Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
Ieri Chanteloup-les-Vignes è ridiventata per una notte Chicago en Yvelines. Lo chiamavano così, fino a qualche anno fa, questo comune di 10 mila abitanti a 40 minuti di treno da Parigi, nel cuore della grande banlieue a nord ovest. Allora nemmeno i poliziotti osavano addentrarsi tra i serpentoni del Noè, il quartiere costruito nel '66 da Emile Aiilaud, urbanista visionario. Voleva realizzare l'utopia di una città popolare e felice, era diventato il simbolo dell'incubo delle periferie in rivolta. Non a caso nel 95 Matthieu Kassowitz aveva scelto questo cemento per girare L'odio.
«È una banda organizzata, che ha deciso di attaccare gli edifici pubblici, perché sono il simbolo di una città che sta rialzando la testa», ha detto la sindaca di Chanteloup, Catherine Arenou, davanti alle macerie fumanti dell'Arche, una scuola di circo che il municipio aveva inaugurato appena un anno fa. Quasi un milione di euro di lavori, la tappa più importante e simbolica di un'opera di ricostruzione che dura da anni. E che non piace a tutti:
«È ormai più di un mese che ci sono attacchi», attentati contro l'illuminazione pubblica, contro locali del comune, contro poliziotti, incendi di cassonetti, lanci di molotov: «Non cederemo ha detto ieri la sindaca - significherebbe azzerare vent'anni di vita nuova per gli abitanti». Rinnovare gli androni dei palazzi, buttarne giù alcuni, illuminare le piazze, le strade, nuoce ai traffici delle bande hanno lanciato una controffensiva.
GLI ATTACCHI
Ieri, prima di distruggere la scuola di circo, un gruppo di una trentina di persone ha cercato di dare fuoco ai locali comunali del centro per i giovani. Un modo per attirare in un'imboscata i poliziotti, bersagliati da lanci di molotov. Poi c'è stato un assalto a una caserma dei pompieri, con altri scontri, prima dell'immenso falò del circo. «Ho imparato tutto qui diceva ieri Hamza, 15 anni, all'agenzia France Presse Non rispettano niente. I loro fratelli minori venivano qui, ma loro hanno preferito bruciare tutto».
Altre mamme sembravano più incerte: «Quando le cose cominciano a non andare bene, bisognerebbe chiedere alla gente di cosa ha bisogno». Le cifre di Chanteloup restano quelle delle periferie difficili: disoccupazione media oltre il 20 per cento, il doppio di quella nazionale, reddito medio inferiore di un terzo, gang sempre attive: nel 2014 il grande complesso scolastico del quartiere, il Roland Dorgelès, è stato bruciato: i poliziotti avevano aperto un posto di guardia, disturbavano lo spaccio. Nel 2018 è stato di nuovo dato alle fiamme. Pochi mesi fa, il comune ha deciso di raderlo al suolo e costruire un'altra scuola. Due settimane fa, gli operai sono stati aggrediti, il cantiere è rimasto a metà.
IL RISCHIO
La rivolta potrebbe continuare. E quello che è peggio, contagiare gli altri quartieri, quelle banlieue sempre altamente infiammabili in Francia. Nel 2005, tra ottobre e novembre, si contarono tre morti, centinaia di feriti, circa 3mila arresti e milioni di danni. Per ora, secondo la polizia, «si tratta di una trentina di individui: agiscono a volto coperto, con bastoni, sassi, molotov». Per ora si contano due feriti leggeri. Due le persone fermate, uno è un ragazzo minorenne. Due inchieste sono state aperte. «Ho totale fiducia nella polizia per identificare gli autori di queste azioni vigliacche e idiote», ha twittato il ministro dell'Interno Castaner, che ha espresso «pieno sostegno alla polizia e ai pompieri attaccati mentre cercavano di ristabilire l'ordine e proteggere i nostri concittadini».