1 – LE TRE FANATICHE
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
GRAZIA DI NICOLA TESTIMONI GEOVA
Come in un romanzo di Ian McEwan, c' è un malato grave che può ancora scamparla e una religione che vuole impedirglielo: per i testimoni di Geova le trasfusioni di sangue sono tabù. Fede e scienza si fronteggiano al capezzale di un reparto chirurgico del Salernitano e alla fine vince la scienza, o la sopravvivenza.
Grazia Di Nicola accetta di «contaminarsi» con il sangue di altri esseri umani. Una decisione che le salva la vita, ma gliela cambia per sempre. La sua comunità la scaccia come indegna, effetto collaterale che forse aveva messo nel conto. Ma non basta: le tre figlie grandi, cresciute da lei nel medesimo credo, la ripudiano. Si rifiutano non solo di continuare a vederla, ma di respirare la sua stessa aria.
Prima trovano rifugio in casa di correligionari, poi lasciano il paese natio per un rifugio sconosciuto, dove non debbano scontare ogni giorno la vergogna di sentirsi figlie di chi ha preferito obbedire all' istinto invece che al dogma.
Qui non si nega il diritto di un club di espellere chi non ne rispetta le regole. Ma si rimane sgomenti ogni volta che i legami di appartenenza ideologica prevalgono su quelli di sangue. Quando un estremista politico consegna i parenti ai boia della rivoluzione. Quando un invasato religioso ammazza una figlia ritenuta infedele (e la fa franca, come è appena successo in Pakistan). Quando, in nome dell' amore divino, tre ragazze negano l' essenza dell' amore filiale, che consiste nell' essere felice che tua madre sia viva.
2 – ACCETTÒ TRASFUSIONE: GRAZIA, TESTIMONE DI GEOVA, HA PERSO LE TRE FIGLIE: «NON SO DOVE SIANO»
Grazia Di Nicola ha 48 anni e da tre settimane non ha notizia delle sue figlie. La storia viene da Colliano, in provincia di Salerno, e l'incubo di Grazia, testimone di Geova, è iniziato tre anni fa quando dovette sottoporsi ad un intervento chirurgico e accettò, dopo una lunga riflessione, alcune trasfusioni di sangue: una pratica rifiutata dalla sua religione, ma i medici avevano fatto pressione su di lei affinché cambiasse idea, dal momento che rischiava la morte.
Dopo un travaglio interiore, Grazia accettò di seguire le indicazioni dei medici, ma da quel momento tutta la sua vita cambiò. Il primo trauma fu l'espulsione dai Testimoni di Geova, poi l'allontanamento delle tre figlie, anche loro testimoni di Geova. Accusandola di essere una peccatrice, le tre ragazze di 30, 25 e 21 anni troncarono il rapporto con la famiglia e abbandonarono la casa dei genitori, ospitate da altri testimoni di Geova nella stessa Colliano.
Tre settimane fa l'ultimo choc, le tre figlie hanno lasciato Colliano e ora la famiglia non sa dove siano. «Papà, il vostro fratellino ed io vogliamo solo essere sicuri che stiate bene - dice la donna lanciando un appello alle figlie -. Rispettiamo le vostre decisioni in campo religioso, questo è fuori discussione. Ma voi rendetevi conto del nostro dolore, voi sapete il bene che vi vogliamo, chiamateci». «Questi due orsacchiotti erano delle bambine, ora mi sono rimasti solo loro», le sue parole, guardando con nostalgia i giocattoli delle sue figlie di cui non ha notizie da tre settimane.
La madre sfoglia l'album di famiglia con le foto delle sue ragazze da piccole, si ferma sull'immagine di loro tre sorridenti attorno all'ultimo nato in ospedale, e non riesce a darsi pace. «Io ho vissuto il terremoto dell'Ottanta - racconta amareggiata -, se quella tragedia si ripetesse oggi, se ci fosse una scossa proprio in questo momento, io non saprei in quale casa sono le mie figlie.
Questo non riesco ad accettarlo. È già accaduto in passato un incidente e noi siamo rimasti all'oscuro di quello che era successo, scoprendolo solo molto dopo. Non è normale per un genitore che ha cresciuto con sacrifici i propri figli non sapere dove si trovino, non so che cosa fare, spero che riescano a capire quanto stiamo soffrendo per loro e si facciano vive».