Davide Desario per www.leggo.it
Il coronavirus? È colpa dell’invasione delle antenne 5G. E la prova? Sarebbe la strage di uccelli nelle nostre città. È l’ultima teoria cospirazionista che impazza sul web e rimbalza, a colpi di condivisioni indiscriminate, sui social corredata da fotografie (come quella in questa pagina) con centinaia di volatili stecchiti sull’asfalto. Nessuno si domanda davvero dove e quando siano state scattate quelle immagini. Eppure basterebbe consultare un esperto. Come Alessandro Polinori, vicepresidente della Lipu (Lega italiana protezione uccelli, non certo un’associazione filogovernativa).
Polinori anche lei si è imbattuto su internet in quelle fotografie impressionanti?
«Certo. Sono di inizio febbraio 2020, in via del Policlinico a Roma»
Un periodo che coincide con l’esplosione del coronavirus.
«È solo una coincidenza, la causa di quella strage è tutt’altra».
Quale?
«Quella notte ci fu un vento fortissimo. Gli storni dormivano sugli alberi. Le forti raffiche fecero cadere un albero e gli uccelli non riuscirono a scappare e si schiantarono. Ne morirono centinaia. Nei nostri centri vennero portati 86 esemplari feriti che abbiamo curato. Non avevano alcun segno di intossicazione o altro, ma solo lesioni da impatto».
Ma girano anche altre foto.
«Sì, alcune di un episodio analogo di febbraio del 2018. In quel periodo gli Storni che sono venuti a svernare in Italia ripartono per il nord Europa. Basta che chi guida il gruppo abbia un problema, sia accecato o attaccato da un gabbiano o da un falco, sbagli traiettoria e tutti gli altri lo seguono e si schiantano con lui. Sono fenomeni naturali. Come le altre foto di Rondoni (parenti alla lontana delle rondini ndr) trovati a decine senza vita a maggio del 2019 sulle terrazze. Anche lì spuntarono le teorie più fantasiose»
Invece cosa era accaduto?
«Quella specie in primavera migra in Italia per riprodursi, aspettandosi di trovare temperature miti e insetti da mangiare. Quell’anno a maggio la minima era sui 9 gradi: niente insetti e i molti rondoni stremati dalla traversata e senza cibo morirono di stenti».
E cosa mi dice adesso degli uccelli trovati morti a Genova nei pressi di un’antenna 5G?
«Si tratta di meno di dieci esemplari di usignolo giapponese. Non conosciamo la causa. Stiamo verificando la possibilità di far effettuare analisi da parte dell’istituto zooprofilattico. Ma credo che se fosse dipeso dalle antenne i casi sarebbero molti di più».
Insomma lei non ci crede ai danni del 5G.
«Non siamo ancora in grado di pronunciarci. Ci sono ricercatori che stanno studiando. Seguire la scienza è fondamentale. In ogni caso, al momento, almeno rispetto alle foto di morie di uccelli di cui si discute in rete, possiamo dire che si tratti di fenomeni naturali e non legati alle antenne 5G, né tantomeno al coronavirus».
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