Marco Consoli per “il Venerdì di Repubblica”
«Quando sono nervosa mi faccio un piatto di pasta da camionista». Ornella Vanoni racconta così a un nutrizionista la propria battaglia contro l'ansia nel documentario Senza fine, al cinema dal 24 febbraio dopo l'anteprima alla Mostra di Venezia.
È una delle rivelazioni di un'artista che a 87 anni inanella progetti, perché, come racconta al telefono dalla sua casa di Milano, «invecchiare non avendo niente che ti interessa veramente è mortale, perciò faccio le cose che mi piacciono».
Un esempio è il recente giallo al femminile 7 donne e un mistero e appunto questo curioso documentario in cui Ornella mescola fiction e chiacchierate con la regista Elisa Fuksas, ma anche con Vinicio Capossela, Samuele Bersani, Paolo Fresu. «Sono andata a Castrocaro Terme in questo albergo dove si fanno delle cure» spiega.
«È un posto interessante, costruito da Mussolini, e così ho chiamato Elisa e l'ho convinta a raggiungermi per girare qui». Perciò il film è un misto di nuotate, camminate, chiacchierate e siparietti in cui l'artista dice di essere esausta.
Guardando il film sembra che le piaccia un po' torturarsi, accettando impegni di cui magari si pente.
«Tutta la mia vita è stata così, fin da quando Strehler mi convinse a cantare le canzoni della mala e a recitare: dovevo andare in palcoscenico e mi tremavano le gambe. Poi però ogni volta costringevo me stessa ad affrontare la paura.
ornella vanoni vinicio capossela
Per anni ho avuto un'insicurezza totale, poi è scattato qualcosa: mi sono resa conto che in fondo ero brava e paura e imbarazzo sono passati, ed è rimasta invece l'emozione dell'incontro col pubblico».
Nel documentario racconta di avere fatto l'amore in un androne travolta dalla passione. E negli anni non ha risparmiato dettagli sulla sua vita amorosa con i fedifraghi Strehler e Paoli. Prova il rimorso di essersi esposta troppo?
«Non ho mai condiviso i miei sentimenti più profondi, ma non mi pento di aver raccontato i fatti miei. Ero e sono spudorata, mi piace giocare, fare battute e girare ancora in mutande».
Ancora oggi si mostra senza tabù. Che rapporto ha col suo corpo?
«Quando andavo a fare le vacanze a Paraggi da ragazza, avevo un sacco di spasimanti che mi dicevano che avevo il culo d'oro. Per molti anni non ci ho pensato granché, finché non ho iniziato ad apprezzare almeno quella parte di me e ho capito che emanavo un certo erotismo».
Se le ricorda quelle vacanze?
«Facevo la spola tra Paraggi e Portofino, avevo degli amichetti ed ero molto corteggiata, ma ero molto timida. Ricordo che tra gli spasimanti c'era Alfonso di Borbone, che stava in una villa a Levanto e prendeva l'autobus per venirmi a trovare, anche se era un pretendente al trono. Mi portava in giro in barca a remi, era molto gentile, ma un giorno mi ha detto: sei molto carina, ma venire ogni volta a piedi da te è troppo pesante».
ornella vanoni toquinho vinicius de moraes
Parla sempre della sua timidezza, ma non è un controsenso posare per Playboy come fece nel 1977?
«Si scrisse che la Vanoni aveva posato nuda per Playboy, ma non era vero, perché in quelle foto io ero sempre coperta. Volevano pagarmi, ma io chiesi una sfera di Arnaldo Pomodoro esposta in una galleria di Milano. Solo che costava troppo. Arnaldo però, saputa la cosa, rinunciò al proprio compenso purché potessero comprarmela. E così siamo diventati grandi amici».
Nel film ci sono diverse sue canzoni. È vero, come dice alla regista, che non ama particolarmente L'appuntamento?
«È una battuta, ma non ho mai capito le coppie che mi dicevano: è la nostra canzone. La musica è incantevole, ma l'avete ascoltato il testo? Secondo me no, perché è dolorosissimo».
Le propongo un gioco. Io le dico la strofa di una sua canzone e lei mi dice a cosa la fa pensare: "Tristezza, per favore vai via".
«Tristezza l'ho sentita in Brasile, quando mi esibivo nei club: la cantava Jair, e ho deciso di portarla in Italia. Da ragazza non avevo capito che un giorno avrei avuto la depressione, da cui per fortuna poi sono uscita, però ho sempre vissuto una grande malinconia. Mi pare un brano attuale, perché viviamo un momento storico molto difficile».
Che ricordi ha del Brasile?
«Sergio Bardotti, che era un produttore artista, ne era innamorato. Ci siamo andati per convincere Vinicius De Moraes e Toquinho a fare un disco insieme (La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria, ndr.). Mi sono molto divertita lì: facevo lunghe passeggiate a Copacabana con Caetano Veloso, che aveva 18 anni e portava una salopette. Un giorno fissai un appuntamento di lavoro con Chico Buarque, ma ci ubriacammo e alla fine non combinammo nulla».
Torniamo alle strofe: "Domani è un altro giorno si vedrà".
«La musica era inglese e fu affidata a Giorgio Calabrese, bravissimo paroliere, che scrisse un testo emblema dell'ottimismo».
Lei è ottimista?
«Né ottimista né pessimista, ma logica». "Costano, le donne costano". «Ricetta di donna l'abbiamo scritta io e Bardotti ed è venuta talmente bene che poi Vecchioni l'ha citata in un suo disco. E poi mi ha chiesto che volesse dire. Che per conquistare una donna non bastano gioielli o belle auto».
Delle canzoni che lei ha scritto, qual è quella a cui tiene di più?
«Sicuramente Lupo, dedicata a mio figlio Cristiano».
È vero che l'album che ama di più è Argilla?
«Sì, perché l'ho fatto in assoluta libertà creativa, con Paolo Fresu e altri. Abbiamo preso brani noti e li abbiamo stravolti, compreso I get along without you very well di Chet Baker che non avevo mai interpretato. Quando l'ho registrato piangevamo tutti. Ma il disco non ha venduto».
Qualche disco l'ha mai delusa?
Ornella Vanoni Giorgio Strehler
«Non sono mai stati i dischi a deludermi, ma i produttori. Per esempio quando lavoravo all'Ariston, gestita da un signore (Alfredo Rossi, ndr) che non capiva niente, ho fatto una cosa che non fu apprezzata. Alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia, cantai Mi sono innamorato di te di Tenco.
Era la prima volta che una donna interpretava un brano maschile. Quell'esibizione ha cambiato per sempre il linguaggio della canzone femminile».
Le propongo un'altra strofa: "E se è finita corro dentro alla vita senza di te".
«Stella nascente è un brano molto bello di Lavezzi e Mogol. E descrive bene quello che ho fatto per tutta la vita: andare avanti anche senza gli uomini. Dopo aver subito una delusione tremenda a 63 anni sono rimasta senza un compagno. Se mi guardo indietro ho sbagliato a non pensare mai al futuro delle storie che stavo vivendo. Non ho mai lottato per trattenere un uomo».
ornella vanoni i viaggiatori della sera 1
Rimanere sola per lei è stata una conquista o una sconfitta?
«Una conquista, anche se ci vuole coraggio. Non bisogna attribuire agli uomini il compito di regalarci la felicità».
Le cito un'ultima canzone: "Il paradiso è la meta di chi non ci va".
«La musica di Isola è di Sakamoto e Samuele Bersani ha scritto un testo che è un capolavoro, perché lui è uno dei grandi cantautori che stanno invecchiando. Non so cosa sia l'aldilà, non so se l'energia che abbiamo dentro quando moriamo diventi qualcosa oppure nulla, come mi diceva Strehler, ma a qualcosa bisogna credere e io credo in Gesù: gli parlo e gli racconto un po' di cose».
Se esistessero paradiso e inferno, lei dove finirebbe?
«Sono stata una peccatrice, ma poi mi sono riscattata. Secondo me andrò in paradiso. Il bilancio è positivo».
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