PARTO SENZA RITORNO - UNA COPPIA, DI CAPRI PARTITA PER CASTELLAMMARE DI STABIA PER PARTORIRE IN OSPEDALE, È RIMASTA BLOCCATA DOPO L’INTRODUZIONE DI GREEN PASS RAFFORZATO SUI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICI: “IL DIVIETO NON TIENE CONTO DELLA REALTÀ. PER PARTORIRE BISOGNA ANDARE SULLA TERRAFERMA” - L'ASSOCIAZIONE CHE RAPPRESENTA LE ISOLE MINORI HA FATTO UNA RICHIESTA AL GOVERNO PER CONCEDERE UNA DEROGA: “NON STIAMO LEGITTIMANDO LE TESI DEI NO VAX, MA...”

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Flavia Amabile per "la Stampa"

 

«Siamo bloccati». La telefonata sorprende Marco mentre è a Castellammare di Stabia, il paese in provincia di Napoli dove si trova da alcuni giorni insieme alla moglie e al figlio di pochi anni. Fanno così le donne di Capri e delle isole minori italiane. Superato l'ottavo mese di gravidanza riempiono una valigia e vanno sulla terraferma dove ci sono ospedali e reparti di ginecologia. Dove possono partorire. Tornano a casa subito dopo con il piccolo o la piccola in braccio a prendersi gli auguri dei vicini. Marco e la sua famiglia invece non torneranno a Capri. 

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Non subito. Il parto è questione di ore, ma da lunedì senza Green Pass rafforzato non si potrà salire su un mezzo di trasporto pubblico e quindi neanche su un traghetto (o aereo) per raggiungere la terraferma. La moglie di Marco ha ricevuto la prima dose di vaccino ma non la seconda. Non è contraria ai vaccini, nessuno in famiglia lo è. 

 

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Gestiscono un chiosco di pizze e insalate capresi sulla spiaggia di Marina Piccola, sulla loro pagina Facebook a fine maggio annunciavano felici di essere pronti ad accogliere i turisti in totale sicurezza perché lo staff era vaccinato. La moglie però non è andata oltre la prima dose, era incinta, doveva seguire una terapia, non se l'era sentita.

 

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 E ora le nuove regole la costringono a un esilio forzato almeno fino a quando non potrà vaccinarsi. Al telefono Marco ha solo la forza di dire: «Non so come torneremo a casa». È un'isola triste e diffidente in questi giorni Capri. Si è lasciata alle spalle l'ennesimo Capodanno da dimenticare. I cenoni e le feste nei ristoranti e nelle piazze sono state proibite dal presidente delia Regione Campania Vincenzo De Luca, i turisti sono una merce rarissima. 

 

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L'obbligo del Green Pass rafforzato per chi vuole raggiungere la terraferma o per chi deve approdare sull'isola rende più grigia e complessa una situazione già difficile. Tanti negozi e locali sono chiusi, chi è rimasto aperto sa di non avere davanti settimane allegre. 

 

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È aperto il bar Tiberio in piazzetta. Il titolare Luigi Pisanzio scuote la testa. «I divieti sono sempre un male. Per tutti. Per i pendolari, per i malati residenti a Capri, per i turisti». A pochi passi dalla piazzetta, nei vicoli c'è il ristorante Donna Rachele. Nome storico dell'isola, la titolare Loredana Ascione è l'erede di una tradizione che risale all'Ottocento. Quando sente parlare dell'obbligo di Green Pass si rabbuia. 

 

«In famiglia siamo tutti vaccinati ma il divieto che scatterà da lunedì è assurdo, non tiene conto della realtà di Capri. È un'isola dove non esiste un ospedale in grado di fornire un'assistenza sanitaria completa. Per partorire, per visite specialistiche e per interventi bisogna andare sulla terraferma. Ci sono persone che non hanno potuto vaccinarsi perché il medico gliel'ha sconsigliato e che devono seguire delle terapie. Dal 10 gennaio non potranno più farlo rendendo ancora più difficile la loro situazione sanitaria». 

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Le loro sono alcune voci fra le tante che in questi giorni sono andate a sfogarsi con il sindaco di Capri Marino Lembo, che insieme agli altri sindaci dell'Ancim, l'associazione che rappresenta le isole minori, ha deciso di firmare una richiesta al governo di concedere una deroga per i loro territori sulla falsariga di quella già concessa in passato, quando l'intera penisola era in zona rossa e vigeva il lockdown di tutte le attività. 

 

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«Non stiamo legittimando le tesi dei No Vax - precisa il sindaco -, sull'isola la gran parte della popolazione è vaccinata e io sono per il vaccino a oltranza. La nostra è una richiesta garbata, corretta, perché abbiamo il dovere di garantire gli stessi diritti a tutti i nostri cittadini». Diritti che con l'obbligo di Green Pass rafforzato sui mezzi di trasporto rischiano di essere calpestati, come denuncia anche Francesco Del Deo, presidente dell'Ancim. 

 

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«Su 87 isole minori, solo su 4 ci sono dei piccoli presidi sanitari. Sulle altre 83 nemmeno un ambulatorio, nemmeno il medico di base. I non vaccinati sono una minoranza, circa il 10 per cento su una popolazione di circa 240 mila persone, ma come si può immaginare di cancellare il loro diritto di spostarsi per andare anche solo dal dentista o a fare una Tac?». Una parte dei residenti delle isole sta infatti preparando dei ricorsi. 

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A seguirli è Silvio Trani di Ischia, che a metà dicembre è salito su un traghetto senza Green Pass facendosi multare e sbarcare. «L'obbligo di Green Pass rafforzato ripropone il confino sulle isole in vigore durante il fascismo. Sto preparando i ricorsi da presentare al tribunale ordinario per ottenere attraverso un'ordinanza d'urgenza la possibilità di fare quello che viene impedito».

 

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