Monia Melis per www.repubblica.it
Non sono bastati i messaggi di incoraggiamento di amici e conoscenti, sui social e nella vita di tutti i giorni. Il ricatto su una o più sue foto hard, dei fermo immagine catturati da una videochiamata, che iniziavano a circolare via chat è stato un peso ingestibile. Due giorni fa, un artigiano nuorese di 50 anni, si è tolto la vita nell'ospedale cittadino (San Francesco) dove era ricoverato nel reparto di Psichiatria.
È entrato di notte in un bagno e si è legato un lenzuolo al collo, la morte è arrivata solo due giorni dopo. Una persona fragile, con un percorso tormentato che già in precedenza aveva tentato più volte il suicidio. La ricostruzione sui fatti dovrà essere supportata anche dalla Assl di Nuoro che, con un'inchiesta interna, dovrà riferire sulla fine di un paziente in carico così a rischio. Non a caso l'uomo era lì, in quelle corsie, dove era stato portato la scorsa settimana dopo un ultimo salvataggio. Così racconta la Nuova Sardegna di oggi.
Foto rubate, contatti rubati in un cortocircuito che arriva velocissimo anche ai più cari. Le conferme e le tracce dei fatti che lo hanno coinvolto nell'ultimo mese sono state lasciate da lui proprio sui social, su Facebook. Una prima pista su cui, ora, dovranno indagare gli inquirenti e la Procura per capire se ci siano stati i reati di tentata estorsione e quello di istigazione al suicidio.
A fine maggio, il 26, l'uomo aveva lanciato sul suo profilo personale un messaggio chiarissimo. Parole che ricostruivano la vicenda (strettamente personale), i contorni del ricatto e la volontà di non voler cedere. Inizia così: "Chiedo scusa pubblicamente a tutti i miei amici di Facebook, vi arriveranno non so a quanti di voi, delle mie foto prese da una videochiamata".
Poi il commento "Lo so da stupido" e il desiderio di resistere: "Non intendo cedere a nessun ricatto". Parole dure nei confronti di chi stava tentando di strumentalizzare quei fotogrammi fanno il paio con messaggi di resistenza e forza, un appello a chi gli stava vicino, ai conoscenti: "Qualcuno ha approfittato del presunto mio momento di debolezza, mi vogliono ammazzare. Però questo lo dico a chi mi vuole bene che intendo lasciarmi tutto alle spalle sto provando con tutte le mie forze a risollevarmi e non sarà certo una p... ..a cambiare i miei programmi".
E un saluto che non sembra di commiato: "Sempre a chi mi vuole bene prometto di tornare al più presto quello che conoscevate". Un intento che resta però sulla bacheca, confortato e supportato da tante frasi: "Denuncia, forza". Prima ancora, però, un'altra scritta su fondo grigio che parla della volontà di rivolgersi alla Polizia postale, con tanti dubbi – però – sull'efficacia delle denunce dei "comuni cittadini".