Giovanni Milito per Dagospia
Dal 21 febbraio, primo caso in Italia di Covid19, la vita degli italiani è cambiata con la limitazione della libertà personale e la chiusura delle attività produttive di ogni genere ad eccezione di quelle necessarie (farmacie , supermercati..).
Da quella data anche la vita degli ospedali si è modificata; e l’attenzione rivolta alla grave emergenza è sui pazienti che da quella data affollano i reparti di malattie infettive e le terapie intensive.
La maggior parte degli ospedali è diventata un HUB Covid per cercare di far fronte alla pandemia che sta mietendo così tante vite, compresi oltre 100 medici ad oggi solo in Italia.
Medici, anestesisti, paramedici e personale ospedaliero sono tutti impegnati su questo fronte, una guerra, che ha conyagiato oltre un milione di persone in tutto il mondo dei quali solo 20.000 in Italia.
Ci chiamano eroi, angeli, salvatori solo adesso che siamo sul fronte ma questo lo facciamo e continuano a farlo ogni giorno da sempre. Noi non siamo né eroi né angeli ma facciamo semplicemente il nostro lavoro con passione perché di questo si tratta ogni giorno rischiando la vita come già fatto per altre epidemie o per malattie altrettanto pericolose quali l’epatite o l’AIDS.
Per anni i governi sia di destra che di sinistra hanno tagliato i fondi alla sanità riducendo sempre di più i finanziamenti per la ricerca e l’assistenza ai malati, mantenendo gli stipendi a quelli di 20 anni fa, con minime assunzioni di personale e costringendo così molti giovani medici a cercare posti all’estero .
Una riflessione in merito all’attuale affollamento degli ospedali .
Da quando è scoppiata la pandemia i pronto soccorso di chirurgia si sono svuotati, si è passato dai circa 200 accessi giornalieri nei grandi ospedali come il nostro Policlinico Tor Vergata a 3/4 pazienti nelle 12 ore (dati confermati anche dagli altri grandi ospedali romani).
Capisco che i traumi da incidenti stradali sono quasi azzerati in questo periodo ma dove sono finite le patologie più comuni?
Non credo che possa essere la paura di finire in ospedale che tenga lontano i pazienti ma mi viene da pensare che molti accessi al pronto soccorso siano finalizzati ad altri scopi o a cause alle quali non so dare una risposta.
Occorre una migliore educazione e consapevolezza che l’attività del pronto soccorso sia riservata solo a patologie gravi e serie senza affollamenti che compromettono il funzionamento e l’efficienza nell’erogazione delle prestazioni.
Come conseguenza i reparti di chirurgia d’urgenza sono ora vuoti o semivuoti, cosa positiva in questo momento al fine di consentire al personale medico e paramedico di concentrarsi sui pazienti affetti da Covid19.
In questo momento le linee guida delle società scientifiche nazionali internazionali per la cura delle varie patologie sono state riviste. Unanime e il consenso di ridurre il numero degli interventi chirurgici ai soli casi urgenti alfine di non distogliere il personale medico e paramedico e le strutture dall’affrontare il virus.
I pazienti Covid negativo con patologie di urgenza o pazienti oncologici dovrebbero essere ricoverati in ospedali Covid Free. Qualora non fosse possibile, questi dovrebbero seguire percorsi separati in reparti con personale, sale operatorie ed endoscopiche dedicate .
Nei pazienti Covid positivo con patologie chirurgiche (in particolare quelle oncologiche) occorre trattare prima l’infezione del virus ed operare solo i casi urgenti .