sa in quale misura - il presidente americano Obama, il quale sarebbe preoccupato di come il caso stia avendo riflessi negativi sull' ingresso a pieno titolo dell' India nel novero delle potenze mondiali affidabili.
Nella visione più ottimista, il governo di Narendra Modi darebbe indicazione all' avvocato dello Stato e ai ministeri degli Interni, della Giustizia e degli Esteri di chiedere alla Corte suprema indiana di congelare il caso in attesa dei risultati dell' arbitrato e di liberare Girone, oggi in libertà provvisoria a Delhi, e Latorre, in convalescenza in Italia.
Si tratterebbe di una mossa distensiva dell' India che tra l' altro metterebbe il collegio arbitrale in una posizione di maggiore tranquillità per decidere dove si deve svolgere il processo per l' uccisione di due pescatori dello Stato del Kerala avvenuta il 15 febbraio 2012. I marò aspetterebbero la decisione in Italia.
Una seconda ipotesi è che il governo di Delhi dia in qualche modo indicazione al giudice indiano che fa parte del collegio arbitrale, Chandrasekhara Rao, di tenere un atteggiamento positivo quando il collegio stesso discuterà la richiesta italiana di misure provvisorie da applicare al caso. Roma ha infatti avanzato una richiesta affinché i cinque giudici stabiliscano, tra le altre cose, che Girone e Latorre possono aspettare la scelta della giurisdizione in patria. Verso metà gennaio, dovrebbe arrivare la risposta indiana.
Poi, in febbraio ci saranno le audizioni del collegio e attorno a marzo ci dovrebbe essere la decisione. Se Delhi dovesse essere collaborativa, le misure provvisorie avrebbero più chance di essere accettate: gli arbitri sono Rao, il coreano Jin-Hyun Paik, il russo Vladimir Golitsyn - tutti e tre membri del Tribunale internazionale per la legge del mare di Amburgo - il giamaicano Patrick Lipton Robinson della Corte internazionale di Giustizia dell' Aja, il professore italiano Francesco Francioni, docente di diritto internazionale a Siena.
In ambedue le ipotesi, anche se l' iniziativa italiana andasse in porto i due marò dovrebbero poi rispettare le decisioni degli arbitri e accettare di essere giudicati là dove questi decideranno, in India, in Italia o in un Paese terzo.
Barack Obama e l' Amministrazione americana sarebbero stati presi di sorpresa dalla decisione italiana di quest' autunno di bloccare l' ingresso dell' India nell' Mtcr, il gruppo tecnologico che si occupa di missili, del quale fanno parte 43 Paesi e che è considerato un club rilevante tra i Paesi che lavorano per rafforzare la non proliferazione di armi potenzialmente nucleari e svolgono controlli all' esportazione di sistemi missilistici.
Nella sua azione diplomatica tesa a rafforzare i rapporti strategici con l' India, Washington aveva promesso a Modi, lo scorso 25 gennaio, che gli Stati Uniti avrebbero favorito l' ingresso di Delhi nell' Mtcr e in altri tre organismi simili che si occupano di forniture nucleari (Nsg) e di armi di distruzione di massa (Wassenaar Arrangement e Australia Group).
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Dal momento che per entrare nell' Mtcr serve l' unanimità dei membri, l' opposizione italiana ha però bloccato l' ammissione dell' India. Ciò avrebbe preoccupato la Casa Bianca. La prossima riunione nella quale l' ingresso di Delhi sarà di nuovo discusso si terrà in primavera. Da qui, la finestra di opportunità per coinvolgere Washington e tentare un passo ulteriore nella lunghissima vicenda dei marò.