Valentina Arcovio per “il Messaggero”
Da oggi cambia definitivamente il nostro modo di vedere il cancro e, di conseguenza, cambiano le strategie con cui possiamo combatterlo. È una rivoluzione nell'oncologia che prende via dalla creazione del primo e più completo atlante dei geni del cancro.
Si chiama PanCancer ed è frutto di un'ampia collaborazione avviata nel 2008 sotto la spinta del National Cancer Institute e del National Human Genome Research Institute americani: è una mappa dettagliata di tutte le informazioni genomiche e molecolari che caratterizzano 33 tipi diversi di cancro, studiati su oltre 11mila pazienti.
Un lavoro enorme, costato oltre 300 milioni di dollari e che è stato descritto in 29 articoli diversi, pubblicati su numerose riviste, come Cell, Cancer Cell, Cell Reports e Immunity. «Per i 10.000 tumori che abbiamo analizzato, ora sappiamo, in dettaglio, quali sono le mutazioni ereditate responsabili del cancro e quali sono gli errori genetici che si accumulano quando le persone invecchiano, aumentando così il rischio di cancro», dice Li Ding della Washington University.
CONFERME
Le implicazioni sono importantissime e promettono di rivoluzionare le terapie. «Avere la carta d'identità dei tumori significa poter personalizzare le terapie con risultati clinici migliori», dice entusiasta il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'Università Tor Vergata di Roma.
La prima importante conclusione è in realtà una conferma e cioè che il cancro non è una sola malattia, ma diverse che però non si distinguono in base all'organo o al tessuto colpito. «Quanto piuttosto dalle mutazioni genetiche che le caratterizzano», sottolinea Novelli. Per questo un tumore al seno può avere molte più cose in comune con uno al pancreas rispetto a un altro al seno. «Alcuni tumori che hanno origini diverse potrebbero essere curati efficacemente con lo stesso farmaco», spiega il genetista.
APPLICAZIONI
I ricercatori hanno scoperto che poco più della metà di tutti i tumori analizzati hanno mutazioni genetiche che potrebbero essere prese di mira da terapie già approvate per l'uso nei pazienti. «In alcuni casi, si potranno prendere in prestito pratiche cliniche utilizzate per malattie più note e applicarle a tumori per i quali le opzioni di trattamento sono meno ben definite», sottolinea Josh Stuart, docente dell'Università della California di Santa Cruz e organizzatore della Pan-Cancer Initiative. Già circa due terzi dei 28 sottotipi di tumori riclassificati dai ricercatori, da oggi, potranno essere trattati in modo diverso perché non verranno più considerati eterogenei come invece pensavamo fino a ieri.
I ricercatori sono riusciti anche a indicare la funzione dei geni all'interno del cancro. «Hanno identificato sia le mutazioni driver, quelle che conducono la macchina del cancro, che quelle passenger, cioè i passeggeri che non guidano, ma possono contribuire al tumore, perché saltano sulla macchina e possono renderla più veloce. Questo ci indica le strade percorse dal cancro e quindi ci consente di mettere più blocchi».
Questo atlante potrebbe dare anche un'importante spinta all'immunoterapia, contribuendo a identificare quali tumori possono beneficiare dei farmaci che «sbloccano» la risposta del sistema immunitario contro il cancro. Infine, il riposizionamento di vecchi farmaci. «Potremo utilizzare farmaci usati anche per altre patologie: ad esempio, potremmo utilizzare un farmaco per l'artrite contro il cancro alla mammella, qualora queste due malattie fossero caratterizzate dalle stesse alterazioni genetiche», chiosa Novelli.