Estratto da www.wired.it
Ogni anno il mondo consuma centinaia di miliardi di bicchieri da caffè monouso e la maggior parte non viene riciclata. Per questo il passaggio ai bicchieri di carta – soprattutto nelle grandi catene in paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito, dove la cultura del caffè al bancone è storicamente meno affermata – dovrebbe rappresentare un passo nella giusta direzione. Ma non è proprio così.
Uno studio pubblicato di recente dimostra che i bicchieri di carta possono essere tossici quanto quelli in plastica una volta che finiscono nell'ambiente. Questi contenitori apparentemente ecologici vengono infatti rivestiti da un sottile strato di plastica per evitare che il loro contenuto penetri nella carta, che può però liberare sostanze nocive: "Ci sono sostanze chimiche che fuoriescono da questi materiali", spiega Bethanie Carney Almroth, autrice principale dello studio e professoressa associata di scienze ambientali presso l'Università di Göteborg in Svezia. […]
I bicchieri da caffè sono composti da una complessa miscela di materiali sintetici e sostanze chimiche. I produttori aggiungono coadiuvanti tecnologici, stabilizzatori termici e altre sostanze, molte delle quali sono notoriamente tossiche. Anche se vengono utilizzati materiali di origine vegetale – come l'acido polilattico, un materiale derivato dal mais, dalla manioca o dalla canna da zucchero usato per rivestire i bicchieri di carta – i produttori spesso aggiungono una serie di altre sostanze chimiche durante la lavorazione.
Anche se talvolta le analisi chimiche possono far luce sulla composizione delle sostanze presenti in un bicchiere di plastica o di carta, non sempre questi test sono in grado di identificare il contenuto, spiega Jane Muncke, tossicologa ambientale di formazione e ora direttrice del Food Packaging Forum, un'organizzazione che si occupa di comunicazione scientifica con sede in Svizzera.
Le sostanze precise sono "sconosciute non solo agli scienziati che effettuano queste analisi, ma anche alle persone che producono e vendono gli imballaggi". Durante la fabbricazione di prodotti contenenti plastica, tra i materiali utilizzati per creare nuove sostanze possono verificarsi reazioni chimiche impreviste.
Le sostanze chimiche possono essere dannose anche a causa delle specifiche combinazioni in cui vengono utilizzate, la cosiddetta “mixture toxicity”, o “tossicità delle miscele”. Pertanto ha poco senso regolamentare le quantità di singole sostanze presenti nei bicchieri, perché non si può ancora essere sicuri dell'impatto che avranno.
Migliorare le pratiche di riciclaggio sarebbe un passo logico per evitare che le sostanze chimiche nocive finiscano in natura, ma i ricercatori sostengono che la cosa migliore è abbandonare del tutto i bicchieri di carta usa e getta. Per la maggior parte dei centri di riciclaggio, separare il rivestimento in plastica dalla carta del bicchiere è difficile. Nel Regno Unito, per esempio, solo poche strutture accettano i bicchieri di carta. Molte caffetterie li raccolgono per riciclarli, ma il fatto di doverli consegnare elimina la comodità di un prodotto monouso. Oggi, nel Regno Unito, solo quattro bicchieri di carta su cento vengono riciclati. […]
I bicchieri "riutilizzabili" non sono necessariamente migliori per quanto riguarda la perdita di sostanze nocive, poiché sono spesso fatti di plastica; il calore e l'usura accelerano il processo e le bevande acide come il caffè assorbono più facilmente le sostanze chimiche. Anche l'impronta ecologica dei bicchieri di plastica riutilizzabili è discutibile: secondo alcune stime, un bicchiere riutilizzabile deve essere utilizzato dalle 20 alle 100 volte per compensare le emissioni di gas serra rispetto a un contenitore monouso. […]
Nel frattempo, c'è chi cerca soluzioni più sicure e sostenibili. Alcune aziende hanno realizzato tazze commestibili fatte di waffle o biscotti, oppure hanno utilizzato una tecnica simile agli origami per piegare la carta e creare tazze. Sia Carney Almroth che Muncke riconoscono le potenzialità di utilizzare materiali consolidati per dare vita a un'economia circolare. In questo modo bar e catene potrebbero sostituire più facilmente i bicchieri di plastica e di carta a basso costo.
Il vetro, ad esempio, mantiene le bevande calde più a lungo – la sua bassa conducibilità termica rallenta la dispersione del calore del liquido all'interno della tazza – ed è chimicamente inerte, quindi non perde sostanze (anche lo smalto di una tazza di ceramica è leggermente solubile e può lisciviare in qualche misura). […]
L'acciaio inossidabile, un metallo comunemente usato per le borracce riutilizzabili, è un altro candidato. Tuttavia, nelle tazze d'acciaio il caffè si raffredda più rapidamente rispetto alle tazze di ceramica o di vetro, perché il calore viene trasferito al materiale e quindi al palmo della mano. Ma è anche più robusto, un aspetto che lo rende adatto a trasportare bevande. […]