Costanza Cavalli per “Libero quotidiano”
In Italia può succedere così, che se sei di un certo specifico paese, e parli con uno di un posto vicino ma non proprio di quel campanile lì, senti delle frasi e non capisci niente: ti perdi una vocale, finisci in un groviglio di consonati, i suoni non si distinguono più e le parole diventano un gomitolo dopo che c' ha giocato il gatto. Quando càpita al ristorante, di fluttuare su una lingua sconosciuta, il peggio che può accadere è ritrovarti nel piatto una caponata quando pensavi di aver ordinato una parmigiana, ma quando avviene durante un processo non è altrettanto divertente.
A Belluno, al confine con l' Austria, al Tribunale collegiale, da tre mesi non riescono a trovare qualcuno che sappia decifrare i suoni del casertano stretto. E un processo nei confronti di un uomo originario di Caserta ma residente a Belluno, per maltrattamenti e violenza sessuale contro la compagna, è paralizzato. All' ombra delle Dolomiti si sono impegnati a cercare un traduttore, e l' hanno pure trovato, una consulente della Procura che però è riuscita a mettere insieme solo qualche frase qua e là, niente di utile per un processo.
Perché? È campana, di Salerno, e quei settanta chilometri di distanza che separano la sua città da Caserta valgono quanto gli ottomila per arrivare a Pechino. Il dialetto casertano le è incomprensibile.
LA SOLUZIONE
Il suo lavoro infatti, sarebbe di trascrivere 26 ore di registrazione: insulti, aggressioni verbali, frasi idiomatiche, una badilata di parolacce, tutte vomitate contro la donna vittima di violenze da parte dell' imputato (A.C., 37 anni). Secondo quanto riporta il Gazzettino, però, in fondo al tunnel di questa impasse si è vista finalmente una luce: al comando dei carabinieri di Belluno è appena arrivato un nuovo appuntato, proprio da Caserta.
Un giubilo che neanche l' accoglienza a Gesù nella domenica delle palme: il militare è stato immediatamente prelevato e portato in aula perché si mettesse il più presto possibile a svelare il significato di quell' impenetrabile idioma. Il giovane ha quindi giurato di fronte ai giudici e gli sono stati concessi 90 giorni per tradurre, quella giornata di registrazioni. Visto quanti sono i dialetti italiani, ovviamente questa non è la prima volta che si verifica un simile intoppo: nel 2017, il tribunale di Macerata si era messo alla ricerca di un perito per interpretare il dialetto napoletano.
C' era in corso un processo per spaccio e nessuno degli imputati, tutti partenopei, conosceva l' italiano. Venne selezionato un avvocato, Andrea di Buono, originario di Napoli: «Indirettamente c' è stato un riconoscimento anche giuridico del Napoletano», disse l' avvocato. Anche letterario: all' università di Barcellona, è da 15 anni che esiste un corso di laurea in lingua partenopea. Ma a Ostia, nel 2015, successe molto peggio: durante un' udienza contro Carmine Spada, cugino dei Casamonica, gli interpreti si dileguarono.
IL CASO SPADA
Per paura di ritorsioni, nessuno voleva tradurre i dialoghi in lingua romanì del clan Spada.
O meglio, i dialoghi captati attraverso intercettazioni, appositamente fatti in lingua, venivano tradotti ma gli interpreti si rifiutavano di presentarsi in aula al momento di dover confermare quanto emergeva dal loro lavoro. Il processo rimase arenato per mesi e il presidente del Tribunale di Roma fu costretto a chiedere aiuto all' allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «I colleghi di tutta Italia hanno lo stesso problema», scrisse nell' appello il presidente, «Basterebbe un' estensione della legge riservata ai collaboratori sotto copertura per garantire anonimato a questi interpreti».