Estratto dell'articolo di Simona Buscaglia e Cesare Giuzzi per www.milano.corriere.it
Prima dell’estate le avevano rubato lo scooter. Così Francesca aveva ripreso la bici. La sua bici da corsa vintage. Dall’Ortica a Porta Romana, dove lavorava al Cinemino, sala d’essai per i cinefili milanesi. […] Copywriter e traduttrice, Francesca Quaglia aveva compiuto 28 anni il 4 luglio. Veniva da Medicina, vicino a Bologna. È morta martedì mattina, travolta da un camion per il trasporto terra che viaggiava praticamente a passo d’uomo.
La quinta vittima da inizio anno a Milano uccisa dal maledetto «angolo cieco». Con la sua bici s’era affiancata al mezzo pesante fermo al semaforo, al centro della strada stava superando le due corsie di macchine immobili. Quando è scattato il verde il camion da oltre 20 tonnellate s’è rimesso lentamente in moto. Lei era di fianco, nella parte anteriore. In un punto in cui, probabilmente, l’autista non aveva modo di rendersi conto della sua presenza in strada.
L’ha agganciata, l’ha fatta cadere. Una testimone ha raccontato d’averla vista battere una mano contro il cassone e la cabina per avvertire chi guidava. Ma su questo punto le indagini della polizia locale non hanno ancora una versione univoca. […] Poi è stata travolta dalle ruote anteriori, la sua bicicletta stritolata sotto al camion. Una ventina di metri, le urla dei passanti che fermano il camionista, 54 anni, che quando si accorge d’aver travolto la ciclista si sente male. […]
L’autista è stato denunciato per omicidio stradale. E gli investigatori stanno cercando di capire se davvero non potesse rendersi conto della presenza della ragazza in bicicletta. I primi accertamenti non lo hanno chiarito. […] Non è un caso se tutte le cinque vittime investite quest’anno — un uomo e quattro donne — siano state travolte da mezzi pesanti. E sempre a causa dell’angolo cieco.
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[…] Ieri però, al presidio in piazzale Medaglie d’Oro, organizzato dagli attivisti per ricordare la 28enne, erano in centinaia a chiedere al Comune interventi più coraggiosi: «La città a 30 all’ora è la prima cosa da fare — spiega Massimo Alessio, tra i manifestanti — Poi servono ciclabili più continuative sugli assi principali». E Alberto Gianera, attivista tra gli organizzatori del presidio sottolinea: «Siamo stanchi di avere paura ogni volta che saliamo in sella alla bici per andare a lavoro: vogliamo una città più sicura, non in balia dei mezzi motorizzati».
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