Elisabetta Rosaspina per il “Corriere della Sera”
A Marsiglia procurarsi un kalashnikov è diventato facile «come comprare una brioche al cioccolato» avverte il sindaco, Benoît Payan, poche ore dopo che sull'asfalto di uno dei quartieri nord della città sono rimasti un ragazzino di 14 anni agonizzante, un suo coetaneo ferito abbastanza seriamente alle gambe e uno di 8 colpito di striscio.
A puntare l'arma da guerra contro due adolescenti e un bambino sono stati due sicari in motocicletta, e non per errore. Il perché, secondo gli investigatori, riconduce alla lotta fra bande, senza più regole né tabù, per il controllo delle zone di spaccio. L'età dei rivali non è più un deterrente per la loro eliminazione, negli scontri fra clan marsigliesi.
Calano gli anni dei narcotrafficanti, quelli dei pusher, quelli dei consumatori, quelli dei bersagli di regolamenti di conti e, molto probabilmente, anche quelli dei killer. «Abbiamo vittime sempre più giovani - ha confermato a Franceinfo Bruno Bartocetti, segretario nazionale di uno dei sindacati di polizia, Unité SGP police-FO -. Questi ragazzi crescono in mezzo agli stupefacenti, il loro unico punto di riferimento».
L'ultima sparatoria è avvenuta a tarda sera di mercoledì scorso e nemmeno il fatto che tre minorenni si aggirassero da soli per le strade della periferia peggio frequentata della città sorprende gli inquirenti: «Quando c'è un bimbetto di 7 o 8 anni che circola in quei quartieri alle 23, il suo solo futuro, purtroppo, è di cominciare a fare il palo appena ne compie dieci», ha garantito il poliziotto.
Non è chiaro se anche il più piccolo del gruppo fosse davvero destinato a morire, anche se si preferisce pensare che sia stato ferito perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato: il giovane che ha fatto fuoco dal sellino posteriore dello scooter, nella cité des Marroniers, puntava quasi sicuramente ai due più grandicelli, comunque senza curarsi di dove potessero finire i colpi di rimbalzo e dei probabili «danni collaterali».
La battaglia per il mercato della droga ormai comprime Marsiglia a nord e a sud: se prima erano i quartieri settentrionali il fortino della criminalità, con il tempo gli spacciatori si sono spostati nella periferia meridionale per intercettare nuovi clienti e annettersi territori meno sfruttati e quindi «più remunerativi».
Undici caduti nella battaglia dall'inizio dell'anno non sarebbero forse bastati a fare intervenire il ministro degli Interni, se l'ultimo in ordine di tempo non fosse appena adolescente: «Questi fatti mostrano il terrore che si sta instaurando nei quartieri dove si sa che i più giovani sono preda dei trafficanti» ha detto Gérald Darmanin, ricordando che però, negli ultimi dieci anni, la pressione della polizia è riuscita a far dimezzare i morti nei regolamenti di conti.
Sei mesi fa lo stesso ministro aveva annunciato l'invio a Marsiglia, e nel resto del dipartimento, di trecento agenti supplementari, scaglionati su tre anni, proprio per «rendere dura la vita» alle gang di spacciatori. «Non c'è un'altra città di Francia che benefici di simili rinforzi» aveva sottolineato a suo tempo Darmanin.
I sindacati di polizia ringraziano, ma obiettano di non avere ancora organici né strumenti adeguati per disarticolare le organizzazioni; e di non poter svolgere in più «ruoli pedagogici», che spetterebbero alle famiglie e alla scuola, per prevenire l'arruolamento dei minori nelle bande in campo: «Ma nemmeno i genitori riescono più a svolgere il loro ruolo di genitori - ha aggiunto Bruno Bartocetti -, sono stati loro stessi abbandonati».
Non è soltanto il commercio di droga ad allarmare il sindaco di Marsiglia: «Se la gente si ammazza a colpi di kalashnikov è perché i kalashnikov sono in vendita pressoché libera in questa città» ha assicurato Payan, appellandosi a un intervento dello Stato per mettere fine (o almeno un argine) alla potenza di fuoco della malavita locale, «e non solo locale». La caccia agli assassini del quattordicenne è aperta. Con il timore di scoprire che sono di poco più adulti.