Marco Giusti per Dagospia
Se ne va, nella Roma ormai senza mascherine, in un trionfo di riaperture, premi, nuove produzioni di fiction, una stella della prima tv e del teatro italiano, Antonio Salines, 84 anni, che i telespettatori più anziani ricorderanno come celebre Smerdjakov, il fratellastro de “I fratelli Karamazov” nella versione diretta per la Rai da Sandro Bolchi, a fianco di Corrado Pani, Umberto Orsini e tanti giovani attori emergenti degli anni ’60.
Nella sua lunga carriera Salines, oltre che stella irriverente della prima tv e del teatro, assieme a Carmelo Bene, Gian Maria Volonté, a Vittorio Gassman nella sua fase più giocosa e sperimentale, fu protagonista cattivo di un unico folle western ultrasadico, “Matalo” di Cesare Canevari, a fianco di Corrado Pani e Lou Castel, protagonista con il pazzo dottor Panizzi nel bellissimo film di Werner Schoeter “Liebeskonzil” a fianco di Magdalena Montezuma e Kurt Raab, attore impegnato nei primi film di Ansano Giannarelli, “Sierra maestra” e “Non ho tempo”, attor giovane da commedia sexy povera e feticista del curioso “La sculacciata” di Pasquale Festa Campanile, dove una coppia trovava l’armonia sessuale solo nell’atto dello sculacciare il culo di Sydney Rome.
Per non palare della sua lunga militanza, assieme a Franco Branciaroli e Renzo Rinaldi, del clan di fedelissimi attori del cinema erotico di Tinto Brass, da “L’uomo che guarda” a “Monella”, da “Tra (sgre) dire” a Fallo!” fino a “Senso 45”. Ma gli spettatori più giovani lo ricorderanno addirittura in “Spectre”, 007 ufficiale con Daniel Craig, alla guida di una Fiat a Roma in mezzo a un complicatissimo inseguimento, o come protagonista da vecchio della seconda parte di “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, il film che gli ha dato, proprio ottantenne una nuova piccola popolarità. E infatti sono ben tre i film segnalati in uscita di Salines in questo 2021.
Tra questi “44 giorni” di Alessandro Tofanelli con Stefano Dionisi e “L’ombra del giorno” di Giuseppe Piccioni a fianco di Riccardo Scamarcio, Benedetta Porcaroli e Valeria Bilello. Nato a La Spezia nel 1936 lo troviamo già nei primi anni ’60 dividersi tra tv e teatro. In yv in sceneggiati di successo, “Alla ricerca della felicità”, “Il cane dell’ortolano”, “Vivere insieme”, “Quando una ragazza dice sì”, a teatro nel 1961 a Genova nel “Caligola” di Camus accanto a Carmelo Bene. R
ecita nel teatro Popolare di Vittorio Gassman in spettacoli importanti, “Adelchi”, “Orestiade”, “Un marziano a Roma”, che ridurrà molti anni dopo in una mai vista versione cinematografica a basso costo. Alla fine degli anni ’60 lo troviamo attore in tv nella serie “Sherlock Holmes”, ne “I fratelli Karamoazov” di Sandro Bolchi, ma anche attore al cinema in “Sierra maestra” di Ansano Giannarelli, “Matalo” di Cesare Canevari e protagonista in “La sculacciata” di Pasquale Festa Campanile, un film che portava al cinema proprio una commedia erotica.
Nel 1972 dirige il Teatro Belli a Roma e darà vita, assieme al drammaturgo Roberto Lerici a una stagione quanto mai viva di spettacoli che alternano a grandi classici riletti, Ibsen, Bulgakov, Strindberg, nuovi testi scritti appositamente da Lerici. Anche se l’attività teatrale è quella maggiore, si ricordano anche un suo “Aspettando Godot” per Maurizio Scaparro, uno “Zio Vania” trasferito addirittura al cinema, lo troviamo di quando in quando in tv alle prese con sceneggiati ricchi e popolari, “Elisa di Rivombrosa”, “Puccini”, oltre che nei film erotici di Tinto Brass al quale arriva con la complictà di Roberto Lerici.
Nella grande scena degli inseguimenti in auto per il centro di Roma di “Spectre” di Sam Mendes ci prese quasi un colpo vederlo alla guida di una Fiat come tranquillo borghese. Lui che era stato da sempre un rivoluzionario dello spettacolo, un attore coraggioso, irriverente e controcorrente.