Marco Pivato per la Stampa
«Dio benedica chi ha inventato il sonno, mantello che avvolge i pensieri di tutti gli uomini, cibo che soddisfa ogni fame, peso che equilibra le bilance e accomuna il mandriano al re, lo stolto al saggio», scriveva Miguel de Cervantes. C' è, insomma, una sorta di giustizia «divina» nel dormire: dopo le gesta giornaliere, chiunque tu sia, ti aspetta il tepore dolce del riposo. Benché ancora in parte un mistero, il sonno è scandito da un «orologio» progettato dall' evoluzione per accordare il metabolismo dei viventi alla rotazione della Terra. Purtroppo, però, come tutti i fini meccanismi della biologia, anche questo può incepparsi.
In Italia soffrono di insonnia diagnosticata nove milioni di persone, mentre sette su 10 manifestano disturbi del sonno e quattro su 10 lamentano difficoltà ad addormentarsi.
Tante altre persone, per fortuna, stanno invece bene, ma, dando per scontata la regolarità dei propri bioritmi, la sacrificano costantemente, mettendola a dura prova. Rovinare tutto è estremamente facile, mette in guardia Giuseppe Insalaco, ricercatore dell' Istituto di biomedicina e di immunologia molecolare «Alberto Monroy» del Cnr di Palermo, uno dei centri d' avanguardia dedicati al sonno.
Trascurando il fatto che il corretto riposo è uno degli strumenti fondamentali legati alla sopravvivenza, per i motivi più diversi - dal lavoro alla famiglia e al divertimento - ritardiamo sempre più spesso l' appuntamento con le coperte, con la speranza di recuperare nel weekend.
Ancora, induciamo artificialmente il sonno o la veglia con integratori o farmaci con l' obiettivo di essere pronti «a comando». Tanti modi perfetti per scardinare gli ingranaggi del nostro orologio biologico. «Dormire è una fase dell' evoluzione del metabolismo giornaliero molto precisa - sottolinea lo specialista - e consta di un lungo periodo, diviso in cicli, tra i quali quelli del sonno leggero e profondo e il sonno Rem, durante il quale sogniamo». Interferire in qualunque modo con questi cicli manomette la qualità di vita e, quindi, anche la veglia.
Quando servono i farmaci Ecco perché «programmare le dormite, a seconda degli impegni, a volte spezzando il sonno qua e là nell' arco della giornata, non garantisce riposo, ma semmai espone all' insonnia». È un' abitudine ritenuta, a torto, in grado di «efficientare» la giornata. Se Leonardo da Vinci, per lavorare meglio, dormiva 20 minuti ogni quattro ore e se altri personaggi, da Thomas Edison a Napoleone Bonaparte e Winston Churchill, spezzavano il sonno, meglio non imitarli. In realtà il sonno «polifasico» nuoce ai riflessi, alla concentrazione e anche alla memoria. E, allora, il pisolino pomeridiano? Altro discorso: «A metà giornata il fisico ha un calo ed è bene abbassare la guardia, massimo 20 minuti, come per altro è politica delle grandi aziende statunitensi e giapponesi che l' hanno istituzionalizzato per migliorare la performance dei dipendenti».
Chi, poi, soffre di insonnia cronica deve essere trattato con i farmaci.
Ma «gli ipnotici, in primis le benzodiazepine, sono utili esclusivamente per brevi periodi - prosegue Insalaco -. Alla lunga danno dipendenza e non garantiscono un sonno ristoratore». E la famosa melatonina? «Può aiutare, ma l' efficacia è limitata e individuale».
Quanto alle terapie non farmacologiche, queste, di fatto, non esistono. Valgono piuttosto alcuni accorgimenti: la temperatura della stanza da letto non deve superare i 24 gradi, si devono spegnere le luci, anche i led degli elettrodomestici, e sono vietati gli schermi retroilluminati oltre a quelli di cellulari e tablet. Chi, invece, si risveglia nelle notte è meglio che si alzi: rigirarsi nelle coperte è inutile, ma niente sigarette, frigorifero e tv. Se adottiamo comportamenti «attivi», i neurotrasmettitori «pensano» sia giorno e non si riprende più sonno.
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La depressione Attenzione, infine, ad alcuni campanelli d' allarme. L' insonnia persistente ha un legame stretto con la depressione - una terapia antidepressiva può aiutare il sonno - e anche numerose malattie organiche: se vi svegliate spesso di notte per andare in bagno, meglio verificare la salute della prostata o eventuali cistiti. Se la minzione notturna è abbondante, può dipendere dal diabete. Oppure, ancora, potreste soffrire di sindrome da apnee ostruttive del sonno. Se poi a tenervi svegli è, in realtà, il partner che russa, spingetelo a mangiare meno: con la pancia gonfia, infatti, si innalza il diaframma e respirare diventa faticoso. E soprattutto dormire, per chi sta accanto.
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